Accadde una sera.
Tornavo a casa dopo una, a dir poco pesante giornata trascorsa in ufficio a combattere con PC, fax, capetti vari e innumerevoli telefonate da mezzo mondo. Insomma, distrutta.
A casa ancora nessuno, ma sul tavolo, in cucina, in bella vista, una busta per me.
Il mio amato bene, parco di parole, ma non di fatti mi consegnava con largo anticipo il suo regalo natalizio.
“ Buono per un viaggio a Lanzarote – Canarie”.
Due biglietti Verona – Lanzarote e ritorno, soggiorno in un Appartamentos al Lanzarote Bay di Costa Teguise; non c’ era altro. Ma per me era un viaggio e perciò un regalo dei più belli.
Combattendo con impegni, casa, e freddo dicembrino altoatesino, riuscii comunque a trovare il coraggio per rispolverare abiti estivi e la sera del 22 dicembre eravamo non solo pronti per la partenza, ma già arrivati a destinazione, tanto era grande la nostra gioia.
Da Verona sono 4 ore di volo e… poi… ti si apre un paradiso sconosciuto. Una terra che non è “ la Terra” Un paesaggio lunare.
Il sole è caldo e forte, ma il vento dell’ Atlantico l’ accarezza con veemenza e porta sulle sue rive onde gigantesche e sabbia dal vicino Deserto africano (solo ca. 100 miglia la separano da quel Continente). Lanzarote, che gli antichi avevano designato quale luogo mitico della eterna primavera. Un Eden.
L’ Isola di Lanzarote per noi ha un significato particolare, non per niente è l’ unico posto al mondo dove siamo ritornati, anche se a distanza di anni, ben cinque volte. E mai una ci ha delusi.
L’ UNESCO l’ ha dichiarata patrimonio naturale di tutta l’ umanità, e ditemi se è poco.
La sua nascita è di origine vulcanica e 300 circa sono i vulcani che si trovano sull’ isola, molti dei quali ancora attivi. Basti pensare al Parco del Timanfaya. Dove a pochi metri di profondità la temperatura raggiunge i 400 °. Intorno ad una piccola fossa si radunano i curiosi e un guance (aborigeno), vi versa una bottiglia d’ acqua.
Dopo pochi secondi un geiser bollente si eleva a diversi metri di altezza nebulizzando l’ acqua in vapore bollente. Uno spettacolo, ma è meglio non stare troppo vicini.
Tutto di Lanzarote è unico e bellissimo. Distese di lava, sassosa arida, nera con strani colori dovuti a metalli antichi di secoli si intercalano con colline formate da crateri spenti e ricoperte di licheni che si tingono di tutte le sfumature dal verde al rosa.
E’ l’ unico posto al mondo dove ho vissuto la meraviglia di chi crea prima i bordi fioriti e poi le strade. Ci scusiamo per il disturbo, ma lavoriamo per “ l’ embellecimento de la carettera”. Delizioso.
Piccole insenature si aprono alle scogliere scoscese di rocce laviche create dal vortice delle onde atlantiche. Forti, potenti, schiumose cantano il loro inno alla libertà di forgiare, corrodere, trasformare in caverne e cunicoli dove si infrangono schiumando, si ritirano e ritornano. Questo è Los Hervideros: unico credo al mondo per la bellezza creata dalle onde ribollenti senza posa sia sulle scogliere a picco, che nei ricami che, nei secoli hanno formato. Il tutto contornato da un infinito mare di lava nera e nello stesso tempo colorata. Indescrivibile.
In lontananza, (ma poi tutto qui è relativo perché l’ isola è di soli 836 km quadrati) i vecchi crateri addormentati coperti da una vegetazione strisciante dalle calde sfumature di rosso – rosa che, all’ imbrunire, si fanno porpora violetta.
Oltre all’ Oceano Atlantico che anche nelle giornate di calma, schiaffeggia gli scogli lavici che si ergono alti e rudi, Lanzarote deve sottostare a ben altri padroni: il vento e la mancanza di piogge.
I “ Guance” gli aborigeni, erano un popolo avvezzo a lottare per la sopravvivenza e molto tenace.
I loro nemici di sempre furono: le eruzioni, la siccità, il vento e... i pirati.
Forse solo oggi, ormai quasi imbastarditi da influenze genetiche apportate nei secoli dai vari conquistadores, si sono in un qualche modo ingentiliti. Oggi come allora, la loro esistenza è una lotta continua contro una natura matrigna. Con fatica estraggono dalla terra il loro fabbisogno alimentare, ma essa si rivela prodiga di doni se la si sa prendere con saggezza e caparbietà.
Il nome e la provenienza di questi aborigeni si perdono nella notte dei tempi. I visi sono tondi, seppure con tratti come intagliati. La pelle è scura, ma non troppo, le loro fattezze non hanno nulla dell’ Africano.
