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Veronica F
Le 146 poesie di Veronica F
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ho bussato ad un vecchio ricordo
una volta sola
intimidita da un vago senso di intrusione,
fermo sull’uscio di un’anima vuota
lo spettro di un amore,
imponente schiacciava la mia piccola figura
impietrita da una fredda vitalità
maledivo i mille
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lacrime dal cielo
gocciolavano allegre senza i venti contrari,
sembravano luccicanti stelle del mattino
dietro i vetri appena sbrinati dalla primavera,
era l’incanto
sbocciato dai semi della speranza,
il mio uomo smarrito
raccontava al mondo di
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Parlano sottovoce
strette l’una all’altra dalla paura,
tremando al minimo soffio del cuore
cercano di farsi ancora più piccole
per non sentire il freddo della solitudine,
tacciono
stipate in un angolo troppo angusto,
il buio amplifica il rumore
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braccato dalla solitudine
ti rifugiavi nell’immaginario
come un bambino indifeso,
briciole di forza rubate dai giorni in affanno
la fantasia, la tua ricchezza,
ti stava così stretta la realtà
una sola scarpa per due piedi,
la libertà legata ad
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Un sibilo tra i denti
silenzi ronzano intorno ad un perché
non c’è cielo che accolga congetture,
un addio
così fragile da sfuggire alle false parole
eppure raggelante
di un pensiero svuotato del domani,
vacilla l’anima su quel punto fermo
ciò
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e ti chiedo
di non dimenticare,
c’è così poco di noi
quale spazio e tempo potrà mai disturbare,
noi,
un minuscolo nodo dell’anima
sempre sfuggito dai denti stretti della verità,
stringerà solo le nostre gole
se il grido d’amore scuoterà il
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e nel tempo d’attesa
cullavo i miei vorrei,
così pochi
da tenerli in una sola mano,
preziosi come i sogni
restavo sveglia per non farmeli rubare,
e alla notte raccontavo bugie
lasciando attonite le stelle
che cadevano spente sul cuscino,
I miei
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e con me non parlerai
non verrà il tempo più giusto,
mille volte sono morta
altre mille erano attimi a ridarmi respiri,
strappi ricuciti della mia vita in pasto al capriccio
voltati
c’è un passato dietro te senza pietà,
per un solo filo d’acqua
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Ravvivano braci di dolore
gli steccati dei miei silenzi
dove barricavo parole orfane di carezze,
sillabe scomposte in echi d’aiuto
soffocati dal pudore di chiedere,
le ho lasciate lì le mute risposte
ai tuoi tanti perché sui miei pensieri allo
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| è quel vociare
di rondini al primo mattino
che non irrita l’udito che nulla vuol sentire,
come le risate argentine dei bambini all’uscita di scuola,
come il sussurro di un t’amo tra le ciglia umide,
è quel rosa delicatamente verniciato
che sfuma
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| Sai,
della tua voce ne ho fatto il mio credo
per te, solo per te,
ho giurato guerra al mondo intero,
lottando come un’ossessa
contro le paure più nascoste,
fate nere dei tuoi sogni,
ho fatto il possibile ed anche l’impossibile
rubando, mendicando,
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| ricorderò
i ritardi sul mio cammino,
gli umori volubili di un cuore vagabondo
più veloce di me
confusa da parole uguali e contrarie,
le brusche frenate sul ciglio di un baratro
non era il mare non era il cielo,
il loro silenzio
un suono
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| sei andato via
senza più respiro,
un anno
sei solo un bambino,
non saresti mai cambiato per me
in fondo l’ho sempre saputo,
figlio del tempo frettoloso
ti ha lasciato in sospeso il conto tra pesi e misure
troppo oneroso per te
uno solo,
per
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| ed è sconforto ora
che scorre impetuoso nel tuo sguardo,
cade giù nel mio inferno sconosciuto
senza il rumore di un palpito atteso,
anni vagabondi strisciano nelle vene
mani vuote si rifugiano nelle tasche,
con gli occhi buttati via
con il cuore
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| Ci sorprenderà
la mia impudenza dietro la nostra storia
accostata nella contesa tra fughe e ritorni,
restavano voci roche sul cammino del silenzio
filo che diventava corda inscindibile
l’unica strada per fragili pensieri,
avvolti dal
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| sensazioni impalpabili
placano l’umore nero della notte,
note suadenti sciolgono braccia incrociate
e l’immenso appare con te...
