Ci sono giorni in cui mi sento impotente, ma non dal punto di vista sessuale, quello va anche troppo bene. Impotente per per quello che succede intorno a noi e in special modo quello che va a toccare il mio piccolo strano mondo. A partire dalle persone che mi entrano nel negozio, ci sono tante minoranze che visti gli ultimi sondaggi e censimenti sono diventate maggioranze.
Non sarebbe neanche un problema.
Il problema è l’ atteggiamento che hanno di strafottenza, quasi con la puzza sotto il naso.
Entrano, non ti salutano nemmeno, lanciano sul banco quelle cinque euro stropicciate per fare una ricarica del telefono o per comprare le sigarette tutto senza dire una parola cortese.
Non mi aspetto corone di fiori o tappeti rossi neanche dai livornesi, però fin da ragazzo mi venne insegnato, che in qualunque posto entrassi, per una questione di rispetto dovevo salutare.
Oggi è un’ utopia.
Nei momenti di svago prediligo sonnecchiare o camminare sul mare, la primavera è l’ ideale, ma vedo con grande dispiacere e con grande tristezza la condizione in cui versa la mia città.
Una città che per certi versi non mi appartiene più. Sporca, sciupata, anonima quasi come se fosse una delle prime città di frontiera che puoi trovare nei racconti di carovane o di storie che riguardano il deserto.
Ci sono facce che fanno trapelare emozioni di sofferenza e di preoccupazioni.
Trovi anche facce sorridenti, ma sono dei sorrisi freddi.
A quel punto uno cosa fa? Magari si porta un libro, una rivista, si addormenta al sole.
C’è chi riesce ad avere un legame stabile e porta la compagna o il compagno o l’ amica o la trombamica al tenero sole primaverile.
C’è chi pesca e chi come me, quando non ha in mano la macchina fotografica, preferisce tagliare fuori il mondo e quello che mi circonda con della buona musica, cuffie ad isolamento acustico e chiudere le orecchie al rumore esterno.
Per carattere, per fortuna o sfortuna, per cose successe, incidenti di percorso e altro, non mi riesce di staccare la spina del tutto. Mentre sono rilassato, quasi in perfetta armonia con il mare, il vento e quello che mi circonda, ecco che la bestia nera ogni tanto salta fuori dall’ angolo buio e mi agguanta per la gola.
Mi ritrovo a pensare a quello che avevo programmato, sperato, sognato e quello che effettivamente ho adesso in mano.
Un umile lavoro che sta diventando incerto ogni giorno di più, una passione che coltivo da quindici anni.
Malinconia a vagonate che si taglia con un coltello da macellaio poco affilato.
Un membro di venti centimetri in mezzo alle gambe ed un pugno di mosche talmente numerose da oscurare il cielo.
Quantità indefinita di rimorsi e rimpianti da riempirci un intero silos di grano.
Non ho mai conosciuto a fondo mio padre, l’ ho perso troppo presto.
La serenità è lontana... in un’ altra galassia.
Ovvio, quando sei adolescente, il mondo è abbastanza rosa e a meno che tu non stia affogando nello sterco di mucca, va quasi bene.
Prima era tutto diverso, ogni cosa anche la più semplice e scontata aveva un gusto diverso, ti creava stupore. Oggi trovare qualcosa che sia nuovo, genuino e intonso, che ti faccia battere il cuore e accorciare il respiro è veramente difficile, almeno per me.
Ennesimo boccone amaro leggermente addolcito dall’ ironia e dal sarcasmo che quotidianamente provo a tirare fuori dal cilindro.
Alle volte tiro fuori un coniglio, altre un secchio di ansia.
Un piccione mi sta guardando male, meglio che cambi posto, mi ci manca di litigare anche con un pennuto.