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Massimiliano Zaino
Le 1198 poesie di Massimiliano Zaino
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O il temporal qui grida, o l'alba splende,
e la pioggia si arrende,
o illumina la Notte attesa Luna,
nella fosca più bruna,
o la nebbia ricopre il dì che viene
e la mia spene;
o mi inghiottono gli esseri e il rëale,
aquila
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Vi è sempre un corvo che canta nel vacuo del giorno,
e l'urlo spàndesi intorno;
e mi atterrisce questa voce oscura
della Natura.
Ma tu... tu, Primavera bella, dove vai... lo ascolti?
con i tuoi fiorellin?
Vi è sempre un corvo
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Sempre è più mite il temperato Sole,
più fresca è l'alba, e a lungo splende il giorno di Primavera
co' i primi suoi fior,
con questi canti di rondini, e intorno le canzoni
di tant'altri uccelletti
che io sento con un
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Vedo che sorgono,
che si risvegliano
pur dopo gli incubi
del scorso inverno,
a mille, a mille
s'alzano, vengono
le viole mammole;
libere crescono
sotto le pallide
ombre del Sole,
sbocciano, ridono,
splendono in placida
vita che
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È appena giunto il vespro, e vien la cena,
mentre fuori le nubi si incupiscono,
e si spartiscono il Sole che muore,
e svaniscono poi in più nuova Notte,
e mentono a’ i miei Sogni, e allor scompaiöno,
sì che le sento tacere
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Come mi è o furia o sprezzo questo vento
che dal mattin che va a risoffiar sento,
mentre gelida grida una Tempesta,
che urla funesta!...
e come mesto mi sembra il suo sguardo,
d’eterne guerre invincìbil baluardo,
con il suo labbro che
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Ïèri era l’inverno, ‘ve io vidi e ghiaccio e neve.
La nebbia prepotente copriva di ombre i miei occhi,
e sepolcral silenzio mi si schiudeva. Lieve
mi era il giorno, sì corto, debolmente. Rintocchi
di funebri campane portava la
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Un dì io ebbi stato in Londra, davvero, o yes!
Lì io fui fumando qualche po' di mio oppio,
e ebbi andato dalla regina, oh mistress,
con il mio occhio che ebbe veduto doppio.
Mi fui inchinando, e io parlai della Ciàïna,
in
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Que’ primi fior azzurri che si schiudono
in questi dì di febbràiö pe’ i dossi
della campagna, e illudono
l’onde dei fossi,
è da piccìn che li sento chiamar
occhi- della- Madonna, tanto sono
delicati e pii, un
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Avvolto è ancor dagli oìdi di gelida
nebbia il mesto päèse, co' i suoi tetti
colmi di glauchi cieli,
e i freddi aspetti
del campanile che ora io scorgo appena,
donde - mossa dal vento - una campana
odo che urla, e
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È alba di pioggia. Ancor l'odor dell'acque
l'orizzonte ne preme;
e la nebbia che ansiosa un dì tacque
è senza spene.
E qui, io attendendo il giorno, osservo e penso:
quanto piangere spremono le cere
di un ciel orbato,
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Non dimentica il cuor la mia alba Luna,
ei estasïato è nel far della sera.
D'intorno - intanto - 'l so, ogni ciel si annera,
e in un letto a dormir sen va Natura.
Se dunque è giunta l'ora d'una cura
a frotte, e a passo lento,
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Tanto e per sempre è un Sogno, e illude un cuore,
sì che la Notte io temo e l'atra Luna.
Dal rëàme dei Sogni or mi è in sciagura
questa Vita che indarno attende Amore.
Se in tra' roveti un volto ammiro, un
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L'alba or riflette il mio cuor che si schiara,
Anima io son tra i marmi della scuola.
La Vita è un Sogno, bara
di una Parola.
Che mai son speni altro che ossa che sognano
tra istinti d'Arte e i bei impulsi d'Amore!
E i Sogni allor
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Niente è la Notte che il cuor scorge e ammira,
e nulla il Sole all'alba, e illuso è il giorno.
