"Caro Babbo Natale, rivolgo a te questi cupi pensieri alla ricerca di quel conforto che mi è venuto mancare.
So che non esisti, ma in passato l'immaginarti mi ha donato tanta serenità e il mio cuore sa perfettamente quanto io ne abbia bisogno.
In questo periodo dell'anno, la malinconia e il senso di solitudine sono più forti della voglia di vivere e la mia mente si riempie di ricordi e di dolore.
Sono entrata in questa casa – famiglia da cinque anni, sei mesi e nove giorni, ma ancora non mi sono rassegnata al nuovo vivere. Non che io stia male; la camera è confortevole e l'assistenza cordiale e discreta. Però, in questo luogo, ho incontrato una nemica da sempre temuta che è diventata la mia compagna di viaggio.
Quando ero giovane, la vita scorreva veloce come le tumultuose acque di un fiume in piena. Le giornate diventavano sempre più corte, impegnata com'ero nel curare la famiglia, il lavoro e la casa dove vivevo. Non avevo molte amiche e, le poche rimaste, furono presto sacrificate ed escluse dalla mia già piena esistenza. Dormivo poco, non mi piaceva lasciare le faccende in sospeso ed era proprio il riposo la quotidiana rinuncia.
La vita sa essere corta come il fiato di un uomo in fuga e, nel tempo di un valzer, mi sono ritrovata vecchia, senza affetti e speranza.
Nel frattempo mio figlio era diventato adulto, aveva trovato la sua strada e si era costruito una bella famiglia, togliendomi, a poco a poco, quello spazio che occupavo nel suo cuore.
Ora sono qui, barricata in questa stanza, in battaglia contro un nemico invisibile che mi sta lentamente logorando. Le giornate sono uguali, senza i rintocchi di una pendola che scandiscano il passaggio delle ore.
Ho sempre sperato di avere uno spazio tutto mio in questo tempo tiranno, ma ora mi accorgo di non averne più voglia, priva di desiderio al pari di una creatura sbocciata dal nulla, che nel vuoto vuole restare.
Mi piacerebbe perdere la memoria, pulire i ricordi di una vita come si cancellano le tracce di gesso sulla lavagna, ma le gioie che ho avuto sono i peccati che ora devo espiare. Trascorro il mio tempo vicino a una finestra e guardo la natura mutare con le stagioni.
Ne ammiro i cangianti colori e mi immagino una foglia, in balia di un vento amico, trasportata in panorami sempre nuovi, alla scoperta di spazi da esplorare.
Mi manca un po' di affetto, un sorriso amico, una parola che riesca ad aprire un varco in questo mio cuore, gelato dalla brina della vecchiaia. Di notte mi sveglio come se fossi in ritardo dentro a un giorno che sta sfuggendo e mi sento immersa in un abisso di solitudine, che non lascia speranza alcuna. Allora ripenso alle ore insonni, quando ascoltavo i rumori della notte, i fruscii del silenzio dentro quella casa che era il mio regno. Ora non ho più nulla e anche la notte mi sembra una cantante muta.
Sono una regina in esilio, senza castello e senza sudditi, ancorata a una realtà diventata sogno.
Scusami caro Babbo Natale per queste mie tristi parole in un periodo dell'anno così gioioso e colorato, ma voglio terminare la mia lettera esprimendo un desiderio.
Regalami ancora un po' di affetto, la calda sensazione di essere amata da qualcuno, la piacevolezza confortante di un abbraccio e di uno sguardo dolce.
Regalami quel fuoco che illumina la vita. Sono nata dall'amore e accompagnata dall'amore vorrei morire.
Non lasciarmi in un deserto privo di sentimenti.
Vorrei essere di nuovo felice per ogni respiro donatomi dalla vita.
Con tutto il mio affetto... Anna".
George piegò la lettera e la mise in tasca. Ormai non gli rimaneva altro che il rimorso. Con gli occhi, arrossati dal pianto, fissò quella finestra, dove sua madre aveva deciso di trasformarsi in una foglia trasportata dal vento.