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Alba

Giallo e Thriller

Gaspare Fascetti era una persona colta, gli piaceva leggere e scrivere poesie, intendiamoci era un passatempo, il primo a non prendersi sul serio come poeta era lui, ma gli piaceva e nei momenti liberi scriveva, la cosa lo rilassava molto.

Gaspare Fascetti era colto e poliziotto.

L’ ispettore Masi era giovane ed aveva tanto entusiasmo, ma quello da solo non basta, ci vuole “ stomaco in questo mestiere”, pensava il commissario Fascetti guardando la faccia stravolta di Masi, certo non era un grande spettacolo quello che avevano davanti, anche il dottore che pure ne aveva viste di cose, era un po’ scosso, lui no, lui non provava grande sconvolgimento nell’ osservare quella messa in scena bestiale che aveva di fronte, no nessuno sconvolgimento solo una leggera rabbia e una calma ricerca di concentrazione perché sapeva che era quella la cosa che più serviva in quel momento, concentrazione.

L’ aveva detto mia moglie, ma dove vai “ Tonino” da solo nel bosco lascia stare i funghi, ci andrai quando il tuo amico Gianni sta bene, da solo non voglio che tu ci vada!

Io avevo insistito, non ero poi così rincoglionito da non essere nemmeno capace d’ andare per funghi da solo, d’ accordo ero in pensione dopo quasi quarant’ anni di fabbrica, ma non ero rimbecillito, così ero andato nel bosco a far funghi e nel bosco l’ avevo trovato sdraiato, si fa per dire, ai piedi di un albero.

Il dottore si avvicinò al commissario e con un filo di voce gli disse, “ Gaspare e con questo fanno quattro”, la mano è la stessa di certo e poi la posizione, i tagli e il segno sulla pancia, queste cose non le hanno pubblicate non può essere uno che “ imita” è di nuovo lui. Fascetti annui all’ affermazione del dottore e con un cenno lo salutò e seguito da Masi si avviò verso il sentiero che portava fuori da bosco,

“ Che ne pensi” domandò, Masi che aveva ripreso colorito disse pronto:

“è lui, è quel maledetto maniaco”, Fascetti annuì, “ bene quando arrivano gli esami portali da me e scopriamo al più presto di chi si tratta”, fecero il resto della strada in silenzio fino all’ auto che li aspettava appena fuori dal bosco.

Masi era seduto di fronte al commissario e gli stava dicendo le cose che erano riusciti a sapere, la tecnica era certo la stessa, aveva usato il solito coltello elettrico e come i precedenti tre non era certamente stato ucciso lì dove l’ avevamo trovato, non c’ erano tracce di sangue, nemmeno una goccia, anzi proprio non c’ erano tracce di nessun tipo. Il cadavere dell’ uomo era stato disposto come sempre in posizione supina ed era stato fatto a pezzi come gli altri e i pezzi disposti a ricomporre il corpo come un assurdo e terrificante manichino.

In alto la testa staccata dal tronco, così come le braccia e le mani e giù le anche e poi i tagli sotto alle ginocchia e alle caviglie e nemmeno una goccia di sangue.

Il tronco aveva il solito taglio a croce, fatto probabilmente con un lama grossa e ben affilata, che partiva dallo sterno e finiva quasi all’ attaccatura del pene e dall’ uno all’ altro capezzolo, l’ uomo o il macabro burattino di carne che era diventato, era come gli altri, completamente nudo.

Masi aveva fatto fare gli esami dalla scientifica, ed era risalito all’ identità dell’ uomo, anche lui come gli altri sulla “ sessantina” e aveva convocato gli unici familiari che pareva l’ uomo avesse, ovvero la moglie e la figlia, per il riconoscimento.

La donna aveva un’ aria stanca, doveva essere stata anche una bella donna un tempo, ma adesso aveva solo quell’ aria stanca che hanno quasi sempre le persone che vedono scappare la loro vita e non sanno o non vogliono rincorrerla per riprenderla, la figlia invece era così amorfa, insignificante, senza nemmeno un filo di trucco, quanto avrà avuto ventitré, venticinque anni, ne dimostrava quaranta sia nel fisico che nel modo di fare, Fascetti si sentì dire “ Signora mi spiace non è certo uno spettacolo piacevole, ma bisogna che lei proceda al riconoscimento”.

