Sono un cane sciolto, legato al guinzaglio della vita dai miei ideali, non ho padroni, né servi, ma solo un pappagallo femmina che appena rientro a casa stanca e incazzata, ripete “ Scema”. Se non avessi fretta di fare una lunga pipì, le tirerei una pantofola addosso, la sua fortuna é che quando esco dal bagno ho già contato fino a dieci.
Ho fatto un errore grosso nella mia vita. Le ho dato il nome " Scema", lei, in tutta risposta, visto che scimmiotta ogni cosa, mi ripete " Scema" e siccome io le rispondo " E bastaaa", lei ora mi previene e ripete " scema e basta"
La cosa più grave è che chiunque si permetta di varcare la soglia di casa mia sente questo suono acuto che lo spaventa con la solita solfa: " Scema" oppure " Scema e basta". Mi tocca fare le mie scuse al malcapitato. Ho provato a cambiarle nome, ma niente da fare; ho provato a regararla ma nessuno vuole sentirsi appellare scema; quando avevo deciso di disfarmene lanciandola dalla finestra, con la mia solita fortuna, la televisione mandava in onda un servizio della LIPU. Mi sono commossa per la povera scema e ho desistito.
Una mattina , esasperata, decido di passare tutto il giorno con lei e le ripeto all'infinito il nome Andreas ( per me un nome femminile). Dopo circa sette ore sembrava aver capito e ripeteva sempre " Andrea". Pazienza, storpiava un pò il nome, ma era certo meglio che ripetere " Scema", termine che uscì definitivamente dalla mia casa e dal mio vocabolario.
A quel punto i nostri rapporti erano diventati idilliaci ed io mi divertivo a giocare con lei. Le chiedevo " Dove sei Andrea" ? e lei ripeteva: " Dove sei Andrea"? ci divertivamo un mondo.
Il dramma scoppiò quando mi fidanzai con Paolo, era proprio un bel ragazzo, brillante, simpatico. Dopo un po' che ci frequentavamo lo invitai a casa. La bastarda ( non so chiamarla in altro modo), appena entrammo in casa urlò " Dove sei Andrea" ? a raffica, l'avrà detto cento , mille volte, mentre Paolo stufo, mi chiedeva : " Ma chi é Andrea? vive con te? " ed io, che tentavo di dire che Andrea non esisteva o meglio che Andrea era il pappagallo. Parlavamo tutti e tre contemporaneamente, sembravamo dei forsennati. Non si capiva chi fosse più matto. Il Pappagallo ripeteva: " Dov'é Andrea", Paolo continuava a urlare " Chi è Andrea" ed io che strillavo: " Andrea è il pappagallo". Avrei messo volentieri un cerotto sul becco del pappagallo e un altro sulla bocca di Paolo. Niente da fare. La situazione era fuori controllo. Una gabbia di matti, avrei rinchiuso Paolo insieme ad Andrea, insomma una confusione totale.
I vicini chiamarono pure la polizia per schiamazzi notturni. Entrò una poliziotta, non ci capì nulla e anche lei continuava a chiedere a Paolo se fosse Andrea o Paolo, io cercavo di azzittire il pappagallo dicendole: " zitta scema". La poliziotta pensava mi rivolgessi a lei e si irritò ancora di più. Il pappagallo a quel punto cambiò tiritera e continuò come un' ossessa a ripetere: " Zitta scema". La poliziotta era fuori di sé.
Ci portò tutti e tre al commissariato. Non vidi più Paolo, ma dopo questa esperienza, decisi di ridare il nome di " Scema" a quel maledetto pappagallo.