Si libera nell’aria un piccolo seme, gentile e delicato, vola, oltrepassa valichi e prati, arriva in un luogo, forse abitato, vuole compagnia per il domani .
Si posa delicatamente al suolo, dolce ristoro di arsura e amore, si fonde e si estende.
Cambia e piano piano con la pazienza del tempo, spunta, cresce e si alza.
Un alberello gentile, un ippocastano, la gioia dei bimbi che giocano con il frutto.
Il tempo passa, l’albero cresce, i bimbi diventano grandi, trovano l’ amore e allora le fronde sono il riparo dal sole e dagli sguardi curiosi..
Le stagioni sono la carezza dell’età, passano e si alternano, danzano come gli uomini, ma il castagno è sempre un vigore. Alto e maestoso con fronde che arrivano al cielo; lo toccano, a volte la luna vi si nasconde. Il sole spesso la trova e l’amore che sboccia gioca con le stelle, una miriade di lucciole : cascata di perle che solleticano la notte.
Come tutte le belle cose, sempre una fine, anche per l’ albero forte è ’ arrivato il suo momento.
Anni sono passati dal piccolo seme, il tempo è imbrigliato nel suo fusto, tanti anni forse 300; oppure anche di più. Non è nella memoria visiva degli uomini , ma nei racconti e il ricordo è ricordo di tanti; forse per questo che molti non hanno reagito e il castagno viene abbattuto per fare largo a qualcosa di brutto.
Rimane l’orma che tiene viva la sua immagine, gli uccelli piangono per il nido abbattuto e l’avidità umana è più forte della poesia.
La vita di un seme e la sua storia , quella di uomini e del tempo, dell’ingordigia e della brama, dell’essere umano che un giorno si troverà senza niente. Senza alberi, senza gioia, senza canti; solo con i suoi pensieri che lo porteranno dentro una notte buia.
Al solo pensiero il cuore si sbriciola in mille pezzi.