La donna annuì asciugandosi leggermente gli occhi, e sorretta dalla figlia si avviò verso la camera mortuaria dove avevano ricomposto il più possibile il cadavere, “ Signorina, lei se vuole resti pure fuori”, disse il commissario rivolto alla ragazza, lei con un cenno fece capire che non importava ed entrò con la madre.

Il riconoscimento fu un po’ straziante la donna si sentì male e dovettero portarla fuori i due piantoni, così fu la ragazza che confermo l’ identità, “ Sì, è mio padre” disse e poi senza aggiungere altro uscì.

Il commissario cercò per quanto possibile di calmare la donna e promise che avrebbero fatto di tutto per fermare questo maledetto maniaco e mentre lo diceva sapeva molto bene che sarebbe stato quasi impossibile trovarlo, se continuava ad essere così meticoloso ed efficiente nel non lasciare alcuna traccia.

Alba era un bel nome.

Le piaceva quel nome, era una delle poche cose che le piacevano del suo mondo.

Alba aveva deciso sei mesi prima che non avrebbe più sopportato, che avrebbe interrotto il suo tormento, ma che lo avrebbe fatto in modo lucido e senza appello.

Rimorchiare Cristiano non era stato difficile, Alba non era una bellezza da copertina, ma sapeva “ sistemarsi” bene e sapeva come piacere agli uomini, quindi non era stato difficile finire a letto con Cristiano, né fare il calco delle sue chiavi, gli uomini dopo che hanno scopato, quando ti hanno riempita per bene di sperma, non pensano ad altro che a fumare e dormire, e Cristiano non faceva eccezione.

Lo agganciò su internet, la foto che aveva messo sul suo profilo era quella di una ragazzina di dodici, tredici anni, e in pochissimo tempo aveva raccattato una selva di “ amici” alcuni coetanei “ veri” altri finti, Alba lo capiva dai loro discorsi, alcuni in particolare erano evidentemente persone di una certa età a caccia di ragazzine.

Individuato il tipo lo aveva imbrigliato per bene, fino a farlo praticamente dichiarare, lui le aveva detto (quasi) la sua età e lei aveva fatto capire che non importava, così era scattata la proposta di un appuntamento.

Il primo appuntamento Alba lo aveva sapientemente mancato, lo aveva lasciato lì su quella panchina nel parco ad aspettarla, ed intanto lei da lontano ne aveva spiato le reazioni e lo aveva visto bene in faccia, era come lo aveva immaginato, un uomo sulla sessantina con la faccia da bavoso maniaco.

Inventò una scusa per il mancato appuntamento e ne fissò un altro, stavolta in un posto molto meno frequentato e sull’ imbrunire.

Il “ porco” non chiedeva di meglio ed aveva accettato senza alcuna remora.

Quando gli piombò in auto, lui era lì che aspettava pazientemente la ragazzina dodicenne, vide sul suo viso una espressione di sorpresa, ma anche di malcelato interesse verso la vertiginosa minigonna che indossava, inventò una scusa molto banale del tipo “ la mia amica non è potuta venire, ma mi ha mandato qui per portarti in un altro posto dove lei ti aspetta, sai ha paura che i suoi lo vengano a sapere..”, lui sembrava un po’ titubante ma alla fine avviò l’ auto nelle direzione che gli aveva indicato.

Lui guidava e continuava a lanciare sguardi sempre più insistenti alle gambe messe bene in mostra, ed inevitabilmente alla fine le poggiò una mano tra le cosce, lei lo lasciò fare lanciandogli sguardi d’ approvazione, poi quando vide che era abbastanza eccitato lo fece accostare in una piazzola molto isolata lungo la strada. Lui fermò la macchina e le si rovesciò letteralmente addosso e prima che se ne rendesse conto si ritrovò con una siringa piantata nel collo, il dolore della puntura fu l’ ultima cosa che avvertì.

Il vecchio mattatoio era spettrale ancora di più se guardato a testa in giù e con un nastro adesivo che ti chiudeva la bocca e ti serrava i polsi, ci mise un po’ a capire il perché di quel peso alla testa e quando se ne rese conto e cominciò a dibattersi e urlare ma dalla sua bocca uscivano solo mugolii, era nudo ed appeso a testa in giù come un animale.

