Sorseggiavo Merlot alla festa dell’ Unità insieme a un compagno dell’ ERP.
L’ ERP era un movimento di guerriglia in Argentina collegato con molti paesi dell’ America Latina.
Il nome di quel compagno non lo ricordo e se anche lo ricordassi non lo direi. Erano i primi anni ’ 80 e Belluno aveva una bella estate, l’ inverno era stato particolarmente nevoso e freddo.
Sandro ed Enrica erano al nostro tavolo e si parlava del CHE, lui raccontava i pessimi rapporti che aveva avuto con l’ Unione Sovietica e di come quest’ ultima non volesse interventi in america latina.
Sentire la storia da chi la viveva era qualcosa di affascinante e così il vino scorreva accompagnato da polenta e luganeghe.
Il partito comunista Boliviano aveva ricevuto l’ ordine di non appoggiare la guerriglia e così la CIA aveva avuto compito facile ad aiutare l’ esercito Boliviano a far catturare il comandante.
Sapevo di alcuni discorsi di Guevara, ma sapevo anche di alcune colpe del CHE, di come punisse chi sbagliava anche con la morte, no la realtà era molto diversa dal mito.
Avevamo finito di gonfiare i palloncini dell’ Unipol per la festa, Consorte non c’ era allora e una serie di operazioni tra cui quella sull’ Universo non erano state effettuate.
Eravamo diversi in tutto allora.
Io ero solo un ragazzo ventenne con la testa piena di sogni in mezzo a dei compagni del nord che mi avevano accolto a braccia aperte.
Sorseggiavo Merlot e avevo promesso alla bella Muriel che le avrei insegnato il tango figurato, io che a mala pena danzavo il valzer, ma la Muriel era bella e il Merlot era sceso leggero.
Il CHE era stato lasciato solo a combattere la sua battaglia, non sapevo che presto sarei rimasto solo anche io a combattere contro i mulini a vento.
Ci alzammo a malincuore da quel tavolo, la mia fascia rossa del servizio d’ ordine al braccio e il concerto dei Nomadi che stava per cominciare e Muriel che non avrebbe imparato il tango da me.