Vale la pena di spiegare subito.
Non sto inveendo contro il mondo intero, non sto augurando disgrazie a destra e a manca, la mia è solo una riflessione e non credo sia del tutto campata in aria.
Mi spiego.
Scoprire di avere, come lo chiamo io, un criceto nella tetta, non è stato esattamente come scartare un regalo di Natale.
Non c'è come la diagnosi per far sentire la malattia in tutta la sua potenza e allora bisogna capire.
Per prima cosa ho respirato a fondo e mi sono chiesta, partendo dal presupposto che nulla avviene per caso, cosa aveva determinato il problema.
E si, i motivi c'erano, eccome se c'erano!
A partire dal continuo correre, come un criceto nella ruota della gabbia, non riuscendo mai a capire se quel che facevo aveva un senso, un'utilità, una meta.
Proseguendo con la difficoltà dei rapporti umani che, nonostante il mio impegno, scivolavano come sabbia tra le dita, sfumando tracce e contorni di sterili relazioni sociali che non scalfivano mai la superficie dell'anima.
Non facendosi mancare neanche un buon numero di quei colpi che ti mettono in ginocchio e poi con la faccia nella polvere chiedendoti solo: Perché???
E tutte le volte, apparecchiare un sorriso e rialzarsi, leccarsi le ferite alla bell'e meglio e ricominciare, sperando di aver pagato pegno per colpe che non mi è dato sapere e sperare che, forse, le cose miglioreranno.
Beh, 56 anni di questa vita e il Cancro è il minimo che ti possa capitare!
A questo punto cominciano le frenetiche danze.
Bisogna barcamenarsi nelle pastoie della sanità, sperare che medici competenti abbiano anche un fattore umano calcolabile in termini di sorrisi, accoglienza, disponibilità all'ascolto e alla spiegazione, senza terrorismi o pietismi.
Per alcuni, purtroppo, sei solo un Cancro con una persona intorno, ma altri sanno essere davvero un saldo punto di riferimento.
Poi cominciano le visite e gli esami, più o meno invasivi.
Per quel che mi riguarda, quando mi bucano, profondo il mio sangue a destra e a manca, quindi, più volte, sono stata divertita interprete di scene splatter che, avulse dal contesto, avevano una componente comica davvero esilarante.
Ma il peggio è che, dopo essere stata rivoltata come un calzino, non posso più dire di essere “ bella dentro” e questa cosa mi scoccia, mi piaceva vantare una sana bellezza interiore.
Scherzi a parte, in questo turbinante carosello di attese, visite, risultati, consigli e ancora attese, esami, esiti e di nuovo attese, beh, quel che mi ha maggiormente colpito sono state le persone che mi circondavano.
C'è stato chi è rimasto basito e non è riuscito più a guardarmi come prima.
Chi, non riuscendo a gestire la malattia, ha preso le distanze come se fossi contagiosa.
Chi ha pensato ai problemi che avrei procurato.
Chi ha cominciato a trattarmi male per scrollarmi, temendo che mi lasciassi deprimere.
Chi ha saputo darmi un sostegno e una vicinanza così potente da infondermi un'energia enorme.
E chi ha rivoluzionato la sua vita per starmi accanto e ha deciso di affrontare ogni insidia e ogni incognita per non lasciare mai scoperto il mio fianco sinistro.
Così ho visto la trasparenza delle persone, e ho potuto guardarle dentro.
Perché le maschere si sciolgono alla fiamma del Cancro.
Ecco perché lo consiglio a tutti, cambia totalmente la visione della vita, eliminando quelle scorie nelle quali ci sotterriamo ogni giorno.
Pulisce da quel cumulo di escrementi mascherati da buone maniere, di cose dette e non pensate, da cose pensate e mai dette.
Così ho fatto le mie scelte, radicali, come sempre.
Ho deciso di alleggerire della mia presenza chi soffriva troppo per il mio stato, ho deciso di dare a chi non chiedeva nulla, di combattere al fianco di chi ha affilato le sue armi per me, di non arrendermi alla conformità.
Mi sono tagliata i capelli, perché, si sa, le lunghe ciocche fanno un effetto più deprimente quando si staccano dalla testa, mentre qualche cappelluzzo sparso qua e là non sarà una tragedia.
Tra qualche giorno inizio la chemio, penso che non sia una terapia intelligente, la strada dovrebbe essere ben diversa, ma questo passa il convento.
Tra vent'anni mi daranno tutti ragione, solo che io non posso aspettare tutto quel tempo.
Ringrazio il Signor Cancro che mi ha insegnato tante cose, ma spero che le nostre strade presto si dividano.
Sono pronta al combattimento, non so cosa accadrà, non so come sarà giorno dopo giorno la mia battaglia e non so come finirà.
Ma, comunque vada: me la sono giocata alla grande!!!