Anche quell'anno era arrivata l'estate! Lo percepivo dalla luce, dal calore che avvolgeva sempre la mia pelle e dalla libertà, di scorrazzare per strada dopo cena, scugnizzi con le gambe magre e le mani sporche, inventavamo giochi di corse ed inseguimenti, e solo le voci delle mamme che ti chiamavano a gran voce dai balconi, quando la luna era già ben visibile nel cielo, ci inducevano a fermarci, la stanchezza che quasi faceva tremare le gambe e l'attesa del tormento del bagno caldo prima del nostro pigiamino di cotone leggero e prima che il sonno ci consegnasse ai sogni. Poi arrivava il periodo del caldo soffocante, quello che ti faceva trascorrere i pomeriggi a sussurrare negli androni freschi dei palazzi, a giocare a noccioli di pesca o con le bambole, ché fuori il sole ci avrebbe sciolto come quel pezzo di ghiacciolo colorato caduto dal bastoncino che era diventato solo una macchia verdastra piena di formiche. Anche quel periodo passava e seguivano giorni di grande movimento, le mamme che preparavano valigie di abitini leggeri e costumi, scatoloni di conserve, lenzuola stirate lasciate ammucchiate sulla scrivania, e l'aria si faceva elettrica, smuovendo quell'afa che addormentava anche pensieri.
Poi una mattina la mamma veniva a svegliarti presto, che fuori era ancora buio :” Anna, alzati, andiamo”. Mi affacciavo alla finestra spalancata ed il mio babbo era lì, di sotto, a caricare su una Cinquecento, valigie, scatoloni, ombrelloni, sdraio! Il primo agosto! Si partiva per il mare! Ne avevamo sentito parlare ma da bambini senza tempo non avevamo tenuto conto dei giorni che scorrevano sul calendario! La mia bambola preferita, un paio di calzoncini ed una camiciola leggera, il libro dei compiti per le vacanze ed ero lì pronta, sotto casa, con una strana eccitazione dentro, guardando la strada ed alcune luci delle case già accese, anche i miei compagni di giochi quel giorno sarebbero partiti!
Stretti in un auto che a riguardarla oggi ti chiedi come potevamo starci, in coda sull'autostrada, sotto un sole che arroventava le lamiere ed a poco serviva tenere i finestrini aperti, ci muovevamo piano, su strade che non conoscevo, giocando ai giochi delle parole, o alla ricerca delle auto di un colore stabilito, ma poi finivi inevitabile per chiedere, una volta ancora :” Mamma, ma quanto manca?”.
Il sonno che mi avrebbe aiutato a far trascorrere prima quel tempo interminabile non ne voleva sapere di arrivare, ma da quante ore eravamo in viaggio? E perché così lentamente? Ma infine arrivavi, e le strade del paesino di mare ti erano familiari, il negozio con i giochi che profumano di gomma, gli aeroplanini da montare, un salvagente colorato che occhieggiava appeso all'entrata di quel mondo di delizie, e le giostre, nella piazza! Ecco, ricordavo perfettamente il sapore della vacanza! Ancora un piccolo sforzo, scaricare l'auto di tutte le masserie, infiniti viaggi a portare nella casa sommersa di luce e profumata di sale tutto ciò che avevamo portato con noi, sistemare la spesa negli sportelli della cucina poi la voce della mamma :” Andate pure, finisco io qui, Anna, il tuo costume è appoggiato sul lettino, vai con il babbo, vi raggiungo dopo”, il segnale, in un istante ero pronta, per mano al mio eroe, all'uomo che più amavo al mondo, ed io ero la sua principessa, e poi la spiaggia, immensa, colorata di ombrelloni, assordante di voci, di profumi di olio abbronzante, di bambini festanti, di thermos di caffè, sdraio, teli colorati appoggiati sulle corolle degli ombrelloni ad asciugare e mamme che urlavano a bambini scatenati di uscire dall'acqua che erano diventati blu!
Guardavo con curiosità i volti di quei bambini, molti sarebbero diventati miei compagni di giochi per quel lungo mese d'agosto, ma continuavo a tenere stretta la mano del babbo, avevamo il nostro posto noi, poco più avanti da quella confusione, allo sbocco di un fiumiciattolo di acqua dolce dove saremmo andati a caccia di girini nei pomeriggi infiniti nell'attesa di poter fare il bagno dopo il pranzo. Arrivati, lasciavamo i teli su un cespuglio a scaldarsi al sole, le ciabattine di gomma allineate vicine e finalmente mare! Finalmente l'acqua che rinfrescava la pelle accaldata, e quel sapore di sale se ti leccavi le labbra, finalmente quella scossa alla base della nuca quando ti immergevi ed i capelli cominciavano a fluttuare come alghe intorno al viso. Giocavamo a riva, passavo nuotando sott'acqua in mezzo alle sue gambe, mi sollevava sulle spalle per farmi fare dei tuffi altissimi! Poi... “ andiamo a nuotare nel sole?” seguivo il suo sguardo, il riflesso del sole che stava tramontando era lontanissimo, quasi sulla linea dell'orizzonte, non sapevo ancora ben nuotare anche se non mi faceva paura la vastità del mare, ma ero con lui, con il mio eroe e la sfida era fantastica! Ci tuffavamo come delfini fino a quando riuscivamo a toccare con la punta dei piedi la sabbia, poi il mio babbo cominciava a nuotare ed io appoggiando le mie mani alle sue spalle battevo i piedi, di tanto in tanto ci fermavamo, ed io galleggiavo da sola, il sole sempre più vicino, riprendevamo poi la nostra nuotata ed improvvisamente il mare diventava d'oro, tutto brillava, sulla pelle, tra le ciglia degli occhi attraverso le gocce imprigionate il sole si spezzettava in una miriadi di colori! Restavamo lì a galleggiare, gli occhi chiusi, le braccia aperte il sole sul viso fino a quando non sentivo la morsa del freddo :” Stai diventando blu, Bimbetta, torniamo indietro” la sua Bimbetta, i nostri bagni, quel rincorrere il sole nell'acqua ed al ritorno la mamma, a riva con gli occhi sgranati :” Non vi vedevo più!” e con il telo caldo di sole che mi abbracciava. Sì. Era arrivata l'estate, la stagione più bella della mia vita.