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Valerio Foglia
Le 252 poesie di Valerio Foglia
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Mare bianco
dal volto stanco
spiagge blu
orme nere del branco
acqua velluto
al seguito del piovuto
risuonano le onde
veli di gocce sulle rocce
bionde le sponde
Chiaro azzurro
negli occhi
bagnato nel fissare
triste
per non poter nuotare
Segni
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Nessun sussurro
negato il bisbiglio
flaccida stanchezza
fino al midollo nelle ossa
suo nascondiglio
dove
quando
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Bela, l’ultima pecora
all’addormentar di occhi
nuda la circospezione
sovrasta il corpo sonoro
campiture di paesaggi
osano scandagliare
il respiro emotivo
in adolescenti
ramificati sogni
intorno impronte
attraversate dal vento
Fittissimi
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All’incirca un giorno
di temporali luminosi
con tenacia
aggrappata alle unghie
ci portò via una magnifica ispirazione
sfavillante
facendo presa
nell’incarnita
buia reclusione
Fu il tuffo nel suono del mare
nei suoi misteri
il suo
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Malferme onde trasparenti
calore di ritorno
sulla srotolata passatoia
al soffiare pesante
legando i capelli
nel suo allegro azzurro mescolato
quasi andante
anelli ovali in fondo
dove alla cortina d’umido
si congiunge
Lento a rilento
primo
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Un sentimento nuovo
di striscio sulla pelle
virus dentro il cuore
pietre di lapislazzuli negli occhi
contagia il suo spuntare
solleva l’aria carica d’umido
vola senza far rumore
disturbare il meno
tenendosi a freno
Laggiù inizia un
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Intenerisce
il rugato adolescente
lo star come di sasso
al cospetto della schietta passione
il suo piglio trascinante
ha l’ eloquenza astuta
l’abilità di un prestigiatore
la duttilità di un ventilatore
La sua traccia
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E’ adultera
questa vita
dall’albore che fu
forzata come elemosine
abbandonata
un cane d’estate
la voce di mimo
pesta dai curiosi
divisa dall’incuria
di protervi spettri
nella rivolta interiore
nelle sommosse del sempre
Nel bearmi
al suo
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M’ostacola la lingua
pulsa la gola
non trovo pace nei pensieri
mai la cercai
anche se sinceri
li accompagnai in posti equivoci
oltre le mani sicure
su cime e vette
non costrette
fuori da giochi e scommesse
dentro irte insenature
pene per le
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Si spezzarono
giovani stille
nei solchi di diluvi
in sentieri ciechi
labbra appoggiate
accucciate nei sensi
sfumature del corpo
a strati stese
regalando telluriche
a volte scatenate
parole cerate
Sfiorarono
il silenzio nervoso d’incavati
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Ancora nel riverbero d’immagini
sul fondale marino
volgo al cielo occhi in bilico
sulla scalinata
ai piedi della torre d’incline prospettiva
travolti da fili spola verso la luna
attimi scalatori
minuti funamboli
distratti dalle arcate
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Scavi superficiali
alla ricerca di quanto sancito
senza pagare prezzo
tutto è vano, nulla si è emendato
Si chiede aiuto, interpretando un sogno
di unica salvezza, v'è il bisogno
Scavi superficiali
con la mano tesa ad
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Non cercai su binari
che mai si congiunsero
treni lanciati
verso comodi arrivi
ma nell’aria, con fine setaccio
lasciai domande chiuse
risposte vaghe
artiste senza meta
segugi senza fiuto
Non cercai dentro l’acqua
che mai mi affogò
la
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Ho l’impulso di non aspettare
dentro il corpo, immerso nel cuore
come se attendessi il tuo sguardo, la tua voce
a bloccare quell’errore lì appeso
a cambiarmi in uomo arreso
Tu sostegno abitante, in questa casa minacciata ed indifesa
ora
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E’ scaduta
la primavera
viole del pensiero paonazze
balconi salme di tulipani
olezzi qui
lontani
polvere di ruote
resine ambra di cortecce
trecce di pane
caldi i davanzali
scappa una lepre
panchine nei giornali
mormorano grilli
scorze
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Al sollevar festoso
si cingono
passi di gomma
pieghe di molle
camere d’aria
rimbalzo di gioco
tirar di fili
gambe di vuoto
aspirando
nel ciclone inebriato
i mormorar di sogni
dal cuore risvegliati
mancando nell’appoggio
esito
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Valerio Foglia.
