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Eccomi qui, in una fredda soffitta nella penombra, dove a malapena riesco ad intravedere le forme della cose. Tutt'intorno, fan da muro, accartocciati ed ingialliti manoscritti, dove le svariate storie, hanno preso vita con i loro personaggi, maschere nel teatro del mondo. Mi guardo in uno specchio scheggiato e faccio fatica a ricordarmi chi ero, la barba incolta m’ incupisce di più ed il color terreo, per la mancanza di luce, mi dà un aspetto terribile. Il mio sguardo si posa su un vecchio orologio a pendolo, sono giorni che aspetto, aspetto cosa!? Che la mia esistenza cambi, che succeda qualcosa per ridarmi la voglia di esistere. Ho freddo, mi stringo addosso il cappotto sdrucito e scolorito, ho una piccola stufa a legna, ma la legna é finita e sto bruciando a poco a poco, quel che resta della poca mobilia. Mi affaccio dalla piccola finestra e riesco a vedere le auto che sfrecciano veloci sulla strada bagnata. Si è scatenata una tempesta furiosa dal freddo pungente, credo che fra poco nevicherà. Ho la bocca asciutta, cerco nella dispensa semi vuota, una bustina di tè per prepararmi qualcosa di caldo. Ho le mani congelate ed a fatica riesco a muoverle. Sono diventato un personaggio dei miei romanzi, uno dei più travagliati e sofferti. La mia passione per la scrittura, mi ha ridotto ad un miserabile, che non ha nemmeno lo stretto necessario per vivere. Mi hanno staccato anche l’ energia elettrica, non avevo i soldi per pagare la bolletta ed ora si è spenta anche la penultima candela; accendo l’ ultima, per poter continuare il mio ennesimo romanzo, questo, non sarà come gli altri, dovrà essere qualcosa di speciale e forse potrebbe essere la mia ultima storia. La tosse non mi lascia un attimo di tregua ed ogni giorno è peggio, anzi, le crisi diventano sempre più intese e devastanti. Mi siedo davanti alla mia vecchia Olivetti ed infilo l’ ennesimo foglio di carta, faccio fatica a vedere con questa poca luce ma testardamente continuo a sforzare la vista. Allora, ero arrivato… a quell'uomo strano, dall'aria ambigua e dall'aspetto canzonatorio che sembrava burlarsi di tutti; doveva occuparsi delle tre donne, la loro storia l’ aveva già scritta, ma ancora c’ erano dei particolari che dovevano compiersi. Maria, la dolce Maria, con la sua triste esistenza, abbandonata piccolissima, vicino ad un bidone dell’ immondizia, in un sacchetto per i rifiuti, la sua vita sembrava essere finita, condannata a morire di freddo circondata da cani randagi alla ricerca di cibo. E quando le speranze sembravano perdute ed ormai il vagito era diventato sempre più flebile, ecco passare una donna, la quale si accorge di lei e la porta con sé al sicuro. Le loro strade si incrociano ma non si sa ancora con quale esito. L’ uomo adesso volge la sua attenzione beffarda sull'avara Giuseppa, ha avuto tutto dalla vita: ricchezza, bellezza, potere, ma è stata perfida con gli altri e perfino con se stessa, accumulando denaro, privandosi pure dei piccoli piaceri e adesso? Sola nella sua immensa casa: si sente male prova a chiamare Marta l’ unica persona di servizio che le è rimasta, ma non ricorda che la donna, di notte si toglie l’ apparecchio acustico e non ci sente. Le sue grida d’ aiuto non vengono ascoltate; cerca di comporre un numero del telefono, ma le sue mani non si muovono e cade a terra vicino a letto, vede girare tutto intorno e poi un dolore terribile al petto ed il buio negli occhi. Marta la ritroverà l’ indomani e non verserà nemmeno una lacrima per quella donna crudele; i suoi soldi verranno trovati dai barboni che si intrufoleranno nella villa in una notte d’ inverno. La terza donna, Gabry una bella ragazza, intelligente, che si è fatta trascinare dalle cattive compagnie e la sua vita sembra precipitare sempre di più nell'abisso del terrore e della devastazione del suo essere fisico e psicologico. Ridotta ad una larva, vive di espedienti e di ruberie, ciò per potersi comprare il veleno che tutti i giorni assume, per evadere dalla vita che l’ ha delusa. Si reca al parco dove incontrerà la persona che diventerà il suo assassino, quel giorno le venderà una dose tagliata male e mentre sentirà la droga invadere il suo corpo, la sua mente cercherà di resistere all'oscurità totale ma inutilmente piano piano precipiterà nel profondo del nulla. L’ uomo guarda soddisfatto l’ evolversi degli eventi, tutto si è compiuto e ciascuna donna, ha vissuto ciò che era stato