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Giorgio Lavino
Le 886 poesie di Giorgio Lavino
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Sono giorni che cerco
un sorriso per distrarmi
e trovo solo fili sottili
di ghigni che mi provocano
mero malumore
Poi ho trovato la tua corda
appesa al muro ma è troppo
debole per sostenere il mio
peso ma per colpa mia
Non
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Piove a dirotto in questi palazzi
e l'acqua porta via pacchi di idee
e sogni di cristallo puro
La pioggia nana è ora
nubifragio gigante
I tuoni dell'anima non riescono
a squarciare vetri opachi
che celano verità
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Il tesor vero degli uomini è il tempo
Chi ne ha non lo sprecasse con la velocità
ma se ne andasse lento a pescar
un po' di serenità
Pondera bene la manovra
e il tempo non ti sfugge
vuol significare il vecchio
adagio che
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Qui c'era un cardinale rosso
con un cappello bianco ed ora
dentro questo burrone dell'odio
sono rimaste le sue ossa rosicchiate
da cani di razza
Più in là sedeva un apostolo nero
su un trono di rifiuti
Ora si sente solo il puzzo
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Inseguo un filo
sottile di antico desìo
di carciofi arrostiti
Una voce me lo fa
ritrovare
Mi corrompe una mano
callosa dei miei campi
sudicia del terriccio pulito
della mia infanzia
Consola il mio cuore
gemito di bimbo
che
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Cuori spaventati di pargoli
allevati nel silenzio degli
altri e nella miseria di una
casa senza madre e padre
ancora vivi
Piccole luci vedono solo
facce di pane duro
e lingue di bestemmie quotidiane
Su di loro il bastone di un Damocle
padre che
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Nel suo giaciglio di morbide spine
la talpa d'anima scalpita per balzar fuori
e correre tra le braccia della luce
S'avventa su pensieri spigolosi
di solitudine l'aquila con le ali del cuore
in attesa dell'attimo giusto per
calarsi a tuffo su
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Suono neonato scartato
tra mille rumori
si perde tra le montagne
di silenzi
Voce suadente accerchiata
da lupi affamati
si nasconde tra
pensieri impauriti
Coriandolo di gioia
avvolto in mantello
arcobaleno di tolleranza
violentato da
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Mi condusse in un corridoio
di condanne e sputi
Camminava carponi
su ancestrali manìe
ereditate senza testamento
Parlava con la lingua di chi
sa solo manovrare parole di raggiro
E cercava un colpo d'oro
per mettere al sicuro
i suoi
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A volte mi sento trottola
Che non sa fermarsi
E se mi fermano devo ricominciare
A volte il cuore s'incavola
senza ragione e le mani
sono due barche che
ondeggiano senza timoniere
A volte mi sento formica
che ha paura di essere
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Il mio amico
è la faccia triste
della compagnia
Sa segnare il mio amico
tutti i mali del mondo
su una scheggia di carta
Sono anni che cerca
la verità e trova solo
frammenti d'ipocrisia
ben celati sotto macerie
d'uomini
Il mio
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Sul tuo corpo
c'è una sola carezza
Sul tuo volto
c'è un solo sguardo
Sui tuoi passi
solo un'ombra
Sul tuo cuore
un solo custode
La tua navicella
sarà sempre fissata
ad una sola àncora
Fu un angelo che
viene
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La notte correggo i difetti delle mie compagne di fuoco
E m'addormento sul fumo di morte delle loro canne
Penso solo di giorno al sangue che devo crocifiggere
Di chi è segnato nella mia lista che puzza di vita che dovrà finire
Non posso
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Un cielo di catrame non ha voglia di scatenarsi
Un prato che mendica manto d'erba
non ce la fa più a sostenere il peso di amanti
Che sdraiano i veleni del loro tradimento
Un anziano s'inchioda sul marciapiede dei ricordi
in collera per la
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Potevamo colorare l'aria
con il nostro orgoglio di coppia
Strappare tutti i giorni tristi
dal diario di bordo sul nostro veliero di promesse
Poi un errore
Anzi mille errori
E così il dolce s'è mutato in aspro
La passione in
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Trafficati corsi di sopportabili rumori
proteggono qualche armonioso suono
Le idee si compongono senza fatica
nelle strettoie comode delle esigenze quotidiane
Verso il crepuscolo non pesa della giornata
il sudore
Un po' di sole venuto da vecchi
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Giorgio Lavino.
