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Auguri a tutto il mondo. Auguri a tutto il mondo, gridava Babbo Natale dalla sua slitta trainata da otto cervi maschi. Possenti erano i loro zoccoli, robusti come le querce e i loro grossi occhi brillavano nella notte come le comete in cielo. Babbo Natale indossava sempre la solita giubba rossa con cento bottoni fatti con il metallo più prezioso, bottoni che per riflesso degli occhi luminosi dei cervi brillavano. Sembravano tanti piccoli soli luminosi incollati alla giubba. Solita barba lunga aveva Babbo Natale, solo il colore era diverso, non era il solito colore bianco, era grigio stavolta. Chissà, forse il tempo nevoso, oppure la vecchiaia, oppure, ancora la frenesia di consegnare i regali ai bambini. Veniva dalla Lapponia e faceva sempre una grossa fatica per consegnare i doni a tutti i fanciulli, in particolare a quelli che abitavano in zone dove era difficile arrivare. Le strade tante volte erano dissestate per la neve che cadeva fitta, in modo particolare sulle alture dove già era difficile arrivarci in tempi normali. Anche i cervi a volte soffrivano il freddo e così capitava che Babbo Natale doveva fermare la slitta per farli riposare vicino al fuoco che accendeva con cura. Quell'anno, la neve non cessava di scendere dal cielo, tutto era biancheggiato dalla fitta e soffice neve caduta, faceva freddo come non mai, le temperature erano polari, il freddo non consentiva ai ragazzi di stare fuori casa a giocare con i soliti pupazzi di neve, tutti i bambini erano costretti a starsene rinchiusi in casa, vicino al camino a leggere storielle di gnomi e di elfi. Babbo Natale quella notte si mise a lavoro allegramente per consegnare i doni, ma qualcosa accadde, qualcosa che nessuno mai si sarebbe aspettato. Quando Babbo Natale consegnava i doni, i bambini ancora svegli li rifiutavano e questo avveniva in ogni casa dove lui bussava. Fin quando il vecchio dalla giubba rossa e dai bottoni che sembravano piccoli soli luminosi, capì che qualcosa non andava, chiese così ansiosamente il perché di tutto questo ai ragazzi. Qualcuno non rispondeva, qualche altro era arrabbiato, altri ancora erano addolorati. Babbo Natale allora si rivolse ai cervi e gli disse: " parlateci voi ai bambini, forse hanno bisogno di altro, sicuramente con voi cervi non saranno arrabbiati ". I cervi meravigliati per la remissività del loro padrone, si guardarono negli occhioni neri e decisero di parlare con i ragazzi. Alla prima porta che bussarono con i loro zoccoli duri, un ragazzo uscì sull'uscio frettolosamente rifiutando i doni, i cervi allora gli chiesero dolcemente il perché di tale rifiuto. Il bambino piangendo rispose che non era giusto fare regali a loro, quando in Africa ogni giorno morivano migliaia di bambini come lui, la fame e le mallattie distruggevano tutto e gli chiese anche del perchè invece di portare i doni a loro non portava medicine e acqua in Africa, oppure lavoro nel mondo, oppure, ancora, il perché non donava dignità agli uomini poveri. Ecco, rispose il bambino, diteglielo a Babbo Natale tutto questo e chiuse la porta. Babbo Natale ascoltò dai cervi il racconto e si rese conto che il suo operare per secoli, portando regali ai bambini, era solo una buffonata. Non ci aveva mai pensato ai bambini dell'Africa e alla povertà del mondo, alla miseria ,alla dignità degli uomini, ma aveva solo pensato ai superflui regali per i bambini. Dispiaciuto e stanco sciolse i cervi dalla slitta facendoli volare nel cielo, poi scomparve nella neve alta piangendo. Non avrebbe mai più portato doni ai bambini, ma si sarebbe prodigato in una più nobile missione umana.
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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