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♦ Anna Di Principe | |
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Valerio Foglia
Le 252 poesie di Valerio Foglia
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Corallo
rigurgiti continui
incamerando l’utile
con la bocca in attesa di un sentire piacevole
delle gemme sazianti
di un po’ di sabbia pulitrice
dell’onda ammaliatrice
nel solito posto
anche nel bel mezzo di uragani
anche senza mani
Solo il
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Proscenio alla folla acclamante
che la calura muove
agitando i fogli del programma
grondante
sfinita
si mostra nella semplicità
di caleidoscopici cristallini
senza rivelare il vero volto
d’espressioni e smorfie
che tragicamente pur sotto
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Batte
come su ferro rovente
il maglio di questa grezza giornata
nata orfana
abbandonata a suore dei giorni salvatrici
tentando di istigare il suo movimento
insegnando resistenza
sollecitando immediatezza
evitando strappi
per nuovi
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Aulico fugge
il vezzo eremita
del segnar di pagina
nel buttar sopravvissuto
d’ogni lembo del dire
colto o trovato
sciolto o contorto
in questa valle di lacrime
che le onde rimestano
sotterrano nel trambusto
d’ ire rigonfiano
di smorzate
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Ho acchiappato il cuore per la gola
l’ho stretto per potergli chiedere
di fermare il fiume in piena
che stravolge l’anima
sbatte il sentire
confonde il sapere
per capire se è felice
mentre cambiano le stagioni
canuti diventano gli
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Piega il soffitto lucente
verso dove
appoggio la stanchezza
del seguitante accompagnare affetti
all’obbligato riposo
di velleità
entusiasmi vissuti secondi
rimandate intenzioni
righe mai sbocciate
occhi arsi dai raggi della
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Sciupati da questo candore
avvinghiati al barcollar di rumori
prendiamo l’essere
non il suo valere
immersi nel solito stupore
segnati nel profondo vivere
accanto a chi non sa di noi
non vuol sapere
pur chiamandoci per nome
stringendoci le
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Dentro scoppia il cuore
attenuando il suo fragore
frantumi, restano negli occhi
sotterraneo l’intimo dolore
la quiete ancora viva dei pensieri mi contiene
un filo di respiro danzante
converge teneramente verso la voce
come il vento giovane
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Ho seguito il tuo profumo
gladiolo gocciolante dalla notte
fino alla fine del tuo stelo
nella corolla di api laboriose
vibrante di stami già focosi
raccogliendoti
senza aver lottato
posata nelle mani carezzevoli
d’acqua bagnate
Fissando
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Nel viaggiare all’arrembaggio
senza tentennare
fu il fegato rimasto ch’ebbi
a farmi piovere quella luce addosso
con reminiscenza infantile
discosta dal non conta
Nel glaciale risveglio
mi risentii amico di me stesso
senza saluti per una
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Si è spezzata la voce
nelle urla di un lampo
di cose banali piegate verso il vento
in vuoti, mai capienti fino a bastare
sirene come campane
strade interrogate
pensieri verso l’acqua
cinghiate dentro l’anima
senza seguire uno
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Ho brama d
ella vostra comprensione
e dell’abbraccio di ognuno
come la liana all’albero
il respiro ai polmoni
la luce al giorno
ora, che non posso prendere velocità
ora che quel che so
mi pugnala
che ho perso il ritmo, senza gli
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Senza auspicar promesse impossibili
ricordi dimenticati
avventure desiderate
questo cuore carente
nell’occulto spazio forestiero
gioirebbe della pace rubata
durante la vita che non ha avuto
che nell’atroce nostalgia mi lasciasti
pianto ancora
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Si rivoltano gli avi
di usuali pensieri
chiusi nel contenitore
di bollori e marasmi
fino a perderci il sonno
con balzi da cascata
rigurgiti da neonato
alzando le vibrazioni
dalla pelle vulcano
pizzichi di sveglia
reazione spontanee
al
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Cavalloni di marosi in fiamme
lungo la dorata meta di spruzzi inevitabili
dove
raccogli pezzi di legno
forgiati dall’impeto
da corse rigurgitanti
qualche conchiglia
senza suono
orme ormai coperte da altre
dallo scivolar appassito di alghe
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Tengo pronta la penna
accanto alle bugie
scarcerate e vive
vicino alla scrivania
crivellata d’insetti
spari animali
guardando quei capelli bianchi
riflessi cresciuti
nel bene e nel male
dirimpettai a quella immagine
di giovane seppiato
garbato
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Valerio Foglia.
