Sera di un'estate interminabile. Afa da accasciare il respiro.
Seduta davanti alla finestra, R. osservava i vapori dell'asfalto infuocato. Rari, i passanti che camminavano distratti. Anche una cane senza il guinzaglio procedeva lentamente e con la lingua penzoloni.
In un vicolo strettissimo, con un arco che univa due palazzi, un vecchio clochard seduto per terra, beveva avidamente da una bottiglia scura. Finì presto: stizzito, buttò lontano il vuoto che un pedone schivò, destramente. Un rigagnolo scorreva lungo la stradina e bagnava i piedi scalzi del vecchio: un sollievo momentaneo per le povere dita rattrappite.
E l'afa non si attenuava.
Una doccia fredda, ecco. R. si spogliò e rimase a lungo sotto il flusso rigenerante.
Indossò un largo e fresco camicione di lino e si avvicinò, di nuovo, alla finestra accostata.
Scenario immutato: pochi i passanti, il cane si era allontanato ed il vecchio, appoggiato ad un muro del vicolo, si era assopito.
Anche lei si sdraiò su una comoda poltrona e chiuse gli occhi.
Il sole era già tramontato, quando si svegliò. Si affacciò: nessuno percorreva la strada, il cane era sparito ed il barbone continuava a dormire; lo guardò e provò pena e rispetto.
Si voltò per rientrare ma qualcosa la fece tornare indietro: che cosa mai poteva essere quella improbabile nebbia viola che avvolgeva il vecchio clochard? Fissò la foschia roteare piano su stessa e poi, vorticosamente, salire e sparire nell'oscurità.
Scosse il capo: l'afa gioca strani scherzi, pensò.
Guardò nel vicolo: il barbone era scomparso. Un brivido le attraversò il corpo accaldato. Chiuse gli occhi, deglutì con difficoltà e decise di andare a verificare da vicino.
Volò sui gradini delle scale, uscì e raggiunse velocemente la stradina.
Vuota, era vuota.
Si guardò furtivamente intorno ma non vide nessuno.
Ritornò di corsa a casa, chiuse la porta a doppia mandata e si buttò, ansante, sul letto.
Ripensò a lungo al fenomeno ma non trovò una spiegazione logica: quale legge sconosciuta poteva promuovere una simile manifestazione?
Prevalse la stanchezza e si addormentò.
Si svegliò, la mattina, raggomitolata su se stessa. Si alzò con un vago senso di stordimento: perché?
Andò alla finestra, la socchiuse e guardò fuori: pochi passanti, un cane senza il guinzaglio ed un vecchio barbone che iniziava già a bere.
E tanta, tanta afa!
Che strano: come mai il clochard la guardava in modo curioso e le strizzava l'occhio?