Piangi, perché hanno portato via il tuo burattino di legno; ti hanno lasciato solo il ricordo di ore liete, trascorse con quello strano pupazzo vestito di carta. Gli parlavi e lui ti rispondeva, come lo può fare solo un burattino e ti diceva sempre: “ Sì, brava hai ragione!” E raccoglieva le tue lacrime e i tuoi sfoghi di bambina, come non faceva nessuno.
Ora crepita nel camino di mattoni rossi; il vestitino di bei colori brucia per primo, mentre già il busto, le gambe s’ anneriscono. E Mangiafoco sghignazzando alimenta il braciere.
Non è più!
C’è chi si assicura che non vi sia rimasto nulla, di quel pezzo di legno a te tanto caro: il tuo sguardo pietoso fissa a lungo quel mucchietto di ceneri grigie.
“-Sei grande ormai-“, ti dice la voce perfida ma buona del Gatto: “-Ne compreremo uno più bello-“ fa eco la comprensiva voce della Volpe.
Tu piangi, non dalla gioia lo so: pensi a quanto sono intriganti gli adulti; forse non è una favola la loro vita, o forse ti invidiano la tua innocenza, il fatto che ti accontenti di poco?
“-Quando sarai più grande, -sussurra la Fatina- incontrerai altri burattini e molti vorranno giocare con te; tu correrai e il burattino ti verrà dietro. Troverai piacere nella sua compagnia, avrai tutto ciò che non hai avuto dal tuo pezzo di legno; pur senza fili, lo farai muovere per tuo piacere e godimento. Finché un giorno ti stancherai delle sue moine, delle sue parole, dei suoi salti e come per il burattino di legno, lo precipiterai nell’ angolo più remoto della tua mente, in modo che non risorga più.-“
“-Ricorda, il burattino che ti parlo è l’ Uomo; egli ha il cuore duro come granito e non può essere lavorato come il legno: rimpiangerai il tuo Pinocchio, ma sarà tardi!-“
La bambina annuisce e si appresta ad iniziare la grande scalinata, che la porterà sulle soglie di un grande Amore o di cocenti delusioni.