Alba si avvicinò all’ uomo appeso per i piedi al gancio del paranco a catena, sì sembrava proprio quel che era, un maiale, Alba non aveva più niente della bella ragazza che era entrata nell’ auto dell’ uomo. Indossava guanti di gomma e una tuta le copriva interamente il corpo, di quelle usa e getta, anche le scarpe erano rivestite così come la testa e un grosso paio di occhiali trasparenti da lavoro le coprivano gli occhi. Osservò con piacere il terrore negli occhi dell’ uomo che si dimenava e cercava di gridare. Gli si avvicinò e con un gesto rapido recise, con il minuscolo bisturi che impugnava, la carotide e con un altro colpo la giugulare.

Ripensava alla fortuna che aveva avuto nell’ incontrare Cristiano con il suo lavoro di guardiano, faceva il giro anche dal mattatoio e ne aveva le chiavi.

Lo avevano chiuso quasi un anno fa, ma tutto era ancora funzionante, era solo deserto e questo era favoloso!

Era stato quando lui le aveva parlato del posto, di come si avvertisse ancora forte l’ odore della morte, che le era venuta l’ idea, ed adesso eccola qui ad aspettare che anche l’ ultima goccia di sangue abbandonasse quel corpo, lo avrebbe di nuovo adagiato sul carrello e poi messo sul bancone, lo avrebbe sezionato e sul petto avrebbe tracciato una bella croce.

Farlo a pezzi non era una perversione, ma una necessità non avrebbe avuto la forza di portarlo intero, ma a pezzi...

Era un posto sicuro il mattatoio abbandonato, avrebbe ripulito tutto e poi richiuso, nessuno avrebbe cercato lì e se anche a qualcuno fosse venuto in mente, lei avrebbe comunque avuto tutto il tempo per fare quello che aveva programmato.

Steso sul tavolo di acciaio inox quel corpo non aveva più nulla di umano, era stato fatto a pezzi come un quarto di bue. Alba lo guardava senza emozioni, sì, un po’ assomigliava a suo padre, forse era anche lui un professore, un uomo di cultura e di buona famiglia; sì era di buona famiglia suo padre ed era un marito affettuoso ed un genitore amorevole, lo era diventato molto di più la prima volta che gli era entrato in letto, quando Alba aveva appena sei anni, ed aveva cominciato ad infilarle le mani dappertutto e aveva preso ad insegnarle come fare per “ far felice papà”.

L’ aveva violentata ogni volta che aveva voluto per tutti quegli anni, ricattandola prima con l’ affetto e poi con le minacce, Alba aveva accettato e subito, aveva sofferto e lottato, ma lui era più forte, poi piano aveva preso consapevolezza ed aveva finito per comprendere il gioco e aveva anche capito come chiuderlo e su quel tavolo il gioco cominciava!

Il commissario Gaspare Fascetti si alzò dalla scrivania ed accompagnò alla porta le due donne, sull’ uscio dell’ ufficio disse rivolto alla donna, “ Stia certa, signora, faremo luce su questi atroci delitti, lei cerchi di stare vicino alla sua giovane figlia, sono certo che quel brav’ uomo del professore è questo che vuole da lassù”, strinse la mano alla donna visibilmente addolorata e fece un cenno di saluto alla ragazza, le guardò per un istante allontanarsi nel corridoio, poi rientrò in ufficio chiudendo la porta.

Non andò a sedersi, non aveva voglia di guardare ancora quelle foto, si avvicinò alla finestra per guardare un pallido sole che lentamente andava a confondersi con i tetti, presto sarebbe stato buio, un altro giorno passato e una notte in arrivo, la città con i suoi perché e le sue vite sciupate avrebbe vissuto ancora una notte di amori, di speranze e di violenza così come il giorno che stava morendo. Com’ era buffa la vita e quanto era assurda, anche quelle due povere donne adesso sarebbero restate sole condannate a questa condizione da un bastardo maniaco che era lì fuori e che, lui lo sapeva, avrebbe colpito ancora.

Fascetti si rimise a sedere alla scrivania e inevitabilmente guardò le foto dell’ ultimo cadavere, il quarto, quello di oggi, quello del professore e pensò che col tempo anche i dolori più profondi passano, poi la ragazza, la figlia del professore era stata così coraggiosa, così calma e così premurosa con la madre, certo era un piacere avere cresciuto dei figli così, doveva essere proprio una brava persona il povero professore, sua figlia Alba era proprio una forte e brava ragazza!



Nikolas Malone 02/02/2012 20:10 1387

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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«(tratto dal libro di racconti "Calma dìolio e fango)»

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Nikolas Malone ha pubblicato in:

Libro di poesieFesta delle Donne 2010
Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne. Il lato femminile della poesia

Pagine: 107 - Anno: 2010


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