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♦ Michelangelo Cervellera | |
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Giuliano Dal Bosco
Le 107 poesie di Giuliano Dal Bosco
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Cosa farai stanotte,
riempirai di giochi labili le ore tarde?
Non più ventenni fuochi
disperderai nel niente
che arde o tra la gente.
Cosa t'aspetti adesso da queste vuote pagine?
Non riempirà il tuo vuoto il lordarle
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Ci sono degli addii spenti e sereni
che urlano di niente nel profondo,
lo fanno in modo che non li si può sentire;
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Galleggio ancora, legno marcescente,
sull'acqua che mi scinde in particelle,
silente e smorto senza dire niente.
Mi
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La rabbia, la noia, gli assurdi tormenti
ci schiacciano in giorni che paiono uguali,
fremiamo di stimoli appena frementi
coi sensi spigliati, eccitati maiali.
Non cerco nel mondo l'amore negato,
lo stimolo insulso di un cuore che nuota,
e
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Sono vuotate di senso le parole,
portate via dal vento
oppure sciolte come neve al sole ...
...o altre simili
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Perso nella neve è tutto uguale
sale la fatica fino al collo
non vedo nulla, gli occhi fanno male
nel bianco che ferisce ora tracollo.
Mi si puntina e esplode l'orrizzonte
non vedo dove vado, e dove sono
io non lo so; alzo lesto la
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Ho ancora il tuo sapore sulla bocca,
i segni delle mani sul torace,
dentro le orecchie la lingua che schiocca,
nel basso
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ti cerco sai
ancora io ti cerco,
con quella smania assurda che conduce
ad avere con me stesso un alterco,
che mi squarta
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Il mondo corre ancora ...
La mia giornata sta invece per scemare
nella neve che cade in larghe falde,
cappelli in panno e
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T'avrei sentita volentieri...
giorno di luce s'è rivelato,
ma la solitudine non ricuce
il momento passato,
i quotidiani misteri,
il mio attuale stato.
Invece oggi, per domani,
sarà soltanto un altro ieri,
per quel che vale,
privo
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Di rami spogli e pochi sassi io potrei parlarti,
ora che il giorno tinge le acque d'arancio e viola.
Non so se averti sia
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Il drago si riavvolse su se stesso,
quietò i suoi fumi, distese le spire,
la coda era uno sforzo circonflesso
nel
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C'incontreremo un giorno di stoltezza
con un caffè al bancone e un libro in mano,
io con la faccia usata da
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Io ti vorrei trovare sul crocicchio
dove ogni strega fece una fattura,
dove lo stesso battere del picchio
contro l'antico tronco fa paura.
E' quello stesso posto dove il tasso
resta in agguato tra fame e verdura;
dove increspa la pelle, al
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Vattene da questi luoghi
non è più tempo per le vendemmie,
solo di denaro si vive,
e dentro i
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La mia notte sarà più tetra questa notte,
non di parole farcirò la fine
della giornata andata, ma di
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Giuliano Dal Bosco.
La vaghezza dello spirito m'indusse
a serrare forte i denti su quel frutto
e nel sogno il sogno stesso fu distrutto.
La mia voglia il mio piacere si ridusse
ad un rivolo di succo lungo i lati
delle labbra nell'immobile piacere ...
Gli occhi,
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Resterò qui sdraiato
con i miei desideri accarezzati
appena con la punta delle dita;
il torpore ed i sensi
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Portami là,
dove il cielo è vicino,
dove si sogna e immagina
con un bicchier di vino,
dove si volta pagina
e l'attimo si
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Abbiamo spento i nostri sensi e slanci
nel sottacere le cose banali,
mutando pranzi e cene in brevi ranci
dal clima teso. Più non ci si parla
se non con brevi mugugni animali;
e l'invenzione nel cervello tarla
ogni sopita buona
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Scriverò parole sul tuo corpo
dove i sensi si fanno più decisi,
dove si contraggono iridi e visi
inarcando la schiena nello sforzo
di un piacere estremo, naturale,
dove sentire l'altro è sensazione
tra l’animale e l’essere
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Memorie poste in scatole, tralasciate in un angolo,
cose scaraventate da epoche vampire,
che avranno da insegnarci in un tempo a venire
che non c'è quasi dato ricordare nel fango
del quotidiano vivere, avvinti nelle spire
dei problemi
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Ristette,
gli occhi bassi,
guardò di nuovo però non capì.
Indietreggiò di pochi brevi
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Nel sudore vischioso della febbre
poche parole e brividi alla schiena …
… immagine confusa che fa pena
nel cieco tremolio di mani e labbra.
Quattro parole, trascinate a stento
quasi un nonsenso della vita vera.
Barca nel porto, che sente il
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“Ne vuoi ancora!”
Urla: “Ne vuoi ancora!”
pochi momenti più lunghi di un ora.
Piango nell’angolino e dico: “Basta”
a bassa voce, quasi non si sente,
singhiozzo silenzioso e il sangue impasta
le mie parole che pesano niente
Piango in
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Chiuso in uno sbadiglio, muore Amore, il mattino
senza quasi il ricordo della notte trascorsa;
il giorno si presenta, competizione e corsa,
col cessare stordito dell'effetto del vino.
Non fa neanche la doccia, l'alito di liquore
non le inebria
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Dietro portoni di portici chiusi,
orti nascosti danno rape e lattuga
sedano e immagini di biechi folletti;
noi poco adusi a fantasiosa fuga
del senno, del sogno dai letti
rimaniamo basiti, esterrefatti
a questa parte di città celata
dove
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Tra le mie poche cose
un vecchio guanto in pelle
con le dita tagliate.
Ricordi delle afose,
notti sotto le stelle
d’una remota estate.
Pochi ricordi adesso
mi sono mesti come
un suono di marmitta.
Tanto ora è lo stesso:
non ho stampato il
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Spenta è la vista e tra la quieta tenebra
i lampioni stanno riposando.
Si accenderanno ancora? Non so quando.
Ogni pensiero diurno si ottenebra
nella città in assenza di corrente;
mi muovo cauto in questo buio arcano,
senza luna,
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Sola, strana compagna
che lasciandomi
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107 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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