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Solo uno: l'ultima maledizione

Fantasy

Quando a centodue anni è morto il vicino di casa, eravamo ancora in tanti. Si chiamava Amerigo, ma tutti lo chiamavamo Highlander. Se qualcuno avrà l'occasione di leggere questo diario, frutto della mia disperata solitudine, non saprà di certo chi fosse questo Highlander. Sappiate che era il protagonista di un film degli anni '80, sì, non 2080, bensì 1980, centodieci anni fa. L'Highlander discendeva da una razza immortale, i cui appartenenti, per una profezia di potere, si uccidevano gli uni gli altri mozzandosi la testa a colpi di spada. “ Solo uno...” recitava la profezia, soltanto uno sarebbe rimasto: lui, l'uomo degli altopiani scozzesi, e avrebbe avuto il potere per sempre.

Invece, Amerigo, il nostro immortale, nato nel 1907 agli albori del secolo scorso, era morto davvero, di vecchiaia, come tutti, e io ci scherzavo. Sbagliavo. Ma ancora non sapevo, non avrei mai immaginato.

Proprio questa mattina: 3 maggio del 2090, al mio centoquarantottesimo compleanno, ho sentito crollare il tetto dell'ultima casa rimasta in piedi, proprio quella di Amerigo.

La mia? E' crollata tanto tempo fa. Dopo il terremoto del '47, l'anno in cui è morta la mia prima figlia. La rabberciammo alla bene e meglio, ed è ricrollata nel '76. Io ora abito in un a casa di mia invenzione. Tutti mi prendevano in giro quando iniziai a mettere le bottiglie di plastica da parte nell'orto. Dopo due anni di prese in giro e di paziente raccolta, iniziai la costruzione della mia nuova casa fatta di bottiglie di plastica. Le incollai pazientemente una ad una a gruppi di dodici, furono i miei mattoni, riempiti di schiuma espansa negli interstizi. La struttura fatta in travi sintetici, il pavimento fatto di bottiglie e cemento, all'interno cartongesso e plastica; lasciai tanti lucernai. Bella la luce verde e celeste che filtrava tra la plastica delle bottiglie. All'esterno, sul tetto, quei tappetini flessibili di celle fotovoltaiche e tanti led all'interno. Insomma una casa a bassissimo consumo energetico, brutta, ma efficiente.

Nell'inverno del 2017 mi diedero tutti ragione, ma era troppo tardi per loro, quando mezza Europa andò in bancarotta con ovviamente l'Italia in prima fila, io avevo già messo da parte un poco alla volta scatolette a lunga conservazione, gallette, e quanto si potesse conservare. Resistendo alle proteste dei vicini, avevo già pronto il mio allevamento di galline: tutto questo permise a me e ai mie familiari di resistere a quei terribili anni di fame e di invidia, avendo scoperto che le galline mangiavano di tutto, anche il polistirolo e la gommapiuma, e questo fu una svolta. I vicini venivano a mendicare cibo ma, inflessibile, con un certo senso di sadica rivalsa, davo del cibo in cambio esclusivamente per cose di valore, come oro, gasolio, benzina, favori sessuali, perché no? L'uomo non è di legno. Riuscimmo a tenere un tenore di vita dignitoso, rientrammo persino in casa, quella vera fatta di pietre e mattoni. Dopo questa drammatica cura dimagrante, l'economia si riprese e io tornai al mio vecchio mestiere di programmatore; ormai la pensione era una chimera, finalmente mangiava esclusivamente chi lavorava e produceva.

Ma quando nel 2030 si infiammarono di nuovo i Balcani, la cui scintilla partì ancora una volta dal Kosovo, e si distrussero la maggior parte dei gasdotti, la nuova oligarchia libica si schierò con la lega Araba, chiudendo i rubinetti all'Europa che, endemicamente incapace di prendere una posizione, si trovò inevitabilmente isolata. Fu il colpo di grazia. Insomma, fu un “ tutti contro tutti”, e noi Italiani, ultima ruota del carro, ci trovammo senza energia.

Io, no! La mia casa di bottiglie, no. Non è che scialassimo, ma il caldo c'era, e anche un poco di energia elettrica, riuscivo persino a usare ancora il computer.

Poi arrivò anche il terremoto, colse tutti nel sonno. Persi mia moglie e la mia prima figlia.

Nel 2050, inesorabile, arrivò anche la guerra, quella vera! Ho visto l'ultima mia figlia sciogliersi ed evaporare davanti a me, in un soffio. Morirono tutti.

Fu allora che capii.

Capii l'atroce scherzo che il destino mi aveva riservato. Sono un condannato alla vita, come l'Highlander, l'ultimo degli immortali.

Che atroce condanna. Cento volte ho tentato di morire, ma invano: per una terribile maledizione sono ancora vivo, mentre tutti sono morti. Quante volte ho chiesto perché, quante volte ho chiesto la grazia della morte. In lacrime, in ginocchio, strisciando, piangendo, persino imprecando ho chiesto grazia a questo Dio sordo. Ma le mie suppliche vagano nel silenzio, inascoltate. “ Tutto è vanità” recita Qoè let, figlio di Davide, nella Bibbia, e nulla ha più importanza ormai, ho smesso di pregare. I giorni dal cielo viola sono tutti uguali. Come una maledizione senza tempo, ho smesso ormai di contarli.

Ora lo so, ne sono certo: Dio non esiste, è un'invenzione. Non sarebbe possibile, per quanto cattivo io fossi, che io sia rimasto da solo all'inferno.

Ercole De Angelis 18/02/2013 15:35 1291

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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wow....apocalittica.... (You Don’t Know Me)

Complimenti per la fervente fantasia,sinceramente. (rita iacobone)





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