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Una fredda giornata d'inverno, di quelle che gelano anima e corpo. Poche persone per la strada tra le quale Narciso, chiamato così per ironia della sorte visto che, per il suo aspetto non proprio accattivante, evitava spesso gli specchi. Sicuramente se il suo viso si fosse riflesso in acque limpide, non sarebbe accaduto, come nel personaggio della mitologia di innamorarsi della sua immagine, tutt'altro si sarebbe spaventato.
Non alto, magro, vicino alla sessantina, occhi grandi e distanziati da un naso aquilino, occhialini tondi alla Camillo Benso conte di Cavour... l'unica cosa che aveva di bello era un sorriso accattivante e dolce, ma non si può sempre ridere, quindi questo suo pregio non era il suo biglietto da visita.
Narciso camminava di buona lena per raggiungere il posto di lavoro, avvolto in un cappotto verde bottiglia che arrivava ai piedi, dando l'impressione a chi lo guardava, vista la sua bassa statura, che fosse un cappotto animato e non abitato da un essere umano. Ma il fine ultimo era quello di potersi riparare dal gelo e per questo andava più che bene.
Sempre puntuale alle 7, 30 in punto il nostro amico metteva piede nel piccolo negozio di giocattoli antichi. La proprietaria, signora anziana, ma presente negli affari, lasciava l'intera conduzione del negozio al suo commesso che ormai conosceva da anni, pensate lo apprezzava e stimava talmente tanto da catalogarlo come un bel signore... tutto dire!
Narciso era ormai diventato amico di tutti i bimbi del quartiere, che non si soffermavano solo all'aspetto esteriore, ma anche a quello interiore, che traspariva nei suoi sorrisi, nella sua premura verso di loro che si fermavano spesso, con il naso schiacciato sulla vetrina del negozio per ammirare i bei giocattoli esposti: castelli con tanto di ponte levatoio, soldatini, cavalli, fortini con soldatini ed indiani all'assalto, ecc...
Non si fermava un momento durante la sua giornata di lavoro, spolverava, sistemava i giochi su scaffali ben in ordine e tra un cliente e l'altro, la sua mente vagava sulle ali della fantasia, si immedesimava in un cavaliere su un cavallo bianco in attesa della sua dama, sicuro che non sarebbe mai arrivata.
Spesso partecipava le sue storie ai piccoli clienti ad uno in particolare Daniel, un bimbo di sei anni che viveva con i nonni, avendo perso entrambi i genitori. Narciso si era affezionato a quel bimbo, il bene era reciproco, gli sarebbe piaciuto avere un figlio così, ma la sua piatta vita ormai era quella ed indietro non si può tornare.
Un bel giorno Narciso fu messo alla prova dal destino, che non sempre ci propina cose sgradevoli. La nonna di Daniel gli fece vista nel negozio, dicendogli che ormai sia lei che il marito erano troppo grandi per seguire un bimbo di 6 anni e che vista l'empatia che c'era tra lui ed il nipote, avevano pensato di dire a Daniel che lui era suo padre, confidandogli che la sua figliola era stata ragazza madre... un tuffo nel silenzio, poi Narciso sfoderò il suo sorriso e senza batter ciglia rispose che era onorato, ora la sua vita avrebbe avuto uno scopo.
Dopo sacrifici e solitudine, per Narciso cambiava la vita, un figlio e come ciliegina sulla torta, un piccolo lascito da parte della proprietaria del negozio, alla sua morte Narciso avrebbe ereditato quel piccolo negozietto che lui aveva sempre amato tanto... |
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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«anche realtà oltre che fantasia
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raccontino fresco e pulito grazie.! (emiliapoesie39)
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la penna scorre tra le tue mani sempre con Amore.. (Bruno Leopardi)
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