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omissam
Le 393 poesie di omissam
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Notte asciuga le mie pene
rantola Leopold
trasandato
volto asciutto senza età
nelle mani il vuoto della vita
questa nebbia mi pervade
lacrima Swann
imbellettato e statico
con quel nevo che buca il viso
compito e breve
i due si
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L'aria imberbe del mattino mi esalta
iconoclasta
mi perdo nel desiderio ambiguo
di conoscermi un anno in più
enumero le mie dolci malvagità
compiacendomi di sfavillar eresie
sul lungopiano ardito della
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Cechov mi deride tuttora...
insaponato nella mia coltre lubrica
infiammo ventri di ponente
sillabando su grandi labbra
parole circoncise
-danni collaterali prepuzianti-
dagli effetti poco afro molto disiaci...
dicono al bar delle tre statue
che ci
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Madre
madre mia dove sei...
non muoverti Firmina
non aprire gli occhi
i lupi potrebbero essere ancora qui
no
non mi muovo
sento la cera calda del sangue
scendere lungo le mie cosce
non ho più guance
né denti
il mio corpo
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Nel mio Rinascimento mi perdo...
Cartesio non mi ustiona più
i miei ragionamenti callifugano
nelle terre del nonsomai
il mio aspetto
-di un porporato consumato oramai-
langue nella pingue calvizie
della dottrina romanticante
ogni giovedi
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Odorisia cerca il mare
non ne conosce la brezza
ma sa che è tortuoso ed infido
infinitante come la sua sventura
vestita di libellule scarlatte
Odorisia perde sangue dai suoi pertugi
è stato sempre così
fin da quando il ricordo
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Kafka si mordicchia le unghie...
il giovedì
-giove non mi giova-
odora sempre di mercoledì
nei manufatti miei ammaliosi
rabbrividisco di inettitudine
come se
il mio profilo
adunco come un pensiero rigurgitato,
facesse parte di un
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Molecole di odori
frammenti di filamenti musicali
qualche graffio sulla schiena
di te
inderogabile e scomposta
minimi accenni di grida ansiogene
resta il pianto sul muro
occhiate perse nei meriggi estivi
piccolo passi sulle ragioni del
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Di Te non mi sazio mai
immorale digiuno il mio
faccio scontrini seriali
facce senza volto
capelli in offerta
gambe che scappano
verso il mio ventre asciutto
asciugato
essiccato
mummificato nei miasmi vergini sospirosi...
eppure vorrei
voglio
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La mia generazionempirica
-stolta e disillusa-
ha implicitamente fallito
dischiusa nell'enfasi di sè
lagerizzata nel folle apparire
costruzioni senza fondamenta
giovanilistica ad oltranza
spesa solo a consolidare privilegi
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Dell'amore so cantare
ogni palpito m'assale
delle doccie sepolcrali
degli infiniti errori da rifare
ogni occhio ha il suo volgere
certi sguardi assassinano
ma poi
le movenze assurde dell'amore
ne fan fasci d'orchidee scadenti
io
così
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Mi vesto d'amore tonight
camicie senza forze
ossa di tamarici
vendo sorrisi di scarto
eventuali leccatine di scherno
staminalmente accudito
diciotto centimetrindecenti
capelli rari come gemelli
labbra tentanti
tentazioni da pornocrate del
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Vorrei toccarli
quasi sfiorarli
carezzare il loro capelli
ma scivolano via
meduse senza tempo
li vedo annaspare
rantolare aiuto invisibile
girotondano nella schiuma dei loro umori
nudi
senza neanche la pelle
e io sono li
inerme
appeso alla
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In questa domenica lacustre
dove ogni annegato
è lo specchio infedele di noi stessi
dove il presidente si rende socialmente utile
anche le mie ciglia s'arrendono
al tepore infantile del poter vivere
così
solo per il gusto un po'
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Quel piccolo rigolo
che si forma sul cuore quando son felici...
amo i loro sorrisi stanchi
le carezze che donano partecipando
movenze da panda esausto
quando si svegliano sorprese
il loro modo unico
-di una tenerezza settembrina-
di sedersi sul
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In mezzo a quella moltitudine senza forma
sembravi un pulcino strabico
io
delirante dalla stesura ragionevole
ti ho lasciato sola
osservavi il mio accanimento nello sfuggire
con rassegnazione clausurale...
non mi son voltato
ne ho cercato di
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a omissam.
