Sono una che negli anni ’ 20 sarebbe stata definita “ maliarda”. Attiro gli uomini con il mio fascino, li irretisco nella mia rete, fatta di lusinghe, promesse di paradisi altrimenti irraggiungibili, alimento i loro sogni di grandi seduttori, blandisco la loro intelligenza, per lo più mediocre, insomma soddisfo il loro ego, che normalmente risulta più grande del loro pene.
Rispetto alle mie omologhe del passato, che riuscivano ad accumulare ricchezze e gioielli seducendo perdutamente principi, nobili ed industriali, devo ammettere che la mia fortuna, in tal senso è stata veramente scarsa. Ma questo purtroppo dipende dai tempi attuali, c’è crisi anche in questo settore. Oggi ti può capitare il pensionato benestante o l’ imprenditore, che poi al dunque risulta pieno di debiti, oppure il marito in carriera che però scopri frustrato e dipendente da una moglie ricca, egoista e nevrotica. Ho scoperto, in molti casi, che la mia attività può essere socialmente utile, infatti spesso capita che la moglie tradita riscopra nel marito fedifrago un fascino che aveva sepolto, cancellato dai numerosi tradimenti che a sua volta gli aveva inflitto senza sensi di colpa, tanto era lei a tenere stretto il cappio del potere al’ interno della coppia.
A tal proposito voglio raccontarvi la storia della mia ultima vittima.
Hugo, a cui gli amici avevano affibbiato il nomignolo di Boss, parafrasando il noto profumo, era un uomo che a prima vista mi era sembrato dotato di una sensibilità fuori del comune, appariva quasi ingenuo nel suo modo timido ed imbarazzato di porsi, tanto che questo particolare mi aveva sconcertato. Noi maliarde non amiamo colpire gli esseri indifesi, non c’è gusto! Era un uomo pieno di fragilità ed insicurezze dovute principalmente al doloroso rapporto di sudditanza che subiva da oltre trent’ anni, con una moglie bella, ricca, potente e soprattutto egoista. In tutti gli anni del loro penoso matrimonio, non aveva fatto altro che tradirlo con uomini più importanti di lui, umiliandolo e inducendolo a credere che la vera colpa dei suoi tradimenti ricadeva proprio su di lui, sulla sua inadeguatezza economica e sessuale.
E più lei lo tradiva e più in lui aumentavano i sensi di colpa, si arrabattava come meglio poteva sul lavoro per fare carriera, per poi venire colto dallo scrupolo di dedicare poco tempo alla sua bella, che nel frattempo sapeva come riempire i vuoti lasciati dal marito. Insomma, ci crederete o no, quest’ uomo mi fece veramente pena e decisi, ovviamente a modo mio, di aiutarlo Lo incontrai che, come un gattino smarrito, vagava sui vari siti d’ incontri, dove primeggiava una mia foto in cui risultavo estremamente affascinante e alla quale lui non seppe resistere. Dopo il solito banale scambio di romanticherie, dopo le tenere confessioni di sogni sepolti nei cassetti del cuore, lui volle incontrarmi. Tutto fu come da copione, rose, sorrisi, pranzo su una terrazza in cima ad un grattacielo, per vivere con me l’ emozione di stare in mezzo alle nuvole, mi confessò. Poi al momento dei saluti un imbarazzato bacio sulla guancia che non terminava mai, almeno così mi sembrò. Confesso che tornai turbata a casa e stupidamente felice. Mi guardai allo specchio e rimproverai quello sguardo da ebete che lo specchio mi rimandava. Ma che cavolo stavo facendo? Proprio io, la maliarda mi stavo perdendo dietro fantasticherie come un’ adolescente! Ripresi il controllo sulle mie emozioni e al secondo incontro decisi che era giunto il momento di dare un po’ di coraggio a quel ragazzo, di aumentare la sua autostima. Al solito momento dei saluti lo guardai profondamente negli occhi e le sue labbra cedendo ad una forza irresistibile come una calamita si spostarono lentamente dalla guancia alla mia bocca in un bacio, prima dolcissimo e delicato, poi sempre più profondo e sensuale. Le nostre bocche sembrava che si fossero sempre conosciute, il suoi occhi brillavano di felicità ed i corpi di secondo in secondo s’ incollavano come due pezzi di un vaso spaccato a metà. Tutto questo avveniva nel mezzo di una strada, ma non esisteva più lo spazio intorno, i nostri corpi riempivano il mondo intero, senza lasciare nemmeno un centimetro per persone o cose. Fummo risvegliati bruscamente da un forte rumore di lamiere. Due macchine si erano buffamente tamponate, proprio per guardare noi. Non so quanto tempo fosse trascorso da quando avevamo iniziato il nostro interminabile bacio, ma neppure il tempo aveva più importanza in quel momento.
Nei giorni seguenti la rete che gli stavo tessendo intorno divenne sempre più fitta, mi mandava continuamente messaggi che traboccavano amore per me e noia per la vita che comunque continuava a condurre accanto ad una donna, con la quale sentiva di condividere nulla di più che l’ aspetto economico. Già perché, la scaltra signora, negli anni aveva accumulato un bel po’ di soldini ed immobili dei quali era l’ unica amministratrice . Hugo sembrava veramente innamorato mentre mi scriveva “ la mia poesia sei tu, sei tu che stimoli la mia fantasia, ci sei tu nei miei pensieri da quando mi sveglio la mattina fino al sorgere di un nuovo sole.....senza interruzioni........è un pensiero ricorrente che il cuore fa continuamente salire nella mia testa”. Quando c’ incontravamo bastava il solo sfiorarci per provare emozioni che offuscavano la mente e facevano tremare i corpi.
Temetti, a questo punto il peggio, che puntualmente accadde, avevo così fortificato il suo ego che egli osò accennare di noi alla dolce consorte. Tuoni, fulmini e saette! Improvvisamente la signora guardò con occhi diversi il suo maritino e vide che in fondo era un uomo ancora piacente, ma soprattutto capì che le stava sfuggendo di mano l’ oggetto principale su cui poteva esercitare il suo egoismo. Mise in atto tutto il suo potere e le sue arti, lo insultò, lo ricattò, fino a quando non raggiunse l’ apice confessandogli, tra le lacrime, di essere ancora innamorata di lui e pregandolo di non distruggere una famiglia e tanti anni d’ amore….d’ amore? Contrariamente a quanto si possa pensare, fui soddisfatta di quello che era accaduto, avevo raggiunto tre scopi: primo, mi ero liberata di un innamorato mieloso e senza spina dorsale, secondo, avevo fatto risorgere l’ interesse (chiamarlo amore mi ripugna) in una coppia, scoppiata da anni e terzo, e forse più importante, avevo capito che la mia carriera da maliarda volgeva ormai al termine, il mio animo stava diventando troppo tenero.
Se qualcuno dei lettori a questo punto dovesse pensare che la vera vittima in tutta questa storia, quella manipolata, sedotta e abbandonata - come in un famoso film - sia stata io, beh, si sbaglia di grosso. Noi maliarde abbiamo un cuore grande e generoso, tanto che possiamo donare amore a tutti, ma questo stupido muscolo, lo abbiamo ricoperto, fin da bambine, con una particolare corazza fatta di un metallo speciale che non si corrode nemmeno con le lacrime dell’ anima.