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Giorgio Lavino
Le 886 poesie di Giorgio Lavino
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Un’ombra scura.
Nessun sole può illuminarla
e nessuna mano può cancellarla.
Nasconde l’anima avvelenata
in un giorno che non doveva
mai venire alla luce.
Non parla la sua voce,
non sogna il suo cuore.
Non bestemmiano le sue
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Stringerti sotto una pioggia tenera
su un fiume di trasporto verso
un’ospitante alcova di carezze.
Sarebbe stato bello
Aggiustarmi sul tuo corpo
senza pensare ad altro
che non fosse il solo bisogno
di non smettere mai di sognare.
Sarebbe
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Inseguo spesso il tempo
delle curve danzanti
della mia amata,
quando i sogni
erano giochi quotidiani,
la paura nemica sconosciuta,
la strada i sorrisi che s’incrociavano.
Cerco spesso il tempo felice
di qualche soldo in tasca,
dei giorni che ci
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Occhi bagnati dal sudore
che viene giù senza fatica,
faticano ad ammirare
l’immenso sorriso del cielo.
I piedi nudi delle donne sfidano
l’arsura camminando sull’asfalto
prossimo a scoppiare.
Le notti sono stanche e per ripicca
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Coronata di sole
scappa via
dal torpore e armeggia
nella voglia di stupire.
Tu puoi fare tutto
con il tuo mistero d’incanto.
Ad esempio cacciare via
la mia solitudine
E affiancarmi nelle
notti che difettano di te,
per farmi inchiodare
al tuo
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Comincia al primo chiarore,
incipit di infiniti rumori quotidiani.
Dopo essere passato per
Il silenzio nero della notte.
Comincia per non finire,
appiccicandosi ai giorni
che scandiscono
il suo passo all’infinito.
Tempo che scivola su stesso
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Non c’è una sola volta nella vita.
Tutte le mie occasioni si sono perse
nei dedali del sangue della passione,
la mia passione: accarezzare il pelo dell’impossibile.
Buone o cattive
Non mi hanno voluto seguire
perché sono incapace
di
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Sono
il tempo perduto
nel suo stesso tempo,
la luna ostinata
a non far spuntar il sole,
il foglio scarabocchiato
che attende di essere strappato.
Sono
la goduria che finisce per ricominciare,
l’asciugamani che non asciuga il sudore,
la
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Hai saputo fare tu.
Hai saputo fermare il tempo
e incantarlo con la tua bellezza
per non fartela mai portare via.
I giorni corrono da soli
ma non trascinano via
la tua luce che spavalda
avanza maestosa nei palazzi
sconfinati della
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A che servono gli occhi,
se non vedono le lacrime
scorrere sui corpi.
A che servono le mani,
se non toccano la sofferenza.
A che servono le orecchie,
se non sentono il dolore.
A che servono i cuori
se non soffrono il cardiopalma
dell’amore.
A
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I giorni accarezzano la noia,
per allontanare il nero notte.
La maledizione non dà scampo
ai fiori che vogliono germogliare
nei prati consumati d’erba.
Ed io?
Dico e non basta.
E faccio poco quanto non basta.
Un giorno cerco
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Regalami
una gioia di madre
un goccio di sole che non brucia
un fiore non annusato
una rosa annusata solo da te
un gesto color festa
un silenzio liberato
Regalami
un’occhiata di serenità
un conato di fantasia inedita
una dozzina di
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Gli correvano dietro
nei giorni di pioggia
per farlo scivolare
nei loro insulti.
Lo bestemmiavano
perché amava troppo se stesso
e i panni che vestiva.
Strofinava il potere
perché agognava
essere uno di loro.
Correva sempre
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Un tempo erano teatri di attese nuove
aperte al pubblico.
Iniziavano senza mai finire,
s’infilavano nei giorni
ricchi di sole sperato.
Conducevano in tutte le direzioni
della fantasia che rallegra i cuori.
Cantavano la libertà di
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In un sole lontano
c’è una carezza smarrita.
Chi la trova e la consumerà
con gli altri sarà felice per sempre.