Una notte impietrita dalla
mia presenza calò il sipario
sull'esistenza di un dolce rifugio
Spento era il mio sguardo
smarrito nelle movenze
di morte di un sogno che
voleva liberarsi dal tormento
di una notte infinita di rancori
L'alito
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Erano buttate lì
Dietro un tempo passato
Briciole di baci succhiati
Ho raccolto
E riposto
Nel mio cuore trepidante
S'erano ingiallite
In cestini di inutili litigi
Mazzetti di gelosie lacrimanti
Ho raccolto
E riposto nella mia
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Sono corso per le scale rotolando
per tutti i gradini per portarti
quella carezza che non seppi darti
quel giorno che buttai
tutto il mio orgoglio in un fossato senza fondo
Mi punti sempre contro tutta la mia debolezza
per quel bacio che ti
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Se segui le orme
Di chi è perseguitato
Castigheranno i tuoi piedi
L'olezzo del supplizio
Strascina l'anima
Ad un bivio faticoso
Lei sa dove andare
Da una parte sola
Se asciughi le gocce
Del patimento
Ti torceranno le mani
Le catene
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Sporgerò la testa di rabbia
Sotto le lami d'odio
senza paura di sfregiarmi
Sfonderò le ante serrate
Con la vergogna
Per trovare un chicco di verità
In stanze colme di tenebre
Lo so
M'assaliranno ondate di buio
Lo so
Mi
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Non ho versato ieri
Nessuna lacrima
Gioia?
E
dolore?
Oggi
Non ci sono
Domani?
Potrebbero
Arrivare
Su un veliero d'amore
O disperazione
I sorrisi?
Si arrivano
I sorrisi
Arrivano
Ricordo di un giorno che
Portò gioie
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Capii il tuo coltello affilato di cenere gialla
Mille giorni prima dei tuoi vili fendenti
Colsi subito il terrore del tuo accorato odio
Nell'aia del mio sangue succhiato
Conobbi la tua vera sete d'oro
Appena annusata la tua luna nera
Sdraiai
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Il mondo che fu è e sarà
Così la madre al figlio a cui ricorda
che i giorni sono andati sempre
dalla stessa parte
e nulla è stato mai diverso da prima
La gioia dura un sol momento
e viene dopo il sudore di mille
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C'è un mare nascosto chissà dove
che non sa di sale ma sa di male
Ha mani nere per accarezzare
il mondo intero solo per fargli male
Questo mare fa così male
che nessuno vuole mai andarci
ma da tutti si fa notare solo per
far
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D'anima son custode
non paladino perché
non potrei essere mai alfiere
di sublime guida dell'essere
Semmai son guardiano per
le chiavi che ho in custodia
che servon sì a serrare le ante
d'anima quand'essa si riposa
per
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Capirai che un refolo fa più male
di un ciclone quando nel mio cuore
troverai il sale un tempo puro ora
di sangue raggrumato
Non aver paura di quello che
mi farai saranno tutte le erbe
del mio orto ad asciugare le
gocce di sudore cadute
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Chi piange ha la rabbia
nelle viscere dopo aver esaurito
tutte le parole e non vuole dimenticare
il bene che ha dimenticato
Chi piange non vuole scordare
la radice delle sue lacrime
e rifiuta di essere un uomo
che non ha mai pianto
Chi
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In questo lembo povero del sublime
desiderio si rifugerà questo cuore d'amor pestato
Non cerca un altro tempo di passioni
Solo un raggio di un po' di sole di consolazione
Sarà un uccello di una specie passata
con la forza del suo
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L'amore sa tornare
Ricorda sempre la strada
Sa riconoscere il posto
in cui è già stato
I giorni non passano mai
invano quando s'aspetta
una buona notizia che deve
donarti la forza di continuare
Sono passati uomini di tutte
le
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886 poesie trovate. In questa pagina dal n° 811 al n° 840.
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