Indirizzo personale di Valerio Foglia: valeriofoglia.scrivere.info
Interminabili ore
a placar le labbra d’animi
cave profonde
riempite di tumulti
dal riverbero di disturbi
al porgere fiori di ghiaccio
a calmar le onde
per essere ricevuto
solo per le parole
non volevo il loro sole
vivi momenti finiti in
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Dove
nell’incantata visione
puntano gli sguardi
cose non vedenti han visto tutto
anche l’ oltre di la’ del possibile
prive d’ogni potere
i piu’ belli
parlare, mostrare con i sensi
l’elargire infinito
di tutto il tempo nel passare
acre o
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Camaleonte
nell’appoggio leggero
sulla linea gemella,
virtuale, mimetica sorella
osservata dall’universo
colorata dal momento
rossa se cala il sole, scura lungo il mare
invisibile nel cielo terso
Al tuo abbeverare continuo
si prostrano
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Né barriere né muri
san fermare il buio delle notti
calanti
al giro di sole, dietro colline all’orizzonte
cambiano le maree per qualche ora
si richiudono i fiori sulle sponde
Tutt’intorno arriva il deserto
con allungarsi lento,
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O dolcissima invaditrice
sin dai fili di muscoli tesi
al continuo fiatare
rosolio straripante
dai battiti di ciglia
polline da starnutire
nella gola ad arrossire
lunga guarigione
di grandi ferite
benefattrice
Distesa in ogni
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Scende da un letto
troppo disfatto
straripante di liquidi e bugie
nel bianco avvolta
come donne pie
vuota e assorta
tocca con i piedi
un arcobaleno di pietre
lucidate a distrarre
attraversa un lembo di luce
di tagli segnata
la bocca non
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Un masso sul quale sedere
a piegare pagine di un quaderno, come ventaglio
alzando lo sguardo come vedetta
al fischiare forte, del respiro del posto
mettendo a fuoco
un anfratto lontano d’arrivare
un luogo vicino per dormire
senza bisogno
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bianca luna
sciolta
in sporchi occhi
sottoveste
di tessuto damascato
visione mediterranea
riflessa
dentro storie del passato
seguita sulla fila
dalla pioggia pesante
pedalando verso cestini
ignobili destini
perspicace
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Dono di una favola
vissuta di sorrisi
spazzata dal vento
nei capelli intrisi
giovane come il noce
dalla nobile terra
sentimenti tenor di voce
vuota di paure
arresa ai palpiti cresciuti
di sconosciuta guerra
Semi d’amore le tue parole
nude come il
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In quella notte
avviluppata di noia
come in finzione
quasi tragedia
il titanico soffio di Zefiro
ammanto’ senza ostentazione
gli enigmi inoffensivi
ancora vibranti d’irritazione
fra incubi e clamori
tremolii e rumori
d’immonde
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Pietre roventi
da getti di sole color talco
spruzzate da qualche goccia
a ravvivar l’umido
per non apparir solo roccia
per un soffice inquilino
il senso vero quasi intestino
nella bocca spalancata voragine nutrita
di ceppi intagliati da tronchi
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Rifugge l’ordine
dall’anima non amato
come abbozzo dimenticato
sulla carta usata
ansante
fa largo fra pareti cieche
insidioso tessitore di espedienti
scampoli di pensieri
che sottilmente
nella farsa del tempo si ferma
a rileggere gli
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Impastate le mani
nel fango del corpo
ad assaporare
le dita dervisci
lisci manti d’incantatrici
pettinate strisce
come il volo
vibrar nell’aria
a salire ad alte quote
fino agli occhi
dove non tocchi
senti il fremere, non il finire
di
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Fuorvianti
dall’umidità appiccicosa
prima di giornali nervosi
ad alta voce
dichiarazioni di ricchezza
grande tristezza
vedere quel mare capovolto
vecchie barche alla deriva
nomi caduti, per mani sporche
vacche da latte
ansie del cuore
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252 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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