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♦ Thomas Rivolta | |
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Giorgio Lavino
Le 886 poesie di Giorgio Lavino
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Dove sono i sacramenti
della felicità
Celebrati sull’altare
di mille baci
Dove le bolle della realtà
Soffiate via dalla fantasia
delle nostre smanie d’amore
Dove le fughe dalle strade
della monotonia
Dove i portoni fabbricati
per
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Cerca la fine dei tormenti
Non sprecare il tuo oro
per vincere la guerra
Si salverà anche il tuo sangue
se dopo tanto freddo
arriverà una scossa di sole
che cancellerà il brutto dai cieli
lanciando suoni d’armonia
Sollevati
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Gioco fino all’osso del mio dolore
dentro il tulipano dolce della mia riscossa
M’accorgo ora d’essere ancora acerbo
E fiuto tutte le debolezze
che non seppi seppellire
sotto l’albero di un novello brio
Quanti segni incompiuti
sono rimasti sulla
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Tu sei la parte del cielo
che si riempie di beatitudine
E la mia libertà spicca solo
quando la mia carne assaggia
la tua
Con te sprofondo nel sole
che brucia le ore povere
dell'energia di Surya
e gonfia di luce
l’anima mia
l’anima tua
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Cessa l’ipocrisia
lo scoiattolo che
ama la libertà
e beffa ogni filo spinato
per collegarsi
con il mondo
che non conosce
e vuole annusare
con le sue idee
di verità
Siamo qui
a continuare
a sopportarci
nel girone
delle
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Gore di chimera
non sanno più dove andar
Stazionano nei pressi
dell’essere nuovo
che non vuole riempire
di zucchero
le scatole dei sentimenti
Calandre noiose
Piangono l’agonìa
del tempo questo tempo
insanguinato dai gesti
doppi
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Cantami i giorni
in cui non seppi
posare il mio dolore
sul tuo volto
perché non era
più mio
e scrivimi
da un giorno
futuro ma prossimo
per dirmi
quello che non sono
stato capace di darti
Se il tempo si rovesciasse
e potessi
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La goccia è diventata fiume
Che va verso le strade tinte
di vergogna e aspre di miasmi dell’anima
Il seme della serenità
tace nel buco profondo della terra
Non è capace di germogliare
Nessuna buona novella
La caduta
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La giostra gira
e c’è solo gente
che sale
e nessuno scende
Anzi chi scende
lo fa per sempre
Vedo spesso uccelli
Emigrare e poi tornare
per pizzicare
qualche chicco di felicità
Soli rotti dal mare
della ricchezza
e giorni
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Te lo dico adesso
Che iniziamo un altro cammino
Te lo dico con la fiacca
di una notte addosso
passata a cacciare
tutti i malumori
Che spettacolo io e te
Te lo dico ancora
Dopo tante botte
e non solo di fantasia
Dopo tanti
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Voglio camminare su un vulcano
di pensieri
Non m’importa il rischio
di diventare brandelli
di parole usate
Voglio provarci
Voglio ingoiare tutti i fiati
che ho cacciato via
Non m’importa di crepare
in un mare di respiri velenosi
Voglio
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Scivolano su un tappeto debosciato
Sotto un cielo perso d’azzurro
e gonfio di arcobaleni venuti male
Corteggiano la libertà
Fissa traballante dimora in quest’Occidente
ora crema che profuma
ora spuma d’acido
Se ne vanno spesso
a
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Con gli occhi bendati
prende in giro
chi lo guarda
gettandogli addosso
lacrime d’acqua
inquinata dall’ipocrisia
Non vuole vivere
Andando a sudare
sotto il comando
di qualche generale
Cerca la madre
che lo mise al mondo
dimenticandosi
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Se mi trovi dentro
un piccolo filo di calore
non mi spezzare
disprezzandomi
Se m’incateno al tuo
orgoglio che fa male
non mi slegare
strepitando
Se mi perdo
Nei tuoi dedali segreti
Non mi scovare
facendomi arrossire
Se mi strazio
nelle
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Giocano con la stupidità dei grandi
imprigionati nei cortili del cemento
Sono stati allontanati dal verde dei prati
e dalla puzza degli animali
Guardano impietriti i loro sorveglianti
che gli urlano di non essere bambini
Corrono in cerca di
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Sono andato a mare
Con la costanza di un marinaio
Senza vela
non posso navigare
Una voce ha gridato
tutto il suo disappunto
Resto fermo
dentro la stiva dei miei dubbi
Ma devo rischiare troppo
se voglio accarezzare il gusto
delle mie
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Giorgio Lavino.
