Si colorò di nero anche il cielo malgrado fosse Maggio, il vento gelido pareva il pianto della sua anima, e lei si sentiva come una zombi, erano passati dei mesi ma quel nodulo la stava preoccupando sempre di più, non faceva che pensarci, il suo medico le aveva detto di stare tranquilla e di essere positiva finché non avessero avuto il referto della biopsia e la tac che le avevano prescritto per quel giorno, ma come faceva a stare tranquilla?
Lei se lo sentiva che prima o poi sarebbe scoppiato quel maledetto tumore, ma come faceva a convivere con quella pena che non la lasciava in pace, era stata sempre paurosa e poi c'era anche quel problema che non lo aveva detto a nessuno, non voleva che si preoccupassero per lei, anche le rughe erano più evidenti si era guardata bene allo specchio quella mattina, coprì con un po' di trucco e uscì.
Ma perché proprio a lei, aveva solo 40 anni si ripeteva, si sentiva morire al solo pensiero, lei l'aveva conosciuta la sua amica Stefania, le era stata vicino per molto tempo, se lo ricordava bene, aveva combattuto con le unghie e con i denti, tutto il travaglio della malattia che lentamente la consumava, eppure lei aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra e malgrado tutto era felice... o forse era solo una maschera che si era costruita per non dare a vedere il suo tormento alle persone che la amavano come stava facendo lei.
Alzò gli occhi al cielo, vide un corvo che volava alto, era forse l'uccello del malaugurio? Si era aperta una voragine che la risucchiava di linfa vitale, come se stesse sprofondando in un limbo... vivere, lei voleva vivere, amava la vita.
Meglio non pensarci., le venne voglia de bere un caffè, ne prendeva tanti, la tiravano su e decise di entrare prima in un bar, scrutò dalla vetrina, era poco affollato ed entrò.
Marcella...
qualcuno la chiamava, si voltò, dapprima rimase un po' dubbiosa, non aveva messo bene a fuoco la persona, gli occhi appannati dalla preoccupazione, la vista era anche diminuita ma non si decideva a mettere gli occhiali la facevano apparire più vecchia pensava.
Giorgio ... quanto tempo era passato dai giorni spensierati del liceo. Era stato il suo primo amore, quello che rimane nell'anima anche a distanza di tempo, quello che non si dimentica e nei ricordi rimane quella traccia indelebile con una dolcezza infinita e anche se il loro rapporto si era interrotto per molto tempo erano rimasti buoni amici, sorrise e gli tese la mano
Come stai?
Lo guardò indecisa aveva lo stesso sorriso di sempre, bene grazie e tu? Io ...corrugò la fronte, ricordava quanto le piacesse anche allora quando faceva quella smorfia... un po' di tempo che mi va male, sono separato da poco e la mia storia mi ha segnato...
Iniziarono a parlare come se tutto il tempo non fosse passato come due amici mai persi di vista, quella complicità la confuse e sentì un calore che la pervase in tutto in tutto il corpo, per un attimo si dimenticò del suo appuntamento, si alzò di scatto... scusami devo scappare, lui le trattenne la mano, ora che ti ho ritrovato non posso lasciarti andare ci dobbiamo per forza rivedere... lei lo guardò... va bene ti lascio il mio numero ma devo scappare di corsa anche.
Lo lasciò a malincuore, neanche a lui era riuscita a dire niente, d'altronde era una cosa sua, solo sua. Arrivò in ritardo all'appuntamento del medico e dovette aspettare il turno successivo, dopo circa un'ora la fecero entrare per la tac, era un esame che non aveva mai fatto, la fecero entrare in una specie di tubo, si sentiva soffocare come se la stessero per schiacciare... chiuse gli occhi e anche se avrebbe preferito fuggire da lì rimase immobile.
Si alzi signora., è tutto finito, il referto glielo daremo fra pochi giorni. Ancora pensò lei, devo aspettare ancora