Caro amato fratello mio, sono sola come al solito, come tutte le altre mattine. tra breve porterò il piccolo a scuola ed ho
paura. Ti chiederai il perché di questa sensazione, per una consuetudine abitudinaria come questa. Il fatto è caro mio
amato, che al ritorno, quando pedalando verso casa, percorrerò il solito solitario tratto di campagna, quasi sicuramente un
auto mi si accosterà, e un autista molto gentile, si offrirà di darmi un passaggio ed insisterà a caricare la bicicletta, nel
capiente baule della sua auto che come sai da queste parti sono molto grandi e costose .Io cederò e mi affretterò ad
accomodarmi sul comodo e morbido sedile. Lui si inoltrerà in una traversa ancora più solitaria della strada maestra e
magari con la scusa di fumarci una sigaretta in pace, si fermerà in un piccolo spiazzo cinto da cespugli .Senza nemmeno
molti preamboli, dicendomi semplicemente qualche frase compiacente, mi accarezzerà la gamba, raggiungendo presto la
coscia e su fino all’ inguine .A quel punto io sarò già tutta bagnata e mentre lui azionerà il ribaltamento dei sedili io
liberandomi delle mutandine, lascerò che lui scavalcandomi, mi sia tra le gambe col suo duro membro smanioso. Ti
chiederai perché mi faccio accadere questi episodi ormai molto frequenti nelle mie mattine.
Fin dal primo loro approccio, già da quando l’ auto mi si accosta, nasce in me un turbinio di sensazioni strane ma
eccitanti, le stesse che da bambina provavo con te mio caro quando facevamo quei giochi che tu sai e che da parte
mia, non ho mai dimenticato, nemmeno adesso che donna fatta, madre e sposa ho una regolare vita sessuale. Certo se devo
dirti la verità, non ho mai provato con mio marito quelle sensazioni, quel misto di curiosa voglia di fare qualcosa di bello
ma proibito che invece provavo ogni volta che tu ti avvicinavi a me in quel tempo. quando le tue mani velocemente
senza tanti preamboli, spostavano di lato le mutandine, dato che io non volevo toglierle per essere ubbidiente alla
mamma, che mi avvertiva di non farmele mai togliere da nessuno. Tu invece furbescamente ti abbassavi insieme ai
pantaloni le tue e facendo di lato le mie, mi infilavi il tuo pene nella vagina che già all’ ora smaniava per la tua carne di
fratello. Mi sentivo stordita, di uno stordimento che mi portava a sentirmi in un sogno senza tempo, mentre le mie labbra
che anelavano ad un bacio che mai mi davi, sussurravano: abbracciami forte, stringi forte la tua Silvietta. E nel mentre
spiavo con la mia pelle la tua che piano mi penetrava.
Caro adorato fratello Stefano, voglio vederti al più presto, voglio finalmente capire se questa ossessione, può dissolversi
se solo avvero questo mio sogno avveratosi solo in parte ai tempi della nostra fanciullezza. Io ho capito nei nostri rari
incontri di famiglia, che anche tu ricordi e desideri riprovare con me il nostro sogno proibito, anche tu che perfino non ti
sei sposato con nessuna delle tante che hai avuto, mi desideri .Dato che nessuna ti ha regalato quello solo che io come tu
a me ci darà mai.. Nessuno malgrado tutti i miei incontri e devo confermarti, nemmeno uno di quelli che ho col mio
consorte. Ti amo fratello mio e penso che alla lettura di questa mia, c he ti avrà spero piacevolmente sconvolto, seguirà il
nostro incontro. Partirò al massimo fra una settimana( dato che devo sistemare il piccolo, con mio marito. Non gli dirò che
vengo da te, non dirò a nessuno della destinazione del mio viaggio e ti prego se anche tu mi ami dell’ amore che io so di
provare per te, aspettami liberandoti dai tuoi impegni e giurami di non parlare con nessuno della mia prossima
visita. Neppure telefonami nel mentre, io verrò! E tu attendi amor mio.
