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Predi Musu che divenne Canonico, era un uomo intelligente e di grande umanità, da come se ne parla immagino fosse un gran burlone, lasciò credere ai suoi parrocchiani che avesse dei poteri speciali, tipo: avvitare che i merli mangiassero le ciliegie dal giardino o qualche calamità come l’ invasione delle cavallette. Ancora a Villamassargia se ne parla. Questo raccontino, tra i tanti, lo ricordo, per l’ingenuità di chi credendo, che una preghiera scritta e tenuta come ciondolo al collo, potesse evitare la morte, e lo rendesse immune dalle palatole nemiche. Richiamato in guerra, un “ tale” pensò bene di andare a far visita a Predi Musu affinché gli desse questa benedizione, il vecchio Canonico non voleva saperne, ben conscio dell’ ingenuità di tale richiesta, ma tanta fu l’insistenza e le suppliche che alla fine si arrese dicendo: bene io ti do una preghiera scritta, la dovrai portare sempre con te, ma bada bene, se la curiosità t’ inducesse a leggere la preghierla prima del ritorno a casa, perderà il potere. L’ ingenuo signore, tanta era la paura che provava, non solo promise, ma in guerra, era più coraggioso che altri, tanto era la potenza che attribuiva a sa “ punghedda” questo era il nome in vernacolo del piccolo involucro . Per tre lunghissimi anni combatté con coraggio sicuro del ritorno a casa. Finita la guerra, giunto all’ ingresso del paese chiamato allora “ la croce” perchè in quel punto nel XIV° SEC. gli Aragonesi misero una croce in pietra, il fortunato ex combattente, con ansia, prese sa” punghedda”, con un piccolo coltellino aprì velocemente per leggere la preghiera che lo aveva reso immune dai colpi nemici, aprì il foglietto dove Predi Musu scrisse: Bai a sa guerra, coit ‘ a torrai ca filus de bagassa non di morinti mai! (traduzione – vai in guerra, tornerai presto, perché i figli di putana non muoiono mai!)
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