una piccola poesia
si accoda ad una cometa,
ogni tuo pensiero la riveste di luce nuova
sa che mi troverà ovunque io
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Veronica F.
ed il perdono
non s’inchina alla vendetta,
affoga nel fango le offese
più forte bussa ai muri di gomma
rotola ai piedi impuntati sull’orgoglio
si rialza con il bastone della sfida leale,
occhi limpidi negli occhi sfuggenti
e l’anima entra fino
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tratti delicati
mutarono il bianco in oro,
per me sola
scegliesti il colore della purezza
la tua anima non la mente
a plasmare un sasso in una rosa,
cuore del tuo cuore
corolla schiusa a gocce di poesia,
quanta vita ha l’eterno
quanto spazio
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è un continuo andare e tornare
siamo viandanti senza fantasia,
la strada sempre la stessa
timorosi di imboccare un bivio
incapaci come i santi di benedire la vita
ignorati come i dannati dalla morte
trasciniamo i piedi riluttanti
attaccati ad una
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facile preda delle congetture
mi fermo tra un passo e l’altro
restando indietro al cuore in volata,
sorseggio il fiato ridotto agli sgoccioli
non basta a maledire il tuo nome
troppo agognato dalla mia sete,
frugo nelle tasche segrete del
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a te,
che sei stato il mio unico sorriso,
dedico le parole che mi hai insegnato
sorseggiate dalle labbra screpolate
dai tuoi baci nutriti di tenerezza,
parole dette sottovoce
per entrare in cuore straziato dal male,
le chiavi che aprivano tutte le
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attimi
dadi truccati nelle mani della sorte,
il cuore lo sa
spreca il fiato prezioso per uno solo
quello che colma lo sconforto
in un giorno fibrillante tra i soliti muti,
che sfonda il portone con un tocco leggero
lo senti ancor prima di
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Chissà se mi vedi
quando mi aggiro stranita tra le stanze mute
e come allora
mi ritrovo a camminare in punta dei piedi
nel timore di disturbare il tuo riposo,
per poi fare capolino in quell’angolo
dove non c’è più la tua amata poltrona
e non ci
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se la tua terra è aspra
e il sole picchia impietoso,
se le tue risorse
puoi contarle sulle dita
e semini fragili speranze,
raccogli polvere
che non sfama nessuno,
neppure una come me
che di briciole nutriva i sogni,
che delle primavere fugaci
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ci sono giorni sbagliati
che avresti sepolto sotto chili di cemento
negandogli l’utilità di rinascere sui calendari,
giorni crudeli
che ti si appiccicano addosso
pregni del male insonne,
che inchiodano i piedi a terra
traballando di oscuri
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sei sulla mia strada
davanti a me orme solitarie
corri amore mio
verso un dove che non sai
lì non ti inseguirà il cuore,
e penso
quant’è vile la tua mente
da togliere il fiato alle emozioni
da prendere a morsi la vita con i suoi tarli,
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e questa città
non è stata mai così piccola per noi,
mai così temute
le distanze imprecate da passi stanchi,
impazza il bisogno d’amore
l’affronto richiama demoni del dolore
e poi c’è la vergogna
che aleggia nell’aria pesante della colpa,
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ed è poesia
il canto della tua anima,
l’ascolto con le mani sul cuore
un battito dopo l’altro
scandito da note scritte solo per lui,
è armonia di un passo a due
il tuo respiro nel mio,
nel silenzio che ci unisce
vivo l’emozione senza voce
ti
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Sospira timido il pensiero
non può donarti le mie parole,
vive in bilico da intruso
o forse
è il punto fermo dei tuoi
smarriti nella nostra assenza,
e torturo
labbra avide del tuo nome
serrandole strette tra i denti
perché anche un filo di voce
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Abito la notte
cento stanze in una,
specchi oscuri al posto dei muri
raggirano il mio spettro smarrito,
labirinti senza uscita
lo imprigionano nel tormento,
non c’è pace che filtri orbite infernali
furono luce di una stella caduta
portò la sua
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146 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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