Indirizzo personale di Valerio Foglia: valeriofoglia.scrivere.info
Avrei voluto che tu mi aiutassi
a finire questi squarci di dipinto
a mescolare i cieli, i mari
ad acchiappare qualche stella
su sentieri ombrati
dalle coltri polari
da fronde incurate
fra mistiche radure
facendo largo come remo
tirando
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Che di alte acque
calore straniero
fosti scontro
trasformata in geometrie
inumane
cadenti
sui nostri corpi
nel far nulla dell’ozio
osservando nembi irascibili
sciarpe scozzesi
pettirossi cercatori
fin all’appoggiar gravoso
nell’ammantare i
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Tutto quanto è mio e di nessun altro
mi sembra immenso
quando
non ti posso toccare con le mani
scrivo parole
le mani della mente
del cuore
ti tocco
anche se non ci sei
anche se non vuoi
quando ne ho voglia
Ti spio da
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Vestito di lucertola
emanante bagliori
sgusciante sulla terra
sovrastato
da un angusto fardello
taglia con pacifica andatura
l’etere
mescolato alle ciane gocce cadute
ad ammorbidire il suolo natio
Inverno morbido
come un saluto
generato
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Ho perso quella piuma
che mi donasti
tolta dalle tue ali
prima di partire
per mete più calde ed affollate
dove perdendoti
volevi dimenticare
dove avresti imparato
a volteggiare
dove ti saresti sentita in bilico
ogni momento
senza
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Stretti, stritolati
come al buttar di spaghetti
tenendoli nelle mani
i giorni
primi un tempo, la coda adesso
dai quali succhiai i colori
anche i più cupi
le parole setacciate a milioni
buttando dalla finestra
le immeritate
insieme ci
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Prodighi, i vecchi sussurri
controvento
vorticanti in cieli remoti
abitati invano
limati
in piantagioni di ferite
follie lucenti
riafferrate dalla mente sana
nel sudore dei sonni
ritrasfuse
come gioie, fra gli aculei
indorate
fra
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Apocalisse
dopo lo scempio
giunta e comparsa
da maleodoranti sentieri
dal tempo antico
senza ricorsi
da fumanti spiriti
con forconi roventi
in cerca di appagate anime
dal fare perduto
dal vagante andare
sbattendo le ossa rimaste
su lavatoi di
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Ciotoli di plastiche deformi
sono i ricordi
sul greto di molti anni
indomite rigide incrostazioni
blocchi per le palpebre
di questi occhi di burro
con pupille cercate, in miniere di smeraldi
fino a sfinirsi
addormentate per gli sforzi
calate
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Dalla dea bendata
donata
in questa mano raccolta
di pieghe, calli e dolori nascosti
succo di guance rosa
rivoli di mare
negli alvei di un cuore
di battiti sfiniti
negli occhi dai capillari segnati
dal tempo irritati
dalle fuggevoli
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Quasi eliche, nello scendere
si adagiano sull’acqua
nel momento del vento
sparse come quadrati
delle coperte fatte ad aghi
fra gorgheggi appena mossi
il colore del cielo d’autunno
nello specchiar di una chiesa
rigirandosi per cercare il
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Di questo giorno
rimedio silenzioso dei miei sogni
rubo il suonar degli astri
che nei bisbigli
accascia le sue sembianze
in cerca
dell’ombra che mi sta accanto
nuda prigioniera del dolore
che le note libere nel volo
confortano il patimento, come
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Asciugherò rivoli d’amore
come aspiratore
senza lasciare l’ombra di una goccia
l’umido di terre rosse
il fiato di un fumo
l’odore di legno muschioso
il sapore aspro, urticante
diluendo le mie ventose maree
in sentieri di stelle velati
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Abbiam scampato il pericolo
dello scontro fra iene
selvatiche, sbavanti
stando muti con coperti gli occhi
senza rompere il posto
nel suo posare adulto
vestiti di mestizia
con volti accigliati
come pirati avvezzi, agli assalti di sordi
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252 poesie trovate. In questa pagina dal n° 181 al n° 210.
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