Quando il tempo fu giunto e perfetto, lei offerse le sue armi a lui e si arrese; le mani, le guance, gli occhi indiscreti, avanguardia dei pensieri, i più audaci che si fanno acqua nel ticchettio indecente del tempo che nulla lascia alla fantasia ma tutto al presente.
Le ombre si facevano compagne e guardone dei corpi muti e parlanti di se, corpi lontani e poi vicini, lontani e poi…vicini, figure armoniose e forti come danzatori esperti ma emozionati alla prima …era la prima, la loro prima volta, sognata, decisa attesa.
Era fatto di attese il loro “amore” se così si può definire, poiché era nato così diverso e diversamente si sviluppava e attorcigliava su se stesso, ombroso e incredulo; il loro amore era …forte e carezzevole, loquace e silenzioso, armonioso e cruento, era…come detto “diverso”.
Lui un giorno lo volle paragonare a un vecchio film e gliene parlò, era un esperto in questioni riguardanti i computer e aveva una particolare predilezione per i film, ne vedeva e scaricava molti e quello, in particolare, lo custodiva da qualche tempo, per cui gli fu facile inviarglielo cosicché lei lo vedesse.
Lei, lo vide e fu amore a prima vista e fu concorde con lui nell’affermare che quello era “il loro film”.
Il film, americano, narrava di una coppia che s’incontra a Capri, si erano recati lì a causa della morte improvvisa a seguito di un incidente, dei loro rispettivi genitori, solo che loro non erano a conoscenza del fatto che i due erano morti insieme e che da tempo erano…amanti.
I due usavano incontrarsi ogni estate, per un mese, nello stesso medesimo hotel e durante quel tempo conducevano una vita insieme, si amavano, si “avevano”, solo per un mese, una volta l’anno, per molti anni, molti anni, di nascosto dal mondo e dagli altri.
Pianse lei, pianse perché capiva che quel loro amore così forte e profondo non poteva avere nessun altro sviluppo, se non provocando dolore ad altri.
Gli altri, ve ne erano nella vita di entrambi, corollario di altre vite concluse e perfette, che procedevano su binari decisi e visibili, sia pur con alcune fermate non decise e deragliamenti improvvisi, ma, questa è la vita.
Dopo fu un continuo conoscersi attraverso l’anima, e chiedere e rispondere per capire e carpire i segreti e i pensieri l’uno dell’altra, quasi a voler guadagnare il tempo perduto quegli anni in cui lui aveva vissuto e lei era stata.
Quando lei era, lui lo era già da diversi anni, quando lui conosceva il primo amore, lei cominciava a usare i primi giochi da lei amati, i colori ad esempio. Quanto amava colorare lei…e quanto desiderava possedere quella scatola di legno pregiato piena di tutti i colori che si possno immaginare, pastelli, acquarelli, oli e tempere…e mentre lei sognava ciò, lui imparava la vita.
Quando lui, ragazzo, conobbe i primi impulsi sessuali, lei nemmeno ne conosceva l’esistenza e non ne intuiva la forza ma qualcos’altro la modellava e la plasmava, la segnava per la vita, seppur a sua insaputa.
Quello che accadde in quelle due vite, in tempi e modi diversi, fu ciò che li fece incontrare più tardi, in età mature più per lui che per lei.
Lei, sognatrice ad oltranza, lui, pragmatico e realista, mai si sarebbe detto di loro che si sarebbero potuti comprendere, ma la vita riserva sempre sorprese, la vita gioca con chi la possiede e si diverte a mischiare le carte quando sembra che ormai la partita sia conclusa e la loro partita, anzi le loro partite, ricominciarono su altro tavolo e con altre carte.
La cosa che i due capirono d’avere insieme non era d’uso comune ed era per questo che non la si poteva esternare e condividere, era il loro segreto, il loro intimo, segreto che li legava e li univa in un modo così intenso da potersi toccare, quando erano insieme la carne si faceva intermezzo tra i pensieri e gli atti e le attese…le attese erano desiderio ed il desiderio era forza e la forza era potenza e la potenza ordini e agli ordini si ubbidiva, sempre…sempre, perché era in questo che consisteva il loro “aversi”.
Erano uguali eppure diversi, uniti eppure distinti, involucri persi nei giochi della mente e nelle mani, viatico delle loro intenzioni, delle sue su di lei che a lui si offriva e si prostrava accondiscendente e felice di farlo.
La sua soddisfazione consisteva nel compiacerlo e soddisfarlo e quella di lui nel soddisfarla e compiacerla, dopo tutto cosa c’era di diverso dalle altre storie, dalle altre vite, dagli altri amori, non è forse questo amarsi? darsi all’altro, ricevere e donare senza remore e senza…ritegno.
Loro erano così, forse agli occhi degli altri sarebbero potuti sembrare “diversi” e fuori dagli schemi ma per loro era quello l’amore.
Cosicché, quando lei capì di cosa lui parlava e quando le propose il suo modo d’amare, lei lo riconobbe e non si tirò indietro, poiché aveva finalmente intuito ciò che aveva sempre cercato senza saperlo e fu così che, quel giorno lei, donna “normale” andò incontro a lui, uomo “informale” senza alcuna paura e certa di compiere un passo decisivo che le avrebbe cambiata per sempre la vita, anzi sconvolta, anzi ancora, che le avrebbe dato finalmente la vita, lasciando sbocciare quel fiore “del male” custodito senza neppure che lei lo sapesse.
Ci sono cose che se lasciate andare non tornano più, bisogna esser scaltri a riconoscerle e afferrarle anche se, così facendo, si rischia di bruciarsi le mani…e lei…e loro…così fecero, si bruciarono al fuoco dei loro desideri e ancora ardono;
ardono, da quel giorno, in cui il tempo fu giunto e perfetto, in cui lei offerse le sue armi a lui e si arrese, si arrese al suo Padrone, lei schiava accondiscendente e …felice.