Forse ognuno di noi all’ inizio del giorno raccomanda la sua anima a Dio prima di cominciare qualsiasi attività, un dio che non sia necessariamente quello predicato dalla Chiesa cristiana nè in alternativa il dio di altre religioni, un dio nostro che ci creiamo a nostra immagine e somiglianza, quasi a voler emulare noi stessi quel vero Dio che, come abbiamo letto e come ci hanno detto, ci ha creati a sua immagine e somiglianza.
Mentre scrivo queste cose mi rendo conto che non è proprio lo stesso.
Noi abbiamo bisogno che qualcuno ci approvi, ci sorregga, stia dalla nostra parte, abbiamo bisogno di qualcuno a sostegno delle nostre convinzioni, solidale con i nostri pensieri e di credere nella bontà infinita, motivo per cui, riteniamo che non può accaderci solo il male. Da qualche parte c’è qualcuno che ci vuole bene, pensiamo e, sotto l’ impulso di questo pensiero, ci scappa un sorriso.
Infatti, perseveriamo, dicendoci: e se abbiamo sbagliato, necessariamente dobbiamo essere condannati? Questa bontà divina, alla quale diamo persino un corpo, senza che ce ne sia bisogno, ci accoglie, ci comprende, ci perdona, ci consola, ci premia.
In realtà noi vogliamo essere liberi di fare qualsiasi cosa ci aggradi e pretendiamo di uscircene con poco, senza chiedere scusa, senza pentirci o rammaricarci, con una semplice frase. Si ho sbagliato, ma che devo fare, uccidermi? Come ponessimo la nostra sorte in mano agli altri, come scaricassimo sugli altri responsabilità che sono solo nostre.
Ecco, tutte queste cose all’ improvviso si sono affacciate alla mia mente, in questa mattina d’ aprile, pochi giorni dopo Pasqua.
In realtà sembrava più Natale, dato il clima. Scendevano fiocchi di neve, stamattina, poi acqua mista a neve. E il freddo… ed un vento di tramontana che ti fa desiderare solo di rimanere al calduccio dentro casa a poltrire.
Ma non è possibile. La vita è fatta di impegni, di lavoro, di fatiche. Un’ altra cosa che non capisco… Se la vita è un dono, poi ci buggera così. Un’ altra cosa che vorremmo… che Dio, un nostro dio, stravolgesse la situazione, ma a nostro favore.
Cosa darei per avere la capacità di apprezzare la vita per tutto quello che offre.
C’è chi benedice anche la sofferenza, la malattia, chi guarda con benevolenza anche la morte.
C’è chi, come me, è incapace di godere di un attimo di gioia e felicità, pensando alla sua provvisorietà, di non gustare appieno le cose buone della vita, pensando al pericolo dietro l’ angolo. Di rifiutare ciò che fa bene all’ anima ed al corpo, temendo un mutamento, in negativo.
Sì, di rifiutare ciò che fa bene all’ anima ed al corpo.
Volevo semplicemente dire, ciò che fa bene all’ anima, invece dico all’ anima e al corpo, forse per dovere di completezza, ma più sicuramente perché riconosco la sua importanza. Sarebbe ipocrisia mostrare questo attaccamento solo per l’ anima.
Io amo le mie sensazioni, le analizzo, le scompongo, le rivivo nelle ore di silenzio e solitudine. Ecco, proprio quella solitudine necessaria all’ anima. Amo l’ esplosione delle emozioni a fior di pelle. Senza rendermene conto, mi accorgo che sto parlando della Vita, quella vita che scanso lontano, a cui do poca importanza, a volte. Amo il pensiero e la sua forza. E se potessi, toccherei l’ intangibile.