Passami un po’ di cielo profondo
per calarmi nel tuo arcobaleno di trasporto
Confessami che non mi hai mai truffato
con un sorriso senza luce
E che la notte hai bisogno di pensarmi
per dare pace al tuo cuore bollente
Corri via dal gesto che non
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Luna gonfia di notti
Mi stringo a una seta
di comodità
per non stroncare tutto il mio peso
sopra il panno strizzato
delle angosce sopportate
Cerco un tanto
per non rovesciare
con la mia giostra
di pensieri
sopra sagome
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Accasciato al suolo del silenzio
Cerco di tamponare il sangue
del mio disorientamento
Voci mai sazie di affogarmi
si riparano sotto un tetto di vergogna
dalle sottili ma ficcanti maledizioni
Sono ancora vivo
nonostante la ferita
sia stata
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Finisce l'urlo
Comincia il temporale
muto del dissenso
Va via il rumore
delle idee
Ritorna la voglia
di mordere
le sorprese
Cadono mille mani
Risorgono milioni
di dita che s'infilano
in tutti i buchi
per aprire nuove
speranze
Quando
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Compila il tuo sogno
adoperando il modo
con cui t'incammini
verso la speranza
Scrivi la parola chiave
Che trovi nel fondo
delle tue certezze
E' sempre complicato
riuscire ad accedere
in un mondo che
agogni ma non conosci
Insisti fino alla
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M'incateno tutto il giorno
ad un sorriso che pensa solo
a scappare via
Mi getto dentro il canale
della convenienza perché
non so più tuffarmi nel
fiume agitato dei conflitti
Sono circondato da mille idee
che mi tormentano per
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Scioccami con la tempestività
dell'abbandono quando tocca
a me gettarti sopra il suono
della mia carne
Poi
Mi infuocherò sui tuoi seni
per farti assaggiare tutto
il rosso della mia frenesìa
E subito dopo
Mi
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Gretto d'affetto
cigola con affanno
ma non cade
S'accomoda su un
gancio d'antica armonia
fatta di corse sul monte
della levità
C'è poco sole
per scaldare quest'altro
cucciolo di speranza
dopo tant'acqua gettata
sul
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Varco il silenzio
di spade affilate
con lo scudo
della consapevolezza
di essere trafitto
Sorrisi robusti
al mio cospetto
Alle mie spalle si trasformano
in ghigni che m'attendono
su guanciali di perfidia
Il profumo serve
solo a
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Cerco sempre
la cometa
del mio sogno
nella tua piattaforma
delle meraviglie
Nel tuo azzurro
che non nacque
e vivo rimarrà
perché sorriso
di madre eterna
risiede anche
il male che tu
metti sempre
alle corde
con i tuoi
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I corpi s'insaponano
di voglie fratturate
nel tempo ma ancora
vive
I giochi non bastano
Ci vuole necessariamente
il sale eterno
della nostra insaziabile sete
I corpi stanno vicino
solo se non asciugano mai
il sudore della fatica
di ogni
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Le solitarie s'affrettano ad uccidere
il tempo per sfuggire alle minacce
d'esplosione delle voglie
piene di frastuoni
Piccoli soldati marciano verso
il mondo dei grandi
Ogni tanto si voltano indietro
per non dimenticarsi troppo
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Cerco in uno sbadiglio
la voglia di fare tutto
Trovo nella cupidigia
l'aroma di dare
il mio pane a tutti
Nell'estasi minaccio
tutti i dispiaceri del mondo
Nella sazietà disperdo
tutte le sofferenze
che circondano gli
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Bagnato in una bacinella d'ansia
attende l'ora di stupire la sua meraviglia
di fronte alla luce della sua bella
la donna che sarà
Nasconde la sua paura dietro un muro d'adolescenza
prendendo a morsi la voglia della prima volta
Poi il
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886 poesie trovate. In questa pagina dal n° 361 al n° 390.
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