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♦ Raffaele48 | |
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Giorgio Lavino
Le 886 poesie di Giorgio Lavino
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Piove a dirotto
L'acqua non entra
nella mia anima
che vuole sorridere
e bearsi
Il sole se vuole
entra in me
anche se deve
sfidare fulmini e
saette
Quando son felice
Nessun freddo
può darmi gelo
Nessun caldo
può darmi
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Vorrei correre per i campi senza ragione
Stupirmi delle stelle senza cielo
Come fanno i bambini
Ridere dei giochi che fanno gli adulti
I bambini cercano nelle cose
qualcosa di vero e s'arrabbiano
fino a disperarsi quando non la trovano
Sanno
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Stavo male sotto il sole
Decisi di andarmene
alla ricerca di un amore
Lo feci con delizia e candore
ma mi ritrovai sull'Appennino
appeso a un cielo scuro
che mi tolse l'appettito
dandomi vomito e diarrea
Amor che non dà amor
Fa
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Scivola via con il suo scarpone magico
tra le contrade dove ha ben nascosto
tutti i suoi sogni per sottrarli alla monotonia
delle ore che non passano mai
Uccide ogni giorno il tempo
giocando con l'ozio al volante della sua auto
Approda spesso
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Resto luna buffa a guardare il tempo
a rincorrere i soli che se ne vanno
Bramo l'energia delle mie sensazioni
per perdermi all'ombra di una carezza
Cercavo qualcosa
Ho trovato te
Sei solo un pensiero
Cresciuto con la sagacia contadina
Tenero
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Ci saranno nuovi soli
a consolare madri
perdute nel silenzio
di un figlio
Nuovi gesti a incoraggiare
gli uomini venuti da lontano
Sorrisi di prima mano
Regalati a piccoli soli
senza fonti
Gocce di speranze spremute
su terre piene di
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A piedi nudi corro su aculei
che mi danno solo dolore
e nessuna speranza che
il mio affanno raggiunga la meta
Vorrei donarti un oceano
d'azzurro su di te per
farti divenire giorno che
rimane sempre incollato
alla bella stagione
Offrirti il mio
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M'accomodo al balcone
dei ricordi ora che sto
incontrando spesso
me stesso alla stazione
dei ripensamenti
Gioco ancora a sentirmi
sole che si rabbuia
quando il cielo lo manda via
per far posto alla luna
Voglio cantare per sempre
ogni
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Sterzata d'estro manca
a quest'ora che sta andando
via senza lasciarmi niente di buono
Eppure ero giunto al rito
di questo simposio
con il nerbo del predatore
che brama scudisciare la sua preda
Tutti i colori si sono stinti
della fantasia
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Sfilano per sopravvivere
le orde della libertà pestata a sangue
Sprigionano i gas della mortificazione
contro la paura di finire dimenticati
per sempre dentro quattro mura
con una carta appesa alla parete
per lanciarle contro il sangue
morto
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Scende sotto lo zero
come un alito che
vuole diventare freddo d'inverno
la simulata opinione di non aver
capito quello che si capisce
Una mano afferra quello che non c'è
s'inventa un'immagine che le dà pace
e s'illude di aver
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Ore scampate alla morte per mano della velocità
s'aggrappano al bisogno di un dialogo
cercando la sapienza di un ozio che odia
essere maltrattato
E' il momento di non affossare nell'ovvio
nel rito delle parole usate
nei gesti senza
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Asciuga con un soffio della tua anima
un goccio del mio vagito di bimbo perduto
senza la cosa per lui più bella
E bambino che non accetta surrogati
bramo la polifonia della tua voce
Altra musica non può consolare
il palpito
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Posso dirti che quando cerco
qualcosa posso perdere anche
tutta una vita ma la trovo
Non posso dirti che adesso
che ti ho perso riuscirò a perdermi
per sempre dietro i tuoi passi
Posso dirti che intere notti
riesco a seguire i battiti
del
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Facce di gesso rovinate dal sole
rovente del successo
dimenticano le lingue consumate
per andare dove volevano arrivare
Ed ora con i sorrisi avvelenati
si guardano intorno per restare
fermi dove sono arrivati
Cercano sempre nuove mete
Restando
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So capire i temporali
nelle notti fredde delle relazioni
Le gioie che si raffreddano senza
il calore di un abbraccio
le comprendo per il quiete vivere
Trascinare mi piace le mie melodie
fuori dall'incapacità dell'ascolto
E mi nutro del
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Invia un messaggio privato a Giorgio Lavino.