Non sei mai vecchio
se vai per le strade rovinate
a cercare la voglia
di meritarti un goccio
di sole che ti
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Guardami ancora un po’,
prima che ti faccia sparire,
ma non per sempre.
Trattienimi ancora
con la festa dei tuoi occhi,
prima che con un clik torni
là da dove sei venuta.
Colorami ancora la fantasia,
con l’estro delle parole
che non dici
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Giorgio Lavino.
La notte delle lune malvagie
non conosce la fine,
perché nessuno raccoglie il testimone
del giusto.
Eppure basterebbe che il coraggio
avesse un re e tutto sarebbe
meno appassito, più colorato
e meno insipido.
La croce della
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Non ho gli occhi.
Non ho più gli occhi,
per respirare il tuo sorriso,
per toccare la tua leggerezza
d’infinite dimensioni,
per rubare qualche carezza
alle tue mani sudate di candore
Non ho gli occhi.
Non ho più gli occhi,
per
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Non voglio accendere i pensieri,
meglio l’inferno nelle arterie.
Non voglio la paura sconfinata
da cui non so uscire.
Non voglio il cardiopalma,
figlio di una notizia color nero,
che ti acceca e ti gonfia le meningi.
In questo momento,
non
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Vince sempre lui,
questo ticchettio
assordante e silenzioso,
che non dà scampo al concorrente
che non ha altra strada da percorrere.
Questo gioco che imprigiona,
stringe gli spazi alla fantasia,
obbliga a fare ciò che
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Un alito di sole accarezza la pelle
- la tua pelle –
per ricordarti il mio amore.
Goccia audace scappata via
dal mare - un mare di passione –
penetra nel tuo cuore,
per depositare i colori
della mia voglia di te.
Silenzio di notte
s’avvicina
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Godono fin quando possono
i fili sottili di residua fioca luce
che non si dispera
per l’arrivo del crepuscolo
perché sa di avere il dono
di rinascere dopo la morte.
Ostinata la sera caccia via
tutta la sua malinconia,
per non soccombere
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Vado lì.
Io vado lì.
Lo so che c’è un sole
che brucia la mente.
Ma io vado lì,
io vado lo stesso lì,
dentro la valle del vento
che strapazza i corpi,
come pupazzi.
Ma io vado lì,
io vado lo stesso
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Crocifisse anime scappano via
dalla fede che ammazza
e getta gli occhi nella bufera
della disperazione.
Sangue di chi non ebbe
mai l’abbraccio
della giustizia,
è diventato questo mare,
annegato nel catrame
dei cuori di
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Voglio essere solo
il tuo cielo
di voce irrequieta
che scalpita
per raggiungere
tutto il tuo fiato.
Non voglio niente.
Voglio solo calarti
nella mia inquietudine
e trovare la serenità
che mi serve
per frenare
questa corsa
verso la
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Sensi irrequieti scappano via
dalla timidezza per prostrarsi
ai tuoi piedi e implorarti
di leccarli.
Per poi
lanciarsi tra le tue gambe,
e con la complicità
del fuoco del desiderio,
ad occhi chiusi, penetrare
nelle viscere tue,
sogno
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Aculeo morbido viatico
per andare dove il sangue
conosce la via.
Il sole vuole accompagnarmi
solo dove ci sono le rovine
delle spietate consuetudini
che non rispettano l’armonia
felice della passione.
Combatto la sofferenza
di non poter
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Danzano la libertà
di non andare via
dal luogo che gli dà
il fiato quotidiano
per continuare
a campare.
Sventolano le bandiere
della ribellione tardiva
urlata fuori tempo massimo,
ma – speriamo –
non scaduta ancora.
Marciano
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Girano nel loro spazio
questi granelli giganti
che s’insinuano
in un tempo,
pieno di ore
che attendono
il ritorno
tra stanche quattro mura
resistenti.
Si esce da dentro
per entrare dentro,
passando per la strada
bagnata dalla
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Dammi i tuoi occhi,
voglio vederti apparire
dentro la notte stellata,
la mia notte,
festa di luce,
la tua luce.
Dammi la tua voce,
voglio ubriacarmi
tutta la notte,
per dimenticare
la mia voglia
trascurata
dai tuoi silenzi.
Dammi il
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886 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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