Tornati alla locanda, si prepararono per la cena, poi sarebbero usciti ancora, avevano paura a rimanere soli, qualcosa tratteneva quei corpi. La loro unione sarebbe stata perfetta senza bruciare i tempi.
Assaporare attimi su attimi per poi unirsi in un abbraccio che sarebbe stato indimenticabile. La ragazza voleva la certezza che fosse amore anche da parte sua. E poi…voleva tornare a casa alla sua vita al suo tempo e aspettava sempre quell’occasione. Non voleva far soffrire Roberto, anche se impossibile. Divisi avrebbero sofferto entrambi se quella storia andava avanti.
Fu così, che si trovarono abbracciati, un sostegno a vicenda. Entrambi si rifugiarono nelle braccia l’uno dell’altro per dimenticare, non volevano ricordare quella storia fantastica anche un po’ inverosimile, ma troppo bella, non vollero più pensare al futuro e vivere quell’attimo per conservarlo nella memoria, nei tempi che seguiranno.
La dolcezza di Roberto verso Giulia spiazzava la ragazza e la rendeva vulnerabile.
L’esperienza vissuta, la complicità creatasi e finalmente il peso di quel segreto esternato ha portato Giulia a rilassarsi e a chiarire il suo stato di donna non più illibata.
Lei non lo era più e come aveva detto in precedenza, aveva avuto la sua esperienza.
<Nel nostro secolo l’amore è libero, soggettivo, non ti conservi per il matrimonio, molti non si sposano nemmeno, la convivenza è uno stato di famiglia>.
<Quante cose devo ancora apprendere, se tu non sei più vergine, sappi che lo sono io, almeno uno è esperto.
Si misero a ridere, certo era una situazione buffa e inversa. Quello era un secolo dove la donna era considerata poco più di un oggetto.
Roberto continuò:
< Non ho avuto esperienze in merito, anche se mio padre, volle portarmi in una casa di tolleranza, non volevo andare e non riuscivo a disubbidirgli. In camera conversai con quella povera ragazza, felice di parlare e di non essere preda di certi bollori maschili che in quegli ambiti non sono mai normali, ma solo pieni di fantasia erotica che disturbano il pensiero e poi si va in chiesa a confessarsi. L’uomo è fatto così prima pecca poi prega e con l’alibi del perdono fa il suo comodo>.
Giulia era d’accordo e la sua dolcezza di nuovo la colpì. Passarono la notte insonne, entrambi avevano un amore arretrato che nessuno dei due riusciva a placare. Si amarono e parlarono poi ancora amore e parole, fino a quando il sonno, lì rapì.
Il mattino dopo al risveglio erano felici e non pensavano più al domani. Vivere alla giornata il loro pensiero in quel momento e una soluzione si sarebbe trovata in quell’ingarbugliata vita.
I giorni passarono veloci, toccava tornare a casa, non lo desideravano. Partirono una mattina lasciando il cuore in quella camera, chissà se la magia sarebbe continuata anche dopo.
Nella casa nuova nel frattempo Sofia aveva fatto venire una delle ragazze, Vittoria la più grande per aiutare Giulia con l'andamento famigliare. Avrebbe avuto un salario, in più era una buona compagnia, le due ragazze andavano molto d’accordo.
Astolfo era come un cinghiale in gabbia, cercava il modo di sbarazzarsi di Giulia, non sapeva come: la magia? Non c’erano prove. La sua esuberanza? Ormai era la moglie di suo figlio e la sua parola era quella che contava. Anche Sofia era diventata più coraggiosa, prendendo decisioni, anche se piccole, prima non si sognava di farlo. Più pensava e più non trovava nulla, si rigirava nel suo studio in cerca di qualcosa e sembrava proprio un grosso animale in gabbia.
Nel frattempo la vita era tranquilla. L’unica lacuna: Giulia non era autonoma. Non aveva libero arbitrio di uscire e di andare dove voleva, sempre in compagnia di Roberto. Certamente era la soluzione migliore, la sua vita correva sul filo del rasoio, ma non riusciva a stare ferma, aveva le ali tagliate. Voleva cercare le erbe, non poteva. Altrimenti dava adito alla calunnia della magia. Recarsi dai suoi pazienti, non era possibile, solo accompagnare Roberto. Tutto il giorno in casa si sentiva soffocare.
