Quel dolore io non lo so dire.
La disperazione che si avverte nei gesti disattenti di chi ha la mente occupata a pensare alla propria sofferenza, si palesa nella rassegnazione che attraversa quelle riflessioni superficiali, tese a minimizzarne l’ importanza.
Quante volte abbiamo preferito tacere il nostro malessere piuttosto che dover dare spiegazioni che non saremmo stati in grado di motivare.
Eppure quel dolore sembra avere una voce propria.
Pare vivere di vita propria.
Quante volte mi è capitato di sentire parlare le persone ed accorgermi che solamente guardandole negli occhi ero in grado di ascoltarle veramente.
Spesso è la paura a parlare, sono le frustrazioni a tenere banco, è l’ ego a voler ostentare la propria ferita, ma se smetto di interpretare e lascio scorrere le immagini davanti agli occhi, allora la comprensione può andare oltre e nel rivelarmi il non detto, mi mette nella condizione di leggere tra le righe quale sia il vero problema.
Ed ecco che mi confessi quel dolore del quale io non so dire.
Ti vedo, ti vedo mentre ti dai un bel daffare a cercare di mandarlo via, a cacciarlo come il più indesiderato degli ospiti, ma lui sa dove abiti e quando s’ accorge che non ne senti la mancanza, ti bussa alla porta senza un minimo di preavviso e si accomoda lì, nel bel mezzo del tuo cuore, senza peraltro essere stato invitato.
M’ immagino cosa si possa provare a convivere con la propria malinconia ad osservarne la presenza desiderando che sparisca, a trovarsela tra i piedi quando la si vorrebbe prendere a calci, a scoprirsi con lo stomaco già pieno del suo voluminoso ingombro da non aver neanche più fame.
Lei c’è anche quando ti sembra sia altrove, te ne accorgi dal disordine che regna nei cassetti dei tuoi ricordi, tu che sei sempre stato preciso, metodico e scrupoloso adesso lasci che le cose trovino la loro strada senza nemmeno renderti conto che sei tu ad averla persa.
Oramai lei si è appropriata della tua vita, dorme da te, con te, lasciando i sentimenti sfatti sul letto da rifare, senza curarsi di tirar su le coperte dopo averti gelato l'anima con l'indifferenza.
Arrivi addirittura a chiamarla per nome e quando ti risponde realizzi che nel momento in cui il buonumore ti chiederà se gli sei stato fedele, non ti servirà a nulla negare d’ averla frequentata, perché lei potrà sempre dire di conoscerti perfettamente...
Eppure quel dolore io non lo so dire.