scritto… No, non scriverò ancora la fine, non voglio lasciar morire la storia. Mi alzo dalla vecchia scrivania di noce quando la candela è quasi consumata. Mi sdraio sulla brandina con una vecchia coperta color verde militare e gli occhi diventano improvvisamente pesanti e cado in un sonno profondo. I personaggi, del mio romanzo, prendono vita e mi trascinano nelle loro storie, mi sembra di sentire un pianto di un neonato, è la piccola Maria, vedo la donna che se la porta con sé, ma non è una storia a lieto fine. La donna è cattiva, la trasforma in una mendicante al suo servizio e quando la sera torna a casa senza niente la picchia selvaggiamente, lei resiste fino all'età di tredici anni, e poi scappa, ma viene catturata da un giostraio che la trasforma in donna cannone e poi, quando la lanceranno nel vuoto, morirà di crepacuore. Ora mi rivedo con la crudele Giuseppa, anche qui non è andata proprio bene, perché i poveri barboni che hanno trovato i soldi non si sono accorti che sono fuori corso e quindi, non hanno alcun valore; scherzo del destino. Infine Gabry, lei non può fare una fine così tragica, eccola li esanime con gli occhi sbarrati nel vuoto ed il respiro che si sente appena, quando improvvisamente si apre la porta ed il ragazzo con cui convive, preoccupato di non vederla uscire, è arrivato con i soccorsi, appena in tempo per salvarla. Forse questa volta riuscirà a trovare la forza per uscire dal tunnel in cui si trova. Mi sveglio, le mie membra sono intorpidite dal freddo, mi alzo con fatica, mentre la tosse mi assale violentemente. Sento bussare alla porta, e la mia vicina che la mattina, mossa da pietà, mi porta un caffè con un po’ di pane, apro e lei porgendomi la tazza mi dice: ” Signor Giacomo, l’ ho sentita tutta la notte tossire, deve farsi visitare e poi trovarsi un lavoro, non può più vivere cosi.” La ringrazio frettolosamente, chiudo l’ uscio senza replicare. Bevo il caffè bollente che scivola nella mia gola come un toccasana e divoro il pezzo di pane. Guardo dalla finestra i tetti imbiancati, stanotte, ne è venuta giù fin troppa di neve ed ancora i fiocchi cadono abbondanti. Ripenso al sogno, ora so come devo continuare il racconto. Mi lavo velocemente con l’ acqua gelida, che mi arrossa la pelle e mi rimetto a scrivere per completare il mio libro. Se faccio in tempo passo dall'editore e gli lascio il manoscritto. La parola fine brilla nell'ultima pagina, mi infilo il vecchio cappotto ed esco per andare alla casa editrice. Faccio tutte le scale con fatica, ho l’ affanno e sento le gambe che tremano, forse ho anche la febbre. Arrivo davanti al palazzo guardo in su con la speranza che questa, sia la volta buona. Entro e consegno la copia alla segretaria, la quale gentilmente mi dice che l’ editore appena avrà tempo lo leggerà e mi farà sapere. Gli lascio l’ indirizzo e torno a casa. Faccio in tempo a salire le scale ed a chiudere la porta, poi mi sdraio sul letto. Non so più che ora è, che giorno è, da quanto tempo sono così, in questo stato. Non ho la forza nemmeno di chiedere aiuto. Sento delle voci che chiedono di me, io rispondo senza che mi esce un solo filo di voce. Dicono: ” Deve essere dentro casa, non lo vedo da giorni”. Una voce di uomo replica: ” E’ importante, ho una comunicazione urgente, si tratta del suo libro”. Il libro… la mia mente vacilla, il mio libro, voglio sapere cosa ne pensa… Sento fuori dalla porta un trambusto la signora prende la copia delle chiavi e sta per aprire. Ma io non sento più nulla e nei miei occhi si fissa un’ ultima immagine, la luce che si intravede dall'uscio che finalmente si è aperto. Eccolo è qui, è sul letto, poverino esclamano: ” Non respira più, è morto! Che peccato, proprio adesso che ero venuto per dirgli che aveva scritto un capolavoro e sarà sicuramente un successo!” La vicina gli chiude gli occhi e sospira, poverino, il destino ha voluto così e sembra di vederlo il fato, che si allontana sghignazzando e burlandosi di tutti per poi sparire nelle storie di tutti i giorni. Dopo qualche tempo, ecco il libro in vetrina! Scintillante nella sua copertina, tra i nuovi best- seller e con la foto di Giacomo, ritratto qualche tempo prima. Passano le persone, si fermano a guardare la vetrina e poi entrano a comprarlo, non si sa perché, ma il viso dolce e malinconico dello scrittore, sembra sorridere al cuore di chi lo guarda. | |
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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