Valeria prova una sensazione strana attraversando la città bianca di neve in questa vigilia di Natale. L'unica cosa a cui riesce a pensare in questo momento è che non è mai stata in giro a quest'ora, poco prima dell'alba a Natale. È una notte magica questa. È l'ultima notte da dividere con suo marito Alessandro, tra poco saranno in tre. E adesso si trova in automobile, guidata da Alessandro a tutta velocità per arrivare in tempo all'ospedale. Alessandro parla, parla... forse per cercare di dominare la situazione. Valeria non ascolta suo marito...è troppo presa ad ascoltare se stessa, il suo corpo e la sua mente.
È pronta per fare nascere la bambina, spera soltanto di vivere questa esperienza fino in fondo. Non vorrebbe che qualcosa andasse storto. Vuole che tutto sia perfetto, che tutto sia OK. Splendida questa notte piena di luci, si festeggia la nascita di Gesù e lei... sta per dare alla luce una nuova vita. Sensazione di armonia, di bellezza. D'un tratto... un lampo doloroso esplode nella sua mente e, dal suo archivio, emerge qualcosa che non aveva ricevuto dall'inconscio il permesso di riaffiorare.
Squarci di un passato sepolto ma mai dimenticato, di cose che è meglio tacere e fingere di non ricordare. Un flash, un'altra se stessa, più indifesa e bambina. E LEI, il cui nome giace impronunciato fra le labbra: sua madre. Mamma misteriosa e diversa, mamma chiusa e impenetrabile, amata e sfuggente e perduta troppo presto. Mamma dai pochi abbracci e dalle lunghe assenze, mamma mai compresa, il suo segno pesa su di lei come un macigno e nelle sue orecchie risuona fortemente una parola orribile: matta.
Vorrebbe sottrarsi a questi dolorosi ricordi, non è il momento... non è possibile ricordare adesso. Quale meccanismo ha messo in moto questa marea di ricordi? È sempre stata così brava a fingere di avere dimenticato. Sin da quando, davanti a sua madre morta, ancora in quel letto d'ospedale le era stato fatto capire che era “ più conveniente, più comodo e perfino più giusto dimenticare”. Valeria aveva imparato l'arte di una falsa rimozione che rendeva felice Alessandro e tutti i parenti e gli amici. Al dolore era subentrata in lei una sensazione di pace, come se l'oblio guarisse più in fretta le ferite. Aveva smesso di nominare sua madre. Ma adesso voleva farlo, voleva gridare forte il nome di sua madre. Non poteva più scendere a patti con la razionalità, non poteva permettere che quel sigillo posto sulla sua bocca si squarciasse. Aveva avuto sempre paura che gli altri l'aspettassero al varco per mettere anche a lei il marchio della pazzia. A volte invidiava i suoi compagni di scuola che si abbandonavano a un pianto dirotto soltanto per un brutto voto.
A lei era capitato di peggio. Le era capitato, quando aveva soltanto sette anni, di rimanere sola e terrorizzata davanti al portone della scuola ormai chiusa. Unica compagnia, la terribile sensazione dell'abbandono. Quella volta, la prima di una lunga serie, si era diretta a casa, con paura... con incertezza, temendo di avere fatto qualcosa di male. Diventata più grande ha incominciato a intuire cosa succedeva a Angela, sua madre. Lei fuggiva... Da che cosa? Non riusciva a capire. In realtà cercava inutilmente di fuggire da se stessa, come un animale ferito. Usciva di casa e... non si faceva viva per alcuni giorni. Valeria cercava rifugio da una vicina. Angela tornava all'improvviso e trovava la figlia felice per il suo ritorno.
Valeria non aveva mai conosciuto il padre, era scappato dal labirinto di sua moglie e... non si era fatto più vivo. Adorava sua madre e tuttavia capiva che identificarsi con lei era rischioso. Sentiva le risatine della gente, percepiva il disagio che l'avvolgeva.. Cominciò così ad impostare la sua vita in modo che fosse il più normale possibile nonostante i disagi creati da Angela... nonostante tutto. Aveva cercato di fare qualcosa, di affidarsi a uno psichiatra. Era iniziata l'altalena dei periodi tranquilli in cui sua mamma si curava e prendeva le medicine, alternati a quelli in cui (con la “ furbizia” tipica di questi ammalati) imbrogliava la figlia per non prendere i medicinali e farsi del male.
In un periodo di relativa serenità aveva conosciuto Alessandro. Per un po' gli aveva nascosto la verità ma poi si era stancata di mentire e le aveva fatto conoscere la madre. Lui aveva così scoperto l'inferno dentro il quale viveva la sua ragazza e l'aveva in parte condiviso. Quando le aveva chiesto di sposarlo Valeria aveva deciso che non gli avrebbe MAI dato motivo di dubitare della sua salute mentale. Così era sembre stato. Anche quando usciva distrutta dalla clinica psichiatrica, dopo avere vegliato la madre che non la riconosceva più, non permetteva mai alla voce lacerata che sentiva dentro di mostrarsi.
Finché all'improvviso tutto ebbe termine. Una manciata di pillole nascoste accuratamente, una breve agonia senza coscienza né risveglio. Era fuggita di nuovo Angela ma questa volta il suo treno era senza ritorno. Era andata via da questo mondo crudele che non la capiva e aveva scelto il giorno di Natale per la sua ultima fuga. È andata in un'altra dimensione dove nessuno indaga sul concetto di “ normalità”. Parola d'ordine: dimenticare. Ma adesso siamo di nuovo a Natale e sta per nascere una bambina e tutti i ricordi sono venuti a galla.
Una contrazione fortissima e... meno male che sono arrivati in ospedale. Valeria viene portata d'urgenza in sala parto, i dolori sono ravvicinati adesso... ci siamo quasi. Un dolore lancinante, un ultimo sforzo e... la bambina viene al mondo. La posano sul ventre di Valeria che ride e piange nello stesso tempo. Sua madre che attraverso un minuscolo essere ritorna. Parla con sua figlia, le sussurra dolcissime parole d'amore: “ Il tuo nome è Angela, come mia madre... la tua nonna. Sarò ben presente piccolina e quando andrai a scuola sarò sempre davanti al portone, ad aspettarti. Non ti deluderò...mia piccola Angela. E ti parlerò di tua nonna, di come ha fatto ad andare in cielo e abitare dentro una stella. Buon Natale figlia mia”.