“ Adrian, sveglia sono le 5! Non hai sentito il suono dell’ adunata? Sveglia! ”.
“ Ho sentito, ho sentito, cosa cazzo ti strilli! Adesso arrivo, dammi il tempo di uscire da questa maledetta tenda!”.
Non potevano assolutamente mancare all’ adunata, nessuno ritardava mai di un minuto, nessuno. Era troppa la paura, troppa. Nessuno avrebbe mai potuto ritardare per niente al mondo. Era troppo importante che tutto funzionasse per il meglio, che tutti imparassero cosa dovevano fare, che tutti capissero la loro parte.
Ma tanto ad Adrian e Ionut non importava nulla. Rispetto a quello che avevano passato durante la loro precedente vita, se così si può chiamare, quello che stavano vivendo, quello che erano nati per vivere era finalmente ordine, finalmente uno scopo, era il solo fulcro della loro esistenza.
Erano dei soldati al servizio del re e obbedire ed addestrarsi erano le uniche cose che gli si chiedeva, la distanza fra la vita e la morte.
Non c’ erano più umiliazioni, violenze, pianti, rabbia nella loro vita. Niente più poteva ferirli, scalfirli, sfiorarli.
Neanche i loro genitori, neanche il ricordo dei loro genitori.
Dovevano solo credere, obbedire, addestrarsi e infine eseguire l’ azione.
Adrian era bravo con le armi, non aveva paura di niente, sapeva usare pistole, fucili, machete, coltelli e asce. Lui era stato addestrato come “ pistolero”. Ionut era il fratello maggiore, era saggio, era piccolo veloce e scaltro, lui era un “ raccoglitore”. “ Tutti siete ugualmente importanti, tutti dovete combattere la stessa guerra e vincerla” diceva il re.
“ Ionut, fratello, da quando tempo oramai stiamo in questi boschi? I giorni sono tutti uguali, quanto tempo è passato?”.
“ Manca poco ormai Adrian, manca poco. Non fare cazzate, continua così e vedrai che fra pochi giorni partiremo. Mi hanno raccontato che ti vengono a prendere con un pullman e ti portano in delle città bellissime in tutta europa, tre giorni, esegui l’ azione e torni a casa. E poi sì che ci divertiremo, come non abbiamo fatto mai! Manca poco ormai, resta concentrato, tranquillo, sei bravo, sono fiero di te, fratellino”.
Ionut aveva sempre dovuto proteggerlo da sè stesso, ma ormai il fratello era cresciuto, aveva 17 anni, aveva un ruolo, una missione, uno scopo, una direzione. Doveva solo rispettare le regole, come lui e gli altri sei del commando, solo rispettare le regole, essere duri come un iceberg, veloci come una tempesta e rispettare le regole.
“ Niente alcol, niente donne, niente telefonini, niente internet, dovete essere dei fantasmi, dovete dormire in tenda in luoghi isolati, non dovete parlare con nessuno, neanche fra di voi, non dovete dire i vostri veri nomi, se succede qualcosa nessuno tradisca, altrimenti lo sapremo e lo troveremo. Dovunque”, il re ripeteva ossessivamente le sue regole, erano tutti ragazzi, dovevano solo seguire le regole che lui imponeva e tutto sarebbe andato bene. Dovevano solo avere paura di lui, temerlo ed adorarlo, lui aveva dato loro uno scopo e loro non lo avrebbero tradito, mai.
“ Abbiamo solo sessanta secondi, Ionut, sessanta. Io rompo, spacco, spavento e tu prendi tutto quello che c’è e gli altri faranno lo stesso, solo sessanta secondi e poi tutti fuori, sessanta secondi”.
Sessanta secondi possono essere tantissimi e non finire mai, e poi la fuga, il pullman, il ritorno a casa in Romania, nei boschi al confine con l’ Ucraina ad addestrare i nuovi soldati, a dividere la refurtiva. Ionut voleva comprarsi una Dacia per portarci le ragazze, a 20 anni voleva una macchina per essere libero.
Adrian voleva volare. Avrebbe imparato a guidare un deltaplano, era tutta la vita che voleva volare via.
Sessanta secondi, arrivarono a Milano a via Montenapoleone, sessanta secondi, tutto andava secondo il piano, Marian entrò travestito da donna, sessanta secondi, loro dietro come dei demoni urlando, spaccando spaventando, sessanta secondi, Ionut raccoglieva gli orologi, Adrian distruggeva vetrine, sessanta secondi, urlavano tutti. Sessanta secondi e poi tutto cessò.
Li presero tutti, anche il re.