Per questo in truce sguardo or volge intorno
un eterno dolor sì che si spira.
Soltanto il pianto dei Sogni - ah! - si aggira,
e
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Non sai, il sospir che muor sì svelto. Tace
nel Divenire eterno della Vita
la gioia, o il dolore, affanno, o inassopita
spene, e non v'è più niente e non v'ha pace.
Pianto e sorriso: un attimo fugace,
è una Notte
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Non v'è più spene, né Luna o altra neve,
in sul finir d'inverno, intorno, attendo:
la Primavera forse, o forse orrendo
colar l'ultimo ghiaccio della pieve.
Febbràiö giunge! E mi smarrisco io in
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Se il cuor non grida, se ora, o presto o tardi
vien la sera, se i Sogni son sì muti,
se tacciono gli azzardi
come i lïuti,
se qui io rimembro il Tramonto che ai monti
avvicinava il Sole, e ogni confine,
se volgo a' le Alpi e a'
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Quanto cenere ha tratto il vento ai monti!
L'Odio perenne si consumò e sparve.
Riapparve dopo, assetato di sangue,
e il vento più non c'è.
Il camino non sbuffa più i vapori
della Morte. Il Tramonto è andato
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Urlo!... Úlulo più di un lupo oscuro, oh
furbo... furente ombreggiar della steppa,
son lungi truci miglia.
Gli zingari risuonano le danze,
neve che canta di Morte e bufera.
Ho perduta mia via.
Danza, su', con le tue gambe di
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È alba irrequieta!... La ghiacciata rosa
dell'estate risplende or più che mai.
M'è dolce tanto, e tanto m'è odorosa
che in sorriso si cambiano i miei lai.
Del Sole giace in sotto alla mimosa,
e qual mio labbro, la
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È buio come di Notte, è in ciel buia Luna,
e burrascoso vento, e un po’ oltre, gelido
nevischio, e tetra nebbia.
Donna cieca è Natura in tanta tenebra,
stretta- bendata, è fanciulla al patibolo
dei fior decapitati
da
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È sorta l'alba, sentinella?... O è Notte
ancora? Le ombre delle montagne
lentamente si sperdono nel Sole.
Ma ai miei occhi il cielo resta oscuro e buio,
insondabile schiera di alte nuvole
che hanno bevuto ogni Sogno mio, ogni
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Attendo l'ora di scuola. La via
ferrata geme tra il ghiaccio e le brume,
e si ergono titanici, empi e oscuri
i freddi fumi del fuoco dei treni;
e dovunque è buio ancora. La furtiva
folla si accalca agli orari funesti
dei più vecchi
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Non c'è la Luna, non splende, è buia sera.
Da un vïale rapisco ombre di baci.
La meretrice attende, Èros la spinge
ai palpiti fugaci
fatti di cera.
È ignuda... torva, e folle... bella. Attinge
da' i suoi più
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Questo è il romanzo, quest'è ombra di Vita,
putrido fango osceno che urla e geme
cui altra terra ne invita
e nulla spene;
scritto è di vermi, d'un germe, d'ossami,
lettere fatte... scolpite di nero,
il lezzo dei liquami
del
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Non so qual è l'ardor dei primi baci,
labbro che incontra altra bocca e ne ride,
i tocchi suoi rapaci;
e mi conquide
come Unno oscuro quest'assenza illusa
d'Amor, dov'io non conosco le ciarle
dei freschi occhi. S'annusa
il cuore.
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Era perenne, e bionda e bella... e casta,
occhi di mar come specchi del Cielo,
a' i capei un fior di melo
tenea, e la vasta
sua fronte e femminina eburnea stava
a raccogliere i baci di ombre e Sole,
profumata di viole,
per l'aura cava.
Si
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Airone pensieroso! Muto sguardo,
un occhio perforante, becca le ombre
delle nebbie sui campi.
Immobile e leggero! Quanti lampi
ha veduti nel scorso anno d'estate!
Tace! Ha piume di cenere e di fango.
Mi scorge. E poi mi fissa.
Segue i miei passi.
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1198 poesie trovate. In questa pagina dal n° 271 al n° 300.
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