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Lettere da Nassirya

Biografie e Diari

Bagdad, 11 maggio 2003

Caro Billo,

quando sono venuto a salutarti, stavi studiando l’ Iraq e hai chiesto: “ Chi te lo fa fare di andarci? E’ un paese con grossi problemi e contraddizioni e poi, è pericoloso: terroristi, sciiti, sunniti, attentanti, uomini bomba, ecc. Lo so che sei orgoglioso di appartenere all’ Arma dei Carabinieri ma non ti devi sentire obbligato?” Ricordi?... Ti ho abbracciato e ti ho detto: “ E’ più forte di me! Sento che devo farlo… Tu sai che io odio la guerra (per non parlare delle armi) ed ho scelto di partecipare a questa missione di pace per fare qualcosa per essa, per dare un significato alla mia vita.”

E ora, eccomi qui. Sono in un albergo di Bagdad e domani mi trasferiranno a Nassiriya. La capitale è meravigliosa, anche se le ferite della guerra sono evidenti: strade larghe, alberi, stupende piazze e palazzi sventrati. Noi siamo come in trincea e il capitano ci ha raccomandato di tenere sempre aperti gli occhi, perché un attentato, quando arriva, “ non ci avvisa con una telefonata” (sono parole sue) e a ogni angolo, dietro ogni volto, si può celare quello pronto per te. Certo che come inizio non c’è male. Mi aspettavo il benvenuto da qualche bella ragazza e invece c’è stato tutt’ altro, anzi...

Ma io sono RAMBO e non ho paura di niente. Beato chi ci crede...

Ma veniamo a te. Non ti voglio fare le solite raccomandazioni da fratello maggiore ma… pensa a studiare e preparati per l’ esame. Sta attento anche alla mamma (certamente piange senza farsi scorgere da te) e non darle dispiaceri che già basto io. Ci sentiamo presto!

Un bacio, Peppe

Nassiriya, 11 giugno 2003

Mio caro fratellino,

è passato già un mese ma, stanne certo, non è volato. Sicuramente, attraverso la TV, avrai avuto la possibilità di seguire il nostro lavoro, le nostre giornate e, credimi, non sono molto faticose ma estremamente ricche di tensione. Una volta da guardia, un’ altra di notte su un ponte, una terza come scorta a un convoglio o ad un pezzo grosso, ecc.; e poi sempre con questo benedetto mitragliatore pronto all’ uso, col colpo in canna (fortunatamente se ne sta zitto e buono). Stai pensando allora che è tutto tranquillo? Un corno! Ci sono stati quasi due attentati ogni giorno e, purtroppo, tante vittime, soprattutto fra gli iracheni stessi. Sciiti che ammazzano sunniti e sunniti che sterminano sciiti. Ora una automobile imbottita di “ crema”, ora un uomo- bomba che si fa esplodere in mezzo alla gente, ora un razzo che arriva da dove non si sa e va a colpire chi sa chi…

Ho un bel coraggio? No, una brutta fifa! E’ più forte di me! Più pericolo c’è e più mi convinco di aver fatto la scelta giusta. La pace non si compra su una bancarella qualsiasi ma si conquista giorno per giorno, e non scavalcando montagne ma, semplicemente, compiendo un passo per volta. Il mio intento è di lasciare, lungo questa strada, un’ impronta del mio passaggio, orma che potrà essere seguita da altri. La medesima cosa la devi fare tu con l’ esame di licenza media che stai per affrontare: cerca di raggiungere il massimo. Lo so che sei stato ammesso con “ Buono” ma, sappi che l’ Appuntato Peppe C., tuo fratello maggiore, ti ordina un “ Distinto”, per cui: “ Datti da fare! Ti abbraccio, Peppe.

Nassiriya, 11 luglio 2003

Fantastico, Billo!

Mamma, nell’ ultima telefonata, mi ha detto che a scuola ti sei fatto onore, ottenendo un giudizio lusinghiero. Mi viene quasi da piangere… Come? Il regalo che meriti? Certamente, stupidone! Già te l’ avevo preso, perché ero sicuro di te e, come vedi, non mi sono sbagliato.