Dalle mani audaci...
pittorica idolatria la mia
di ogni dio ho timore
conosco la fanghiglia che mi circonda
inonda
esonda
in onda
su frequenze inaudite
ricolme di bestie mugulanti
blasfemie d'altri luoghi
letti tutti uguali
falli ridondanti
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Vorrei esser tumulato sul tuo ventre...
del tuo pallore
di quegli occhi assassini
astuta rimembranza
non mi stanco mai
candore palladiano
dalle mani eteree
che sanno architettarmi paradisi estenuanti
bocca che succhia l'anima
lingua che
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Il re non si diverte...
chiuso nel mio antro molliccio
-ogni anfratto è letale-
dischiudo ali posticce
da uccello spredato
gonfio gonadi taumaturgiche
restando oppresso all'orpello che fu
Marquez
<non avrò una seconda
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Cechov ride ancora di me...
se solo fossi stato meno esauriente
dal profilo tagliente
dagli zigomi sporgenti
nel restauro coatto delle mie chiese
avrei ancora pochi anni
quelli giusti per risognare
piramidi di idee e fatti assoluti
niagara di
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Dal vestire claudicante
col suo dire rimembrante
odora di gente che non c'è
esce dall'inferno vivido del rivivere
il paradiso
-se pur vagamente indulgente-
se lo gioca a dadi con polifemo
a volte vince
altre non perde
dai sorrisi
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Il senso di me...
son uomo fortunato
ho errato sempre col mio consenso
rido spesso
sui miei umori rattoppati
su quell'acredine circoscritta
che il tempo
-funambolico inesistente-
permea sui gesti da compiere
sulle azioni rinnegate
conseguenze
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Se vedo te
nuda ed invisibile
così
come fossi appena svenuta al mondo
il sole mi si accipicchia
la luna non alluna più
le parole rollingstoneggiano
rotolando verso i tuoi glutei
armi improprie efficaci
così
senza artigliare
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Agostino mi parlerebbe piano...
uomo fallace
dai perché insidianti
dalle risposte stralunate
rimpianti tutti da costruire
sono stato tradito
trentatre volte trentaquattro
prima che il gallo smetta di piangere
ho tradito
solo per paura del
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Ho messo bermuda ad una gamba sola
l'ascensore arriva solo al quinto piano
gli altri scalini il faccio scorrendo
il tuo pensiero m'accumula difetti
ti vedo scorrevole
appuntita sui tuoi solidi dubbi
ombrata al sole
con quel vestito fiorente
che
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Meraviglianti
lucertolose al sole agostiano
glutei da nontiscordardime
affanni da defluire
bimbi d'accudire
bronzee come castagne buone
sorrisi da dispensare
occhiacci d'ammattire
costumi gialli ocra
occhiali da sognare
adipe in più
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Guardare un uomo morire
è rubargli l'anima...
se
e quando morirò sarò solo
unico
ultimo respiro colmo di vita
vestirò d'inerzia assoluta
allungherò le dita
mi piscierò addosso
assaporando il penultimo
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Zeno mi guarda aldilà della balaustra
agita la sua coscienza
sovrapponendola alla mia...
la notte
-aveva uno strato di percezione astratta-
mi ha appena lasciato
sul letto i miei umori
formano rigoline d'asfalto
dalla finestra filtrano
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Abuso della paziente pazienza altrui...
illogico dissesto
disserto su cose più oceaniche di me
concertando esibendomi
in danze allegoriche
rese perfette dalle insinuanti latenti imperfezioni
pastabagnata sempre scotta
dottrinalmente
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Non parlare
la notte odora della tua saliva...
delle tue mirabilie
paccati come misfatti
le tue vene sulle mie pene
la tua bocca respira con la mia voce
gli occhi tuoi
gemme ammantate di nostalgia
guidano i miei labirinti...
sorridimi
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393 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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