La Cattedrale, come tutte quelle che visitai, è immersa in un perenne buio rotto qua e là da fiammelle di infinite candele a testimonianza della fede riposta specialmente nella Vergine.
Le Chiese spagnole ricordano a chi ne varca la soglia il dovere alla sofferenza senza la quale non c’è redenzione. Incutono un reverenziale timore ed un senso di colpa. Perché qualch’ cosa di cui pentirsi sempre c’è nell’ uomo. Non fu la prima ne l’ unica volta che mi sentii trasportata in pieno Medio Evo.
Nella piazza, tra la Cattedrale e il palazzo dell’ Ajutamjent, la domenica, una banda suona ritornelli popolari e ritmati “ la Sardana”. Si formano allora spontaneamente dei girotondi di persone, le più diverse per età ed estrazione sociale, che messi cappotti, borse ed altro, al centro sul selciato, tenendosi per mano, danno vita a girotondi fatti di piccoli passi cadenzati. Anch’ io mi sono unita a loro accettata con la spontaneità giocosa dello spagnolo che cede di fronte al ritmo ed alla sua naturale predisposizione per il divertimento e i rapporti umani. Momenti di inserimento totale ed armonioso.
In una delle strade laterali scoprimmo una volta un ristorante: La Cuinota: la cucinotta. Sbirciando vidi mobili d’ epoca ed un’ aria don chisciottesca che mi rapì. Entrammo e mangiammo in un museo. Pranzo ottimo con maitre in guanti bianchi. Parlammo dell’ Italia, del loro bellissimo paese . Ci scambiammo quasi le identità e alla fine ci fece accompagnare in una visita. Innumerevoli sale con tavole già imbandite per la sera con tovaglie splendenti di lino, porcellane finissime e calici istoriati. Un sogno. E fu un sogno anche il conto, ma aggiungemmo al costo del pasto, ottimo, anche il fatto che l’ avevamo consumato in un luogo antico e colmo d’ atmosfera. Non ci lamentammo perché avevamo trovato una rarità dove si abbinava l’ arte della cucina con quella dei secoli passati.
A Barcellona Gaudì sovrasta tutti e tutto. Da qualsiasi angolatura guardi, se solo sali di pochi metri dal livello del mare, dominano le guglie della Sagrada Famiglia. Si resta ammutoliti dinnanzi a quel monumento alla cristianità.
Non so se Gaudì fosse credente. Il più delle volte le menti eccelse non lo sono, ma ciò non impedisce loro di creare capolavori che la testimoniano. Alla vista di questa ancor parzialmente incompiuta opera di fede dimentichi i lavori in corso, ti senti dolorante come il Cristo emaciato e scarno sulla croce. Ti senti come purificato al cospetto della Natività dispiegata in bassorilievo sul Portale principale. La Sagrada Famiglia la vivi da vicino e da lontano, dal basso e dall’ alto. Nel marmo che ricorda la visita di Giovanni Paolo II, e nei bracci delle gru che tentano da decenni di capire che cosa volesse e come, costruire il Maestro Gaudì. Perché si, Gaudì la Sagrada Famiglia l’ aveva tutta nel cervello e nel cuore, ma lasciò solo abbozzati progetti sui quali basarsi per ultimarne la costruzione; quando già settantenne fu investito da un tram.