Ora sono iniziate le meritate vacanze e, ascolta: ho prenotato per te e mamma una settimana in un albergo a quattro stelle sull’ isola d’ Ischia. Divertitevi! Qui, fra le solite cose, tra un attentato e un altro, è successo quello che mi capita sempre, ovunque vada: ho un sacco di amici e specialmente iracheni. Ti salutano Semir, Ibrahim, Khalil e Muhammad; ma quello a cui sono legato di più è Alì: uno, perché somiglia tanto a te (è un simpaticone); due, perché in un attentato ha perso una gamba ma non la voglia di vivere. Quando ho un momento libero, lo dedico a loro… Sai, Alì mi sta insegnando un po’ la sua lingua ed io sto facendo la stessa cosa con la nostra. La prima parola che ha imparato è stata: PIZZA (ha mangiato la prima in un lampo). A presto, Peppe.

Nassiriya, 11 settembre 2003

Billo,

sono passati quattro mesi da quando sono qui e tu e mamma mi mancate molto. L’ esperienza che sto vivendo è sempre più sorprendente, nonostante i rischi che corro ogni momento. Sentirsi parte di un progetto che ha come obiettivo la convivenza tra i popoli, mi fa sentire orgoglioso e fiero della scelta fatta. Ieri Alì mi ha portato al mercato, dove ho comprato tante belle cose (alcune sono per te) e dove mi ha fatto conoscere dei suoi parenti, tutti meravigliosi e pieni di premure. Che gente ospitale gli Iracheni! Sono stato anche in una moschea ed ho pregato insieme con lui, tanto il suo Dio è il nostro (ne sono certo). Mentre stavamo là, però, si è sentita una tremenda esplosione: nello stesso mercato, dove sono stato il giorno precedente, un kamikaze si è fatto esplodere tra la folla ed ha causato decine di morti. E così una bella giornata si è trasformata in una tremenda tragedia! Ma perché… perché? Scusami, ma sono così giù che non ho il coraggio di continuare.

Alla prossima… Con affetto di fratello maggiore, Peppe.

Nassiriya 11 novembre 2003

E’ finita: meno male!

No, non è vero: sto dicendo una bugia. Domani sarà il mio ultimo giorno a Nassiriya, ma già mi sento triste al pensiero che dovrò lasciare Alì e tanta gente splendida, anche se diversa da noi. Tra me e loro si è instaurato uno splendido rapporto e le differenze, religiose e culturali, non sono state per niente un ostacolo, come credono tanti. Basta un po’ di buona volontà, una sana educazione familiare (come quella dei nostri genitori), la convinzione che la Terra è qui per tutti e non per pochi, e ci si accorge che stare insieme è MERAVIGLIOSO! Ieri sera Alì è venuto a salutarmi e mi ha portato un dono per tutti: un bel piatto di metallo (lavorato a mano) per mamma, un pugnale per te e un narghilè portatile per me. Prima di andare via, mi ha abbracciato e mi ha detto: “ Grazie a te, la mia vita ha conosciuto giorni di sole. Sei un piccolo soldato ma per me sei un grande generale, un generale che sa combattere senza usare le armi e non si arrende mai.” E’ stata una vera e gradita sorpresa! Stasera andrò a salutarlo e gli porterò una cosa che a lui piace tanto: un radioregistratore con due CD di canzoni italiane. Ho già preparato i bagagli ma lascerò il mio cuore a Nassiriya e credo che, dopo qualche mese trascorso a casa, chiederò al Comando di tornare di nuovo in Iraq. La felicità di questi momenti però è stata rotta dall’ ordine del giorno: domani mi toccherà restare in caserma perché sono di guardia. Che brutto finale! Avrei voluto terminare questa mia permanenza, in giro per Nassiriya, con Alì e company ma… pazienza, mi toccherà soffrire, le ultime 24 ore. Poi… a casa! Billo, preparati che sto arrivando…

Un abbraccio a te e mamma, Peppe.

L’ appuntato Peppe C. non è più tornato a casa…

E’ stata una delle vittime dell’ attentato del 12 novembre 2003 e, forse ora, ha trovato quella PACE, per cui ha sacrificato la vita.


Peppe Cassese 17/07/2015 15:04 2133

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Personaggi e situazioni di pura fantasia.»

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