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♦ Michelangelo Cervellera |
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Camminava avvolto nel suo giubbotto per le vie del centro, dove luci festonate accentuavano quella frenesia nella gente, che entrava ed usciva dai negozi, celebrando così convulsamente quell'atmosfera natalizia; quel brusio ed il rumore lo infastidivano, sperava solo che quelle festività trascorressero velocemente; questo significava che fosse un asociale, ma ormai il mondo gli aveva insegnato a guardare le cose con un certo distacco: e questo solo perché, ogni giorno la gente ti alitata addosso diffidenza e paure. Vengono definiti tempi moderni, ma la realtà di moderno non ha niente, tutto è solo frutto di un mondo pieno di contraddizioni, nel quale si parla, si ride, ci stringiamo le mani, ci abbracciamo, sempre pronti a distribuire solidarietà a parole, ma pieni di paure, ormai incapaci di provare sentimento positivo. E' questo modo di essere, nel tempo, aveva rivestito il suo carattere di un velato cinismo, e con il passare degli anni, nei suoi occhi gli si era dipinta una certa freddezza, facendo apparire il suo sguardo pieno d'alterigia, smorzata solo da un leggero segno di tristezza; ma questo certo non gli impediva di essere sicuro di stesso; aveva imparato ha non aver bisogno di nessuno. Tutto questo l'aveva anche portato a perdere quell'empatia con la società intera; vederlo e sentirlo, al primo impatto, dava l'idea che il suo cuore fosse di ghiaccio, come quello che ricopriva le strade in quei giorni prossimi al Natale. Ma tutto ciò non significava che non avesse le sue “ amicizie”, le sue frequentazioni, una sua vita sociale; anzi! Quando voleva sapeva rendersi gradevole, pieno di spirito (frutto di un'intelligenza e arguzia) e di cultura, piacevole nell'aspetto, per cui volendo, sapeva rendersi anche un ospite gradito, e anche quest'anno gli inviti non mancavano per celebrare le festività con amici e parenti, per cui ora doverosamente, era alla ricerca dei rituali doni. Tutto questo per lui era e rimaneva solo una “ formalità” a cui era costretto partecipare, e di fare come fanno tutti gli altri, esternando atteggiamenti e sentimenti che non gli appartenevano, affetto, amore, simpatia, cose che con il passare degli anni erano divenute sconosciute, che erano rimaste solo un vago sentore, come ricordi di un bambino. Entrò in quel grande magazzino, con in mente quella parola, forse fu proprio questo che lo portò ad avvicinarsi a quel presepe, messo per attirare la gente, e che lo riportava a quei tempi, quando con suo nonno accartocciava quella carta con colori mimetici che serviva per costruire le montagne, ricordava pure di quanto ci si incaponisse cercando di farle con profili più veritieri, e quanta rabbia, dopo che ci era riuscito, e tutto veniva vanificato dalla mancanza di una giusta proporzione piazzandoci sopra le casette e le statuine, che rovinavano la prospettiva a causa delle loro dimensioni. Guardava e pensava, sorrideva per quel flash di ricordi che lo attraversarono, mentre stava guardando le statuette di quel presepe, sembrò che il mondo intorno a lui svanisse, il suo sguardo si stava focalizzando su quella mangiatoia, e quel bambino che vi era poggiato, assumeva sempre più luce, sembrava andarle incontro, mentre ogni cosa intorno a lui assumevano una dimensione reale, ora quei personaggi apparivano umani. Era difronte a quella stalla, a Betlemme, dove il rumore era svanito, il silenzio si era fatto supremo e le sensazioni prendevano il posto dei pensieri e delle parole; nella notte in quel fantastico scenario, dove la luce di una stella disegnava i contorni di ogni figura, come se volesse svelare la bellezza del mondo intero. Ma ciò che più che emergeva in tutto quello scenario, era la luce degli occhi di quel bambino, che al centro di quella scena, irradiava e materializzava, l'amore e la purezza; al solo guardarli nasceva un senso di pace e di serenità, il suo sguardo scaldava il cuore, sciogliendo l'indifferenza e cancellando il grigiore. Qualcosa di nuovo era accaduto nella sua vita....aveva visto e scoperto un altro mondo. L'urto di un passante lo risvegliò da quell'incanto, si guardarono, e lui rispondendo con un sorriso a significare che era scusato... Un nuovo miracolo a Natale... |
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Racconto letto con molta enfasi, piaciuto! (Patrizia Ensoli)
bellissimo racconto, scorrevole e di grande signif (tiziana rosella)
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