La loro isola anticamente si chiamava (pare) “ Titre- roy- gatra”: la collina rossa!
I romani la chiamarono “ Purpuria “ . In una parte dell’ isola, infatti, si coltivano degli enormi cactus, tipo fico d’ India, habitat prediletto di minuscole cocciniglie rosse dalle quali si estraeva il color porpora. Fino a decenni fa utilizzato per colorare in modo inequivocabilmente naturale: stoffe e liquori e anche aperitivi italiani molto noti. Ancor oggi esistono le piantagioni, non molto sfruttate purtroppo. Esse hanno lasciato il posto ai coloranti chimici! !!
Tra il 1320 ed il 1329 vi approdò il nobile genovese Lanzarotte Maroncello e da lui prese definitivamente nome l’ Isola di Lanzarote.
L’ ultima conquista che definì l’ appartenenza anche politica dell’ Isola fu opera del cavaliere normanno Jean de Bé thencourt, dopo innumerevoli incursioni da parte di commercianti attirati dalle piccole creature porporine e da mercanti di schiavi.
Jean de Bé thencourt riuscì a risvegliare l’ interesse dei regnanti della Castiglia e con un equipaggio di 250 cavalieri francesi, prese possesso di Lanzarote. Approdarono alla Punta de Papagayo, una delle poche insenature sabbiose. I guance all’ inizio li accolsero pacificamente, ma de Bé thencourt, tornato in Spagna per assoldare altri armati, al suo ritorno trovò una imprevista resistenza.
Apro una parentesi: a Nord, verso il grande cratere del Timanfaya, il magma, aveva formato una piattaforma di lava che, solidificandosi aveva creato un camminamento.
Nuove eruzioni, solidificandosi più velocemente, formarono una volta. Prese forma così un tunnel sotterraneo che dall’ interno giunge fino al mare. Solo una parte è accessibile al visitatore, il resto è regno degli speleologi. Nasce a monte come Quevas de los Verdes e sbocca sul mare col nome Los Jameos del Agua. Morfologicamente, nulla hanno in comune con le nostre grotte (vedi fra tante Frasassi e Castellana),ma questa caverna sotterranea emana una bellezza unica, inquietante ed estrema.
Quando il nostro cavaliere normanno de Bé thencourt ritornò a Lanzarote con altri armati, inaspettatamente, trovò una resistenza piuttosto forte da parte dei Guance. Mentre le grotte laviche si tramutavano in rifugio per le donne, i bambini ed i vecchi, i giovani uomini combattevano strenuamente per la loro libertà. Furono logicamente, sconfitti e la resa divenne ufficiale con il battesimo del re guance Guadarfarya. I suoi ex sudditi non poterono far altro che seguirne l’ esempio.
Per ovvi motivi di sicurezza, (siamo nel XV secolo), la capitale, Teguise fu edificata su quanto già esisteva del villaggio primitivo, in una zona interna; al riparo da incursioni piratesche.
Essa prese il nome dalla bellissima principessa Teguise figlia del re Guadarfarya.
Più gli anni passavano e più fioriva il commercio e le incursioni piratesche si fecero più rare. Così verso il 1618 a Teguise, fu preferita, come nuova capitale Arrecife, sulla costa ad est dell’ isola, antico villaggio di pescatori, quindi sul mare.
L’ ingegnosità di questo popolo trova conferma nel “ loro saper coltivare “, la vite (ottimo il vino Tinto e quello Rosado), ed innumerevoli ortaggi. Essendo l’ isola spazzata continuamente da forti venti atlantici e poveri di piogge, essi scavano grandi e non molto profonde fosse protette da muretti a secco. In queste, piantano viti ed ortaggi e poi ricoprono il terreno tutt’ intorno con lapilli freddi e finissimi. I lapilli hanno la proprietà di trattenere l’ umidità notturna, dando un ottimale apporto d’ acqua alle piante. I muretti le riparano dal vento impetuoso e costante.
Negli ultimi anni anche Lanzarote e la vicinissima isola: Fuerteventura, hanno, dopo Gran Canarie e Tenerife, conosciuto un boom turistico e quindi una certa agiatezza. I frequentatori di Lanzarote però, si differenziano. Sono persone che cercano la natura nella sua espressione più pura ed intensa.
Certo c’è Puerto del Carmen con la sua vita notturna, l’ immensa spiaggia color del sole, i negozi i bar e ristorantini. C’è Costa Teguise, con la sua spiaggia “ la Cucquiara” per la sua particolare forma, Più tranquilla di Puerto del Carmen, ma con locali adatti a tutte le età. Pochi i mega – alberghi, tanti i residence, al massimo di due piani. Tutti con piscine riscaldate. Infatti l’ Atlantico ha il brutto vizio di essere freddino, anche d’ estate, la temperatura dell’ acqua non supera i 18° e la maggior parte dei “ bagnanti” sono nordici.