Lascia stare le parole dove stanno
e versati nelle nostre vecchie abitudini
di scatenato sangue che vuole
danzare ancora con l'affetto
di una volta
E così la luna saprà mantenerti
buona dentro un fiato di calore
per averti sempre
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Chicchi di calda tenerezza
rintanati in un guscio di desideri
si rifiutano di soccombere
Volti rabbuiati cercano
un po' di tiepido cielo
come un muto la sua voce
Congelate speranze
s'ammassano nei tempi
delle attese
Facce
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Calorosa sopportazione del niente
che si consuma tutta un'esistenza
e si libera un po' alla volta
In fondo cosa siamo
Che possiamo essere
se abbiamo la scadenza
Siamo un alito che viene
dal silenzio
Oppure siamo la copia
non consapevole di
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Voglio scrivere con l'ansia
di chi deve attaccarsi ad un po'
di filo arrugginito del suo tempo
per raccontare la sua ansia
l'ansia del suo tempo
Voglio scaldare la sedia
Scarabocchiando sul banco
della mia infanzia alla ricerca
di un battito
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Grigio il cielo che mi sta sopra
Potrebbe avvalersi del vicino sole
ed invece si tiene strette
le sue nuvole
Così deve scorrere questo giorno
tra pugni sul corpo e sputi a terra
Con il cielo che tuona sghignazzandomi
In faccia tutta la sua
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Cocente e epicurea voglia
di girare nell'astio per uscirne
con le mani appiccicose di sudore
Ma piene di qualcosa di vero
Devo andare al di là del fiume
Fidandomi dei giunchi
che possono sostenermi fino a un certo punto
Poi dovrò
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Annullerò ogni lontananza
Allungando i raggi del mio sole
E sarò ad un passo dalla tua luce
Spenderò tutto il mio tempo
a pedinare l'alito di un soffio
fino a che diventi vento
e cavalcarlo per dirottarlo fino a
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Arrampicandomi su una cortesia
scorro acqua in cerca della sua depurazione
in un dedalo di perplessità
C'è sempre qualcuno che alza la testa
mi apre il ventre per sputarci dentro
Non me ne curo
Sei quello
Sei questo
Non me ne
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Avevo già pronto il giubbotto di vento
per sorvolare tutte le città che mi separano
dalla carne la tua carne e trascinare un cuore
il tuo cuore davanti a un cuore il mio cuore
Non voglio essere
(Essere non so)
Maturo per
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Salutami appoggiandoti sul dorso di un vento
che sa rispettare cose e persone
S'infuria ma non demolisce i frutti che sanno
di fatica e sudore
Abbandonami gridandomi mille volte il soprannome
che avresti voluto scagliarmi addosso ma lo
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Cerco sempre il volto
che più mi piace e il sole
che mi scansa gli occhi
Accendo il fuoco e getto
sulle fiamme l'acqua che mi conviene
Non amo le parole che
mi guardano in faccia
e mi vogliono obbligare
a parlare con il cuore
Vuoi
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Salubre bisogno di conoscere l'incendio
dei morsi della notte quando la voglia
di amare è raddoppiata dal pensiero
verso chi mi ha sempre
vomitato addosso le fredde motivazioni
della ricusazione della sua carne
Scendo e salgo dallo
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Patimento di antica radice s'aggrappa
alla mano di figlio per non cadere
nello strazio dell'addio
E' buio repentino fino a quando
non passa la paura della morte
S'indaga sulle pene del corpo degli uomini
anche quando è arrivato il
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Dovrò fiaccare la rabbia per internarmi
nel vuoto di un'ora di dialogo
con me stesso
Silenziare il mio nerbo d'ariete
per attaccare frenesia
di contatto ed adagiarmi
sul giaciglio di un goccio
di panacea
(Basterà un soffio
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886 poesie trovate. In questa pagina dal n° 511 al n° 540.
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