“ Iris, non puoi continuare così, non puoi uscire di casa solo per andare a lavoro, svagati, fa una passeggiata, vedi qualcuno, va al cinema, per negozi, insomma parla con qualcuno. Non puoi startene lì a fissare il vuoto, tu devi vedere gente, hai parlato sempre, soltanto con te stessa! Iris, ma mi ascolti?”
Le sentivo quelle parole, ma erano vuote, senza significato, sentivo solo il rumore della voce, insistente, ossessivo, insopportabile. Quella voce che cercava di dirmi qualcosa, di smuovermi, ma quel tono forte, deciso non riusciva a stimolarmi, ad attirare la mia attenzione perché vagliassi il significato delle parole.
Sapevo che sarebbe arrivata l’ ennesima tempesta ad oscurare il mio cielo. Fiutavo un’ aria strana intorno a me come se qualcosa stesse per accadere. Il non sapere cosa aumentava il senso d’ inquietudine che mi rendeva ansiosa, incapace di svolgere qualsiasi attività, assente da me stessa.
Quel senso d’ irrequietudine di cui t’ accorgi quando osservi gli animali, strani, nervosi, ululanti, e ti domandi: ma cosa starà per accadere…
Si, quello stesso senso d’ irrequietudine.
Da poco avevo ritrovato il mio equilibrio nel giusto compromesso tra il vivere reale e il mondo dei sogni, tra la realtà fatta di lavoro, impegni, problemi, di quotidiani affanni e il mondo parallelo della fantasia, dell’ immaginazione, del sogno, dove vivevo la mia dimensione più vera, più libera.
L’ amore, quella cosa tra l’ astratto e il concreto, così indefinibile, così immensa, così magica e misteriosa, era il comune denominatore della vita reale e del sogno.
L’ amore è uno, si sa, ma si esprime in svariati modi, è essenza che viviamo come siamo capaci di farlo, ciascuno a modo nostro. Perché l’ amore ti dà le ali per innalzarti al di sopra delle brutture della vita e toglie il bianco e nero alla realtà, regalandole i colori.
L’ amore certo non cambia la vita, a pensarci, è la stessa, ma cambia il modo di viverla, riesce a darti una fetta di paradiso sulla terra, che ti faccia sentire un essere speciale.
Ma perché, mi domando, perché pur desiderando e vivendo momenti di gioia ed intensa felicità, subentra quel senso di paura di perdere ogni cosa, di veder sparire il bello della vita?
Tutto è riconducibile nella mia mente a un’ onda che sale, fino a raggiungere il suo apice, per poi ridiscendere. Il bene e il male, la gioia e il dolore, la felicità e la tristezza, sono così. Anche l’ amore e l’ odio, sono così. Una volta raggiunto l’ apice, è inevitabile, ricadono giù.
Ma mentre per le cose negative ci auspichiamo questo culmine in quanto la conseguenza è una decrescita, per le cose positive da cui non vorremmo separarci mai, subentra il senso di paura, di perderle, da un momento all’ altro. Può accadere che per diminuire lo stato di sofferenza che ne deriva, ne acceleriamo il processo di evoluzione, commettendo degli errori.
Da un po’ questo è diventato il mio pensiero e quando vedo che certi accadimenti succedono, me ne convinco maggiormente.
Ogni sera l’ alba sorgeva sul mio sogno. Erano sguardi, sorrisi, parole indovinate, smorfie del viso, silenzi. Due mondi che si compenetravano. Una danza dei pensieri. Era rugiada sulla pelle, luce sul vissuto, esplosione di sentimenti, era l’ incontro di anime in volo. Immagini create da noi, vive, ferme, ogni volta, che poi rivivevamo l’ indomani, svolgendo la pellicola dei ricordi.
Ma a volte sorgono incomprensioni non volute, una parola sbagliata, un gesto, un pensiero.
Incomprensioni evitabili solo se non ci si chiude nel silenzio, giungendo ad una verità viziata per il modo di arrivarci, attraverso risposte che sono conseguenza di deduzioni, immaginazione, in assenza di dialogo.
La mente ha i suoi meccanismi, a volte strani, che fanno sì che l’ amore venga messo in discussione e che in un solo colpo strappano quel velo di fascino che invece avvolge la persona amata quando il cammino è libero dagli ostacoli.
Volevo che non ci fossero segreti tra noi. Ricordo, era questo il mio obiettivo. E ho scelto lo strumento sbagliato perché tu potessi giungere alla conoscenza di qualcosa che ancora ignoravi. L’ ultimo segreto da svelare. In assenza di confronto, la mente crea, distrugge, elabora, arriva ad una sua verità che non può essere la verità.
E’ così che spesso un sogno d’ amore viene ucciso.
Ora ricordo tutto lo sconcerto, la tristezza, la disperazione, il senso di fallimento.
Ricordo di aver provato queste cose tutte insieme. La paura di sbagliare ti fa sbagliare. La paura di vivere ti fa morire.
“ Iris, ma mi ascolti? Senti, ti va di fare un giro sulla Ferrari? E’ parcheggiata qui sotto, guarda.. Me l’ ha prestata mio cugino. Te la faccio guidare, se vuoi, basta che fai un sorriso”
Anch’ io meravigliata, mi accorsi di avere sentito una voce e di averne ascoltato le parole. Ero sveglia da quella specie di torpore che mi paralizzava, la smorfia d’ un sorriso lieve sulla bocca.
Di corsa scesi i gradini sbattendo la porta. Rossa fiammante, era stupenda! Mi misi alla guida, davvero emozionante. Fuori dell’ abitato, era ancora più eccitante. Correva intorno a noi il paesaggio, gli alberi chinavano le chiome e l’ erba alta fluttuava.
Casolari sparivano nel nulla, campi di girasole sembravano inghiottiti dalla corsa e così i poderosi tronchi degli ulivi e così le distese d’ ampi filari delle viti.
All’ improvviso cominciò a scemare quel senso di euforia. Si affollavano i ricordi nella mente, il tuo viso di fronte, stringevi gli occhi per non guardarmi, io parlavo ma tu non ascoltavi, intestardito, arrabbiato, deluso. Gli occhi si velarono di lacrime, ma continuai ad aumentare la velocità.
Qualcuno gridava al mio fianco. Il rumore di quella voce non mi diceva niente, mi dava solo terribilmente fastidio.
Si fece più ampia la strada davanti a me, andavo incontro all’ infinito, una luce immensa vestiva l’ orizzonte, quanta luce! E in quella luce il tuo volto mi sorrise. Chiusi gli occhi un istante, accelerai.
Qualcuno gridò: Iris! Iris, che fai! Frenaaaaaaa!
Rimase solo quell’ urlo a lacerare l’ aria.