L’ amore misteriosa energia universale, Dio che si rivela con la sua potenza. Io credo che l’ amore sia questo.
Bellezza nell’ agape, perfezione nell’ eros. Ieri passeggiando nella campagna vicino al luogo dove abito, avevo la cagnolina senza guinzaglio.
Si stava passando davanti a un casotto, dove cani e gatti vivono felici e selvatici a guardia di ortaglie gestite da alcuni pensionati - appassionati del prodotto biologico- che li aiuta ad arrotondare la scarsa pensione.
Quando passo di lì, la mia Eli saluta abbaiando il cane dei pensionati, ricambiata sonoramente. Per la verità, non sono latrati amichevoli, né da una parte né dall’ altra, e sempre rincorre perfidamente i gatti che fanno la siesta sulla sterrata ombreggiata.
Quindi, al solito, rimisi il guinzaglio. Infatti i gatti presenti erano quattro, famiglia al completo. Padre, madre e due gattini, uno tutto bianco e uno bianco e nero, di circa due mesi, che – forse per il caldo- non si spostavano imitando la madre, che si limitava a guardare, mentre il maschio si allontanava veloce e guardingo. Il cane era assente.
Stranamente anche Eli era calma e non abbaiò. Mi chinai su uno dei gattini quello bianco e nero: aveva un occhio bianco, cieco. Il morbido pelo ancora umido della saliva di quella mamma che leccando trasmette amore. Mi guardava inquieto, ma non fuggiva. Lo accarezzai e lasciò fare; la gatta non si mosse, malgrado i felini siano animali molto protettivi, aggressivi con chi tocca i loro cuccioli.
Poi guardai l’ altro gattino, tutto bianco, conciato peggio: tutti e due gli occhietti quasi chiusi, forse per una malattia. E quest’ ultimo segnale di vita, pelle ed ossa impaurito, al mio tocco si mise a fare le fusa.
Né la mia cagnolina, né la gatta ebbero scatti improvvisi, o ricordi di incompatibilità.
In quella strada c’ era l’ amore e la compassione, e le nature selvatiche dalla sensibilità affinata e allenata, l’ avevano sentita. Li lasciai lì, in pace, in quella tregua da diffidenza ed odio che noi umani sperimentiamo con molta difficoltà. Immersi in guerre perenni per pezzi di terra che non ci appartengono, dono del Creatore, e che noi cerchiamo di fagocitare, fino a quando l’ avvertimento della natura, ristabilisce chi è il proprietario.
Al mio ritorno non trovai più la pacifica e sfortunata famiglia. L’ amore che avevo provato si era trasmesso e aveva invaso specie diverse, calmato istinti reattivi. Ne ho lasciato la traccia lì, in quel luogo, ne sono sicura.
Ogni tanto mi capita anche in altri posti di percepire sentimenti, depositati fra le pietre o boschi.
Ma questa è un’ altra storia.