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Veronica F
Le 146 poesie di Veronica F
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Ti scrivo
dolce madre,
ma perdonami le stentate parole
prigioniere del mio antico pudore
e la tua assenza ammonisce il banale ridire
Quelle rare, quelle giuste
le abbiamo già dette tutte,
tra noi sole,
lontano dalle porte
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Racconta l’amore
come solo tu sai fare
Ma non ora
I tuoi versi trasudano angoscia
la stessa che ha tranciato le mie mani tese
Sei sempre lì,
incatenato allo scoglio della paura
in balia della tua solitudine,
desiderata più del coraggio di
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Non ti chiedevi mai
se ne avevo la forza
trascinavo barili delle tue lacrime
danzando sulla punta dei piedi
il perché, solo io,
ho dovuto portare sulle spalle
i fardelli ingombranti dei tuoi segreti
avevo scaricato i miei nel veleno di un
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Rinnegherò la tua esistenza
con lo stesso fervore
che ha nutrito il mio rispetto per te
Brucerò la pazienza
appresa dai moniti della smania di avere
aspettando ogni momento quello giusto
E ti maledirò
per i tuoi estenuanti ritardi
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Vorrei raccontare di te
negando alle parole il rancore
che pungola l’anima tradita
incapace di ripagarti con la stessa moneta
Dita frenetiche
rovistano tra macerie di menzogne
setacciando palmo a palmo la mia stanza
non c’è traccia
di una
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e poi c’è il risveglio
puntuale manrovescio della realtà
che ti scaraventa giù dal tetto del cielo
sul suolo quel che resta
del tuo domani e di incrollabili certezze
sono milioni di schegge
infilzate sotto la pianta dei piedi
ma il dolore
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Se ti parlo di lui
è perché vorrei vivere
forse potresti aiutarmi,
sai, ho toccato il fondo
e non ho più forza nella mente,
qui la ragione poteva scavare ancora
ma calpestava solo friabili scaglie d’orgoglio
e ha lasciato il posto alla
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Ascolto lacrime sciolte dal pudore
in parole cupe di tristezza,
affidate alla voce di una poesia
da un cuore imbavagliato dalla colpa
è un grido
che corre a perdifiato sul filo dei nostri pensieri,
squarciando muri di silenzio senza tempo
e
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e ti cerco...
vagabondando tra le mura spettrali
di un amore straziato da un branco di paure,
maledette creature della tua mente
attorcigliate in spirali di dubbio
a mani che nulla sapevano stringere
le sento ancora strisciare
sibilando dagli
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Sono mani screpolate
dal vento ladro dei miei sorrisi,
azzurre farfalle appuntate sul cuore
rincorse dalla gioia di vivere
mani sconfitte
da una sterile terra
che ha piagato dita sottili,
ruspe disperate tra zolle di cemento
in cerca di un
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Parole crudeli,
esplose a raffica
da un odio surreale,
squarciano piaghe incurabili
che inchiodano il passato
Ondate imponenti di violenza,
che il tempo non perdona,
schiaffeggiano il torpore di notti inquiete
e l’angoscia riemerge da abissi
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Un soffio di brezza leggera
addolcirebbe l’aria soffocante
di un museo delle cere
ed arrivi tu,
una folata di vento impetuoso,
che strappa via con i piedi
tende a finestre oscurate,
vuoi guardarmi alla luce
ma i tuoi occhi non vedono
il tuo
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Taci,
non parlare di me ai ricordi,
spacciando come petali
fumose parole di rimpianto
che bruciano i miei occhi increduli
su versi struggenti di dolore
Aspetta almeno un po,
ho ancora troppi vestiti addosso
infilati uno sull’altro di
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Rumori impercettibili
nell’assordante gracchiare
di un disco logorato
o cocciutamente ignorati
dalla mente ottusa
Passi scoordinati
da sbornie di illusioni
stanchi di un lungo cammino
senza capire che il punto d’arrivo
era sempre quello di
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A te,
che come nessuno mai
ha camminato rasente ai muri
della mia inerme malinconia,
sfiorandola con la punta delle dita
tra feritoie socchiuse al tuo sorriso
ed ho conosciuto la dolcezza
A te,
che ho deviato a fatica i timidi passi
da
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Linee intrecciate
ad una ad una,
tanto strette da far male,
da morire,
se solo si fossero sciolte
disperdendo nel nulla due misere vite
Su irti binari arrancavano a fatica
le nostre fragilità,
unite dal bisogno di credere
che il destino non
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Veronica F.
Dimmi,
come si fa a strappare di dosso
una vita incollata sulla pelle
in un mosaico di croci nere
per mille calendari da dimenticare
Insegnami,
tu che puoi,
a cucire un ampio mantello
con ruvidi scampoli d’indolenza
raccolti dai campi fertili
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Al capolinea del mio sentire
si ritrovano sintonici mente e cuore,
vagabondi basiti tra livide assenze
che veli imbrattati di fumo hanno steso
su voci arrochite da imploranti perché
E strano che sia,
era vita lasciarsi strattonare
tra corde tese
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Eri ad un passo da me,
stremata da inafferrabili fughe
subite senza diritto d’appello
e riacciuffate da attimi vitali d’insperati ritorni
...fragili suture di illusioni
a corde sfilacciate dalle lunghe distanze
Timida voce di pulce
ostentava
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Persa tra ombre di incertezza,
provo a raggirare vortici impetuosi del tempo
che arraffa alla cieca ogni cosa
per spianare soltanto la sua strada
attraversata in volo verso incognite mete
Ed allora
ti stringo forte al mio petto
per ascoltare
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| Di te
travestivo fragili pensieri
sventolando eroici vessilli
su un carretto sgangherato
Della tua follia
nutrivo il mio credo
per strappare alla menzogna
quel cuore in affanno
adorato come un dio sull’altare
Delle tue promesse
forgiavo
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| e se un giorno
busserai alle porte del cuore,
l’assenza delle parole
snobbate come inutili gingilli
ti sorprenderà disperato,
come le lacrime versate tra mani bucate
Cercale allora
anche per me,
queste dolci carezze
mendicate invano alla tua
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| Lacrime chiare
gocciolavano sul tuo volto
Emozioni indifese
da echi infiniti del senso di te,
frantumavano specchi incrinati
da gonfie cicatrici di sale
e tu,
stupito solo un po,
scrutavi l'immenso,
sorridendo all'amore
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| È una notte nera
quella che mi viene incontro,
non ascolterà poesia
spalancando le sue braccia
a pensieri senza forza,
sconfitti dai continui rimbalzi
su muri di gomma
non voleranno via,
tornano a me
come ogni volta,
con una goccia in più
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| Ed ora,
che mi vedi per davvero,
senza un misero straccio di alibi
ti appelli alla colpa,
tra il broncio delle tue certezze
ed una sporca memoria
Cosa dirti di me?
Non conoscevo parole
per scucire silenzi di piombo
annodati punto a croce
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| Dove sei?
Non so più dove cercarti,
ed il tempo
ti sta portando via il mio ricordo
Devo correre ora,
più in fretta di ieri
quando rincorrevo le tue spalle,
sfidandoti al coraggio di voltarle
per catturare almeno uno sguardo
e marchiarlo a
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146 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 146.
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