La nonna si chiamava Catherine e abitava alla periferia di Parigi in rue Victor du Jardin 8 e Françoise incominciò a chiedersi come avrebbe fatto per arrivarci. Non aveva più un euro per prendere un taxi o l'autobus o la metropolitana. Anche se Parigi era bellissima incominciò a sentire un senso di smarrimento, sentiva l'ansia crescere dentro di se. Era stanca per il lungo viaggio, affamata e adesso... il piccolo Paul (aveva deciso di chiamarlo come suo padre) si era messo a strillare. Forse aveva fame, oppure reclamava il cambio del pannolino o... forse tutte e due le cose. Si sentiva stressata... stanchissima.
Era anche confusa... come avrebbe fatto a registrare il piccolo Paul come suo figlio? Bisognava andare al comune, all'ufficio anagrafe? Françoise non capiva un accidente di niente di queste cose burocratiche. Sua nonna... lei si che capiva tutto e sapeva come fare. Già...ma il difficile adesso era arrivare a casa della nonna. Per prima cosa decise di cambiare il pannolino al piccolo (era rimasto con l'ultimo pannolino Lines) e per questa operazione si recò nella sala d'attesa, poi andò al bar della stazione per farsi riempire il biberon d'acqua calda e così potere preparare il latte.
Il bar era super affollato... una marea di gente si accalcava per le ordinazioni. Era una folla variopinta e multietnica. Fumo da non vederci e... aria irrespirabile. Si sentì perduta, nessuno la lasciava passare, la guardavano come se fosse stata un'aliena e il piccolo Paul un marziano.
Si sedette su una sedia vuota e cocenti lacrime incominciarono a sgorgare dai suoi occhi mentre il piccolo esserino continuava imperterrito a strillare. Desiderava vivere il piccolo Paul e reclamava la sua pappa.
Mentre piangeva silenziosamente e disperatamente Françoise si sentì toccare una spalla, si girò e vide gli occhi più azzurri di tutto l'universo. Non era possibile!...non poteva essere LUI... Nicholas, il suo grande amore dei tempi dell'adolescenza... La favolosa estate dei suoi quindici anni. Osservò le sue mani, le unghia sporche e rosicchiate, le dita macchiate di nicotina. Osservò i suoi pantaloni logori, la sua camicetta macchiata, i capelli arruffati e... si sentì sprofondare per la vergogna.
Da molto tempo non aveva pensato a lui. C'era stato un periodo in cui il pensiero e l'immagine di Nicholas erano parte integrante di lei e ne permeavano ogni fibra. Nicholas era il figlio dei vicini di casa di nonna Catherine. Ricordò il primo batticuore, il primo bacio... le passeggiate romantiche. E adesso lui si era materializzato davanti ai suoi occhi, come un Angelo disceso dal cielo per aiutarla.
“Franç oise... tesoro, cara! Ma dove sei stata? Ti ho cercata... sai?! E questo tuo frugoletto...è bellissimo. Vedo che ha fame e... anche tu mi sembri affamata. Stai qui tranquilla, vado a comprare qualcosa da mangiare per te e mi faccio riempire il biberon di acqua calda per preparare la pappa a questo signorino”.Dopo che Françoise finì di mangiare e il piccolo Paul fu nutrito a sufficienza, Nicholas la prese per mano e la condusse nella sua automobile. Dopo averle aperto lo sportello e averla fatta sedere le disse:” E adesso... se tu vuoi, puoi raccontarmi tutto”...
Lei si mise a parlare, prima con un po' di reticenza e poi... sempre più speditamente. Raccontò dei suoi avventurosi cinque anni in giro per l'Europa e poi la permanenza a Roma, parlò delle cicche raccolte da terra per fumare e di quando cantava la Marsigliese per guadagnare qualche spicciolo. Parlava a ruota libera... Raccontò tutto senza omettere nulla, fino al giorno in cui trovò la borsa con il bambino dentro e decise che il piccolo sarebbe stato “ suo figlio” e della decisione presa di ritornare a Parigi. Finalmente si sentì più libera e rilassata.
“Povera cara... ma adesso ci sono io accanto a te... non dovrai temere più niente e il piccolo Paul ha trovato anche un padre”. Lei lo guardò sbalordita...
“Certo... non ti sembra più logico che il piccolo oltre a una mamma, abbia anche un papà? Domani andrò a registrarlo come nostro figlio e adesso vai un po' nel bagno a ripulirti un po', pettina i tuoi splendidi capelli e poi ti accompagno dalla tua meravigliosa nonna Catherine che sarà felicissima del tuo ritorno”...
In mezzo a un bel giardino, sorgeva un villino le cui mura bianche risplendevano al sole di maggio. In un angolo del giardino vi era un pergolato tutto in fiore, sotto il quale sedeva una signora anziana dal viso nobile e gentile. Tuttavia la sua espressione lasciava trapelare un sentimento d'inquetudine. Spesso si alzava per raggiungere la porta del giardino e guardava lontano nella strada (sembrava in attesa di qualcuno)...poi ritornava a sedersi. Da qualche giorno ormai era presa da un'ansia irresistibile.
Il tempo era bello e l'aria odorava del profumo degli alberi fioriti. La magnifica vegetazione e l'atmosfera di quella radiosa sera primaverile le mettevano nel cuore una speranza: la speranza di rivedere la nipote Françoise... sentiva che sarebbe tornata. Da quando era fuggita, circa 5 anni prima, non aveva fatto altro che aspettarla... Era sola madame Catherine, l'unica parente che le era rimasta era la nipote Françoise.
Chiuse gli occhi e il passato fece ritorno nella sua memoria dandole angoscia... Ricordò il poliziotto che dieci anni prima era venuto a portarle la drammatica notizia dell'incidente che avevano subito la figlia e il genero. Erano andati a trovare degli amici e al ritorno la loro auto era stata letteralmente schiacciata da un tir. Françoise non era con i suoi genitori e... così si era potuta salvare. Povera bambina, a soli 14 anni era rimasta orfana. Meno male che c'era lei... nonna Catherine. Si era presa cura della ragazzina dandole tanto amore e conforto. Non era stato facile... Françoise si era chiusa in se stessa e non voleva comunicare.