C’erano voluti molti anni di esperimenti, ma infine i chimici tedeschi c’erano riusciti: avevano messo a punto un preparato che permetteva di volatilizzare, di fare letteralmente scomparire il cadavere di una persona.
So dirvi soltanto (non sono un chimico) che questo preparato era, pare, a base di piombo, di tetraetile di piombo, che opportunamente combinato con altre sostanze permetteva di rendere il morto invisibile.
All’inizio si portavano le salme ai cimiteri, dove del personale addetto provvedeva a spalmare sui corpi inanimati quella sostanza. Il gioco era presto fatto, e - op là! - nulla rimaneva: non c’era più bisogno di ingrandire continuamente i camposanti, che ormai rischiavano di diventare così mastodontici da superare, per estensione, gli spazi cittadini dedicati alle case dei vivi!
La gente cominciò ad abituarsi all’idea, e chiese qualcosa che permettesse di bypassare il cimitero, che fosse capace di agire direttamente sulla persona non appena il cuore cessava di battere.
Fu così che, dopo tanti tentativi, le case farmaceutiche riuscirono a racchiudere tutto il preparato in una fiala. Già da bambini, insieme alle altre vaccinazioni, si faceva l’"Incor" (acrostico dell’inglese "invisible corpse", cioè "cadavere invisibile"), e così tutti erano tranquilli, perché certi che, insieme alle malattie contagiose, non avrebbero contratto neppure la malattia più ripugnante, quella del cadavere in decomposizione.
La novità si diffuse piano piano in tutto il mondo: i più entusiasti furono gli Indiani, che dall’antichità, attraverso la pratica indù della cremazione, erano, anche se rudimentalmente, abituati all’idea; i più refrattari furono gli Statunitensi, molti dei quali si erano affezionati al processo dell’ibernazione dei cadaveri, nella (vana) speranza di una futura resurrezione.
I popoli, a quel punto, cominciarono ad essere ancora più esigenti: chiedevano agli scienziati di potere anticipare quel tipo di morte, di rendere quel procedimento così intelligente da agire non solo immediatamente dopo il decesso, ma già quando qualche malattia minacciava troppo da vicino la conduzione di una vita decente.
E gli scienziati li accontentarono: un’é quipe di chimici, farmacologi e ingegneri riuscì a concentrare quella sostanza in un apparecchietto microscopico che, introdotto sottopelle, era in grado di capire, dalle condizioni di salute del soggetto, quando arrivava per l’"Incor" l’ora di agire.
Le persone che, da un giorno all’altro, non si vedevano più in giro insinuavano sempre un dubbio: erano morte, o erano andate a fare qualche lungo viaggio senza avvertire nessuno? Anche quel dubbio finì col piacere alla gente: la parola "morte" non veniva più pronunciata, perché c’era sempre la probabilità di incontrare di nuovo i coniugi, i parenti, gli amici, i conoscenti dopo qualche giorno, qualche mese, qualche anno...
Gli unici ad essere poco soddisfatti furono gli impiegati degli uffici dell’anagrafe: dovevano registrare come vive o come morte quelle persone? Ma, col tempo, finirono anch’essi con l’abituarsi, rilasciando tanti certificati di "morte presunta" o di "vita dubbiosa" .