I due amici posarono i bicchieri sul tavolino e fissarono la porta del bar.
"Eccolo! È arrivato. Puntuale come una bolletta. Ore 10.00 della prima domenica del mese".
"Cavolo, che brutto aspetto. Trasandato, sporco e quel continuo borbottio mette agitazione".
"Guarda bene. Ora si posizionerà davanti al bancone e chiederà due bottiglie di aranciata. Se le farà stappare, ma non le berrà. Poi pagherà con una banconota da dieci euro e pretenderà il resto in monete".
"Miseria, come lo conosci bene. Ci hai mai parlato?"
"Scherzi, lui non parla con nessuno. Emette solo incomprensibili suoni. Una volta mi misi accanto a lui e riuscii a capire solo - Sabbia - e - Bacio -. Nulla di più. Poi mi allontanai, perché ti assicuro che l'odore che emanava era davvero poco gradevole".
"Ma quanti anni ha?"
"Boh, con quell'aspetto è davvero difficile farsi un'idea. Io direi che è sulla trentina, ma potrebbero essere anche meno. Nonostante il barbone, il viso mi sembra tirato. Vedi, ora con le due bottigliette e il resto in monete si dirigerà verso la spiaggia, vicino agli scogli. Appoggerà le bibite per terra e col piede farà tre segni circolari. Poi si metterà in ginocchio per fare un buco, come se volesse nascondere qualcosa, ma di questo non sono sicuro perché, a questa distanza, faccio fatica a vedere. Tempo fa tentai di avvicinarmi, ma mi cacciò un urlo quasi rabbioso e alzò il pugno in segno di minaccia, per cui me ne andai piuttosto preoccupato. Questi matti sono imprevedibili".
"Sinceramente più che matto mi sembra mezzo scemo, ma, forse, è la stessa cosa. Chissà cosa gli è successo in passato per diventare così. Ma non ti preoccupare, la prossima domenica ci penso io. Mi porto un bel binocolo e così vediamo che cavolo combina in spiaggia".
"Ottima idea. Vedrai che il mese passerà in fretta. Anch'io mi sono chiesto se è matto fin dalla nascita o se lo è diventato. E ora, salute a te, caro amico".
"Cin cin. Salute".
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Dopo aver disegnato i cerchi, Simonetta chiuse il buco al centro di uno di essi con un bel po' di sabbia resa scura dall'umidità e, con un velato sorriso, si rivolse all'amico.
"Ecco fatto Carletto. Ora puoi voltarti. Non hai sbirciato, vero?"
In realtà la ragazzina si era posta con il sole alle spalle, affinché il compagno di giochi, osservando l'ombra, riuscisse a indovinarne i movimenti.
"No Simo, sai bene che io non baro" e mentre lo diceva, cercò di nascondere la sua aria soddisfatta.
"Che tonte sono le femmine" pensò, mentre con la mente ripassava i movimenti dell'ombra.
"Ok Carletto. Ora ti faccio la domanda di rito...
-Ecco qua, caro Carletto,
mi sai dire in quale cerchio ho fatto il buchetto?
Se la preziosa monetina troverai,
un bacino mi darai-.
Carletto si voltò cercando di assumere un'espressione più che mai dubbiosa e, con aria titubante, iniziò la sua recita:
"Mamma mia Simo, è davvero difficile. Potrebbe essere il terzo, però ho come la vaga sensazione che sia il primo cerchio, quello di fronte alla scogliera. Fammi pensare ancora un attimo. Dunque, dunque... sì, rischio... è il primo cerchio, lato scogli".
Allora con aria trionfante Carletto andò a scavare nella sabbia e, come da previsioni, ecco la monetina.
"Che fortuna sfacciata. Ma come hai fatto? Ok viene qua".
Allora Carletto si avvicinò a Simonetta e con il cuore che batteva veloce come una locomotiva, appoggiò delicatamente le labbra sulla morbida guancia della giovane amica.
"Furfante che non sei altro. Erano due baci e non solo uno".
"Ma Simo, ti sbagli. Te ne ho dato uno solo. Giuro sulla mia raccolta di soldatini".
"No caro mio. Tu non mi inganni. Per punizione mi offrirai un'aranciata ghiacciata".
Carletto con aria soddisfatta corse verso il bar e saltellando contento ritornò con due bottigliette belle gelate. Allora i due amici si misero a sedere sopra gli scogli per ammirare il gioco delle onde.
Carletto era contento. Voleva bene a Simonetta. Gli piacevano i suoi riccioli e quell'aria impertinente che assumeva quando giocava con lui. Poi, ripensava ai due baci e sentiva come una stretta allo stomaco che non sapeva decifrare. Allora allungò la mano e la appoggiò delicatamente su quella dell'amica.
Simonetta era serena. Le piaceva giocare con lui, si sentiva bene quando erano insieme. Era il suo unico e vero amico ma, in fondo, che senso aveva averne tanti se la felicità la si poteva trovare con una sola persona? Una volta aveva sentito mamma e papà parlare di amore. Allora si chiese la differenza che c'era con affetto, ma, probabilmente, erano cose per grandi. Comunque se l'amore era buono come l'aranciata che stava bevendo, doveva essere una gran bella cosa.
"Ci vediamo qui la prossima domenica?"
"No, mi spiace Carletto, non credo di riuscire. Giovedì vado con mamma all'ospedale. Mi hanno trovato una macchiolina sul polmone destro e i medici vogliono visitarmi bene. Mamma dice di non preoccuparmi e che non è niente, ma per qualche giorno ci fermeremo in ospedale. Facciamo la prima di luglio?"
"Certo Simo. Io sarò qui ad aspettarti, come ho sempre fatto. In bocca al lupacchiotto per la visita".
"Vedrai che non sarà nulla e poi a me i lupacchiotti piacciono e non voglio che crepino".
Carletto guardò gli occhi dell'amica e si apprestò a finire la bibita prima che si riscaldasse.
"Sì, sicuramente Simo era meglio dell'aranciata" pensò, mentre appoggiava la bottiglia vuota su quegli scogli che sembravano un'isola rocciosa in mezzo al mare.