Bene ci siamo.
Sto per lasciare questa terra.
Le analisi ed i referti non hanno lasciato scampo a dubbi o alternative.
Sei mesi e prenderò posto in una bara di pino, murata ed una lapide di marmo bianco.
Data di nascita, di morte e un epitaffio " qui riposa Matteo Matteucci".
Ci saranno le solite frasi: "Rip ", " che la terra ti sia lieve ",
"Vai e insegna agli angeli a fare le foto ", "A presto amico mio ", "Eri un grande " Ma chi era " " badalì è morto un demente " etc etc
Spero sia veloce e non doloroso, magari durante il sonno, magari quando sarò imbottito di morfina.
Lascerò questo mondo senza aver fatto qualcosa di positivo.
Non ho portato niente con me e non porterò via nulla.
Forse qualcuno mi ricorderà, qualcuno verrà a trovarmi, sperando che nessuno profani la mia tomba.
Il sole sorgerà e tramonterà come ha sempre fatto.
Passeranno le stagioni.
Mi mancherà il mare, il libeccio, l'odore della pioggia, il sale sulle labbra, l'odore del caffè, la cocacola, i cani che giocano, le albe, il corpo delle donne... i suoi occhi, il suo seno, il suo sorriso.....
"Io le mancherò? "
Mi mancherà la fotografia è certo.
Rivedrò Mati, amici scomparsi troppo presto, familiari.
O magari ci sarà solo freddo e vuoto, la coscienza non presente. L'occhio spento, un lungo corpo freddo, devastato dalla malattia.
Non ho collezionato amici, non ho avuto fortuna.
Molti conoscenti, qualche nemico.
Chissà chi porterà a spalla la mia bara.
Ho fatto testamento, quel poco che ho, lo lascerò a mio fratello.
Immagino l'omelia del prete.
" Era una persona buona sentiremo la sua mancanza " o la solita consueta frase di circostanza dallo stesso sapore di retorica melensa senza senso nè gusto.
Qualcuno piangerà.
La realtà è che è morto uno qualunque.
Tempo quarantotto ore non si ricorderanno la mia faccia da scemo, con i denti a castoro e le orecchie grandi.
Si ricorderanno di me per gli occhiali da sole e l'ipod. Quell'aria da demente ingenuo, troppo sensibile per un mondo di merda come questo.
Ho scritto un paio di lettere, alle mie ex ragazze.
"Le leggeranno? Non lo so."
Non sentirò la mancanza dei parenti, nè dei livornesi, nè dei clienti.
Mi leverò dalle scatole smadonnando e piangendo.
Dovrò affrontare i cinque passi: diniego, rabbia, trattativa, depressione e accettazione.
Si, certo un paio di palle.
Penso di fermarmi fra rabbia e depressione.
Finirò la mia scorta di rimpianti e rimorsi, affogati nel respiro mozzato di una notte di dolore.
Forse negli ultimi istanti accetterò tutto quanto.
"La speranza? ?? Boh, sono anni che non ci credo più".
Morirò è fuori discussione.
Ho disposto che le mie ceneri vengano disperse in mare, almeno una manciata.
Troverò pace, finalmente.
Alzai il volume di Mirage, cullandomi su quella melodia, mentre le lacrime, implacabili, scendevano sulla foto di mio padre.