Doveva trovare un’altra opportunità ma cosa?
E come?
Quell’uomo si sentiva intrappolato, ma aveva anche incastrato. Entrambi avevano saputo giocare bene e lei era la vittima.
Roberto era sempre gentile premuroso, si faceva in quattro, la viziava e pendeva dalle sue labbra, ma lei voleva fare di nuovo il suo lavoro. Un mattino prese Fulmine e andò dai suoi malati per fare il solito giro.
Contenti! Fu accolta a braccia aperte. Alcuni pazienti erano ristabiliti, avevano continuato le sue cure ma ora c’era bisogno di nuovo della sua presenza, poiché quella gente era abbandonata a se stessa. I ricchi avevano i medici, loro nessuno. Giulia lì tranquillizzò:
< io verrò sempre da voi, non lascerò mai nessuno almeno fino a che sarò qui, forse un giorno dovrò partire e se questo accadesse sappiate che non è successo perché non volessi più curarvi, ma bensì per dei buoni motivi che non vi posso spiegare in questo momento. Sappiate che sarò sempre dalla vostra parte.>
Fece un giro veloce e tornò a casa, quella sera trovò Roberto diverso, la sgrida preoccupato:
< dove sei stata?>
<Perché, sei uscita senza di me? Ero in pensiero, non sai quanti pericoli corri?>.
Giulia:
< sono stata dai miei pazienti, non ho fatto nulla di male. Non posso stare tutto il giorno in casa a pensare, voglio continuare a fare il mio lavoro>.
Roberto:
<sai che non è possibile, ormai è storia vecchia>.
Giulia:
<lo so, ma lo devo fare>
Roberto:
<non pensi alle conseguenze? Io sono tuo marito e mi devi ubbidienza>.
Giulia:
<non importa! Affronterò le conseguenze al momento opportuno e tu, quando ci siamo sposati, lo hai fatto per salvarmi, ma io non voglio essere protetta. Io voglio vivere la mia vita e se non posso farlo da dove vengo, lo realizzo qui. Che mi possano bruciare, non è un problema, meglio al rogo che chiusa tutto il giorno in una prigione dorata. E poi…
Io non devo ubbidienza a nessuno!>
Roberto:
< Tu non sai quello che dici e alle conseguenze che vai incontro, ti possono anche torturare, sono capaci di tutto. Alla folla basta poco, se è aizzata da qualcuno che sa parlare, tutto può accadere.
Mi dispiace! Io so come sei abituata, ma questi sono tempi brutti e non sai quanto>.
Giulia:
<Quando mi hai sposato, lo hai fatto per aiutarmi e perché sei innamorato di me, OK?
Conoscevi il mio carattere e se cercavi una persona sottomessa e docile, non sono io quella persona. Sapevi benissimo tutto e per quanto riguarda Astolfo, troverò la soluzione al momento che si presenterà il problema.>
Roberto:
< Tu non lo conosci, non sta aspettando altro che tu faccia un passo falso per incastrarti.>
Giulia:
<Allora ci incastreremo insieme, la guerra è aperta, noi abbiamo superato una battaglia, ora si deve vincere la guerra. Se non combattiamo come si fa a vincere?
Lui non ha la potenza dell’intrigo ed io la conoscenza e voglio andare avanti per la mia strada. Al momento opportuno farò il passo giusto>.
Roberto non riusciva a tenere testa a quella ragazza, aveva trovato un osso duro davvero. Innamorato alla follia e la voleva tutelare. Infatti, le disse solo poche parole.
< Hai ragione!
Sarò con te e puoi contare sul mio aiuto sempre. Ormai la nostra è un’unica persona e scusami se non l'ho capito prima. Se lo dimentico di nuovo, tu ricordamelo ancora.>
Giulia lo abbraccia teneramente e si baciarono a lungo. Aveva trovato di nuovo Roberto della locanda.