Stefano andò a letto ma prima, nell'addormentarsi risuonò nella sua mente l’ amata voce della sorella che gli
sussurrava:” attendi amor mio, tra pochi giorni sarò da te e finalmente potremo stare finalmente soli, perché non ho detto
a nessuno che sarei venuta da te amore.
E tutto ciò avvenne, il sogno si avverò da lì a pochi giorni. Accadde il venerdì seguente .Era andato a dormire tardi la sera
prima e così non aveva sentito la chiave che a volte dimenticava sotto lo zerbino( avendo questa abitudine rafforzata dal
fatto che nel piccolo paese laziale dove viveva, non accadevano furti o altri crimini verso gli abitanti, salvo naturalmente
l'omicidio del pittore Pini, accaduto come unica eccezione che comunque confermava la regola appunto.)
Sua sorella, era entrata e vistolo beatamente ancora addormentato, si era data da fare per preparargli l'ottimo caffè che
sapeva fare. fu il suo profumo difatti a svegliarlo, anziché il girare della chiave nella serratura prima e il rimestio
proveniente dalla cucina, dovuto al lavaggio delle stoviglie da lui lasciate la sera nel lavabo.
Aprendo gli occhi, vide il suo dolce viso che si protendeva nel porgergli il caffè posto sull'unico piccolo vassoio
d'argento della casa.
“che sciccheria! esclamò Stefano mentre sorseggiando la buona bevanda, con la mano accarezzava quella piccola e calda
della sorella. Lei sorridente si chinò quindi su di lui per baciarlo leggermente sulle labbra. Stefano sentì il contatto
morbido dei seni, intuendone il tepore attraverso la leggera vestaglia. L'abbracciò attirandola su di se, premendo sulle
turgide labbra le proprie desiderose, le loro lingue iniziarono un lungo discorso silenzioso, si “ parlarono” muovendosi
leggere e lente, per farsi veloci ed avide nell'allungarsi di quel primo bacio di quella che sarebbe stata una lunga dolcissima, giornata d’ amore.
Il bacio si protraeva in veloci slinguate alternate ad altre più lente e pesanti, a volersi gustare in ogni millimetro di pelle, di carne visto che la lingua pare sia solo un muscolo che al pari del membro e delle varie parti di cui è composta la vagina e sì coperto dalla pelle, ma che in quei “ nostri” speciali muscoli con i quali completiamo i nostri atti di sesso, pare così leggera, trasparente, per poterci donare la sensibilità atta a farci “ sentire” al massimo, la carne della o del nostro partner. Adesso Stefano baciava il collo della sorella, con piccoli baci, a labbra strette, ma dalle quali una piccola punta di lingua, andava a toccare con piccoli, rapidi colpetti, la fine pelle di quel collo caldo, sotto la quale pulsava veloce la vena giugulare a sottolineare l’ emozione della donna, che finalmente si donava all’ amato fratello, mentre le sue labbra sussurravano: ” il mio fratello, il mio fratello!”.
Lui l’ aveva presto liberata dalla vestaglietta sotto la quale non indossava nulla, mentre lei gli aveva sfilato la maglietta ed adesso s’ adagiava sul dorso muscoloso con il seno dai turgidi capezzoli che presto vennero succhiati dalle avide labbra e strette dolcemente dai denti che avrebbero potendo, morso tutta quella morbida carne che stava oramai ricoprendo della sua saliva. Presto la lingua di Stefano, solcava la congiunzione delle grandi labbra, per poi tuffarsi nel buco formato dalle piccole labbra, accedendo al caldo nido per il suo uccello rapace che adesso s’ inoltrava potente, nella vagina lubrificata dal desiderio per quel cazzo incestuoso: sogno di tutta la vita. Iniziando a stantuffarle la calda ospitalissima tana con quel membro che adesso aveva raggiunto la durezza massima, pronto ad eiacularle dentro, tutto il suo caldo, abbondante seme, con un urlo roco mentre con ultime spinte estasiate, godeva in quella tanto desiderata vagina, ora riempita dal suo mare di sperma. E dalla di lei gola, un sottile lungo lamento s’ emanava e moriva gemendo con un pronome:” oh mio fratello..”