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Giuseppe Fulco
Le 71 poesie di Giuseppe Fulco
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Vi supplico! Datemi l’ottocento!
Vicoli in ciottoli e strade sterrate
e una lanterna per sfidare il vento
in un cortile in tiepide serate.
Voglio il “voi” squisitamente gentile
che suonava elegante tra la gente;
la crinolina, grazia femminile
di
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Nel bosco il muschio, i rami e delle foglie,
e lo scorrer dell’acqua; desolante
carezza della natura che accoglie
il mio passo greve e vacillante.
Ancor s’ annida il bruto sentiero
che di bruto ha solo il ripido salir,
lungi da me se ne va il bel
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Ricordo dei campi. E dei passeri
il cinguettio. Dell’erba falciata
e poco lontano, maestosi e neri,
il macabro coro dei corvi in adunata.
Ricordo, delle foglie, il cadere
silenzioso e tristemente leggero.
Come, della notte buia, il gran potere
di
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Come è mia amara consuetudine
mi ostinavo nell’oscuro far niente,
nell’alveo della solitudine.
Ombre, polvere, e un silenzio dolente,
nulla più di una triste abitudine
che la mia anima insegue follemente.
Ma questa mattina mi sono accorto
del
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Siate parole mie, parole prudenti.
Leggere, come tra i rami va la brezza,
volate a Lei via da questa tristezza.
Andate pei campi del fiorir che sboccia
e tra i frutti degli alberi che tacciono,
siano dolci coloro che vi sfiorano.
Non temerete
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Ricordo, in Te il mio spirito muore
e dai miei occhi che si bagnarono
oh! quante lacrime si versarono
sì, si versarono nel mio cuore!
Ricordo, ricordo, perché ritorni?
Fu crudele quell’anno che mi colpì.
Penetrandomi le ossa, mi tramortì.
Oh!
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Un residuo di noi dove cantando,
seduti soli tra il marmo e la pietra
con le labbra timide della sera
mi chiedesti:“ A cosa stai pensando?”
E la tua voce ebbe un suono adorabile
tale, che non potei non adorarti,
non potei che esserti
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Anima mia sei libera e nulla ti pesa
ma greve, geme e prega il tuo cuore triste
di poter un dì fuggire alla stretta presa
del tuo velenoso malessere che ride;
perché l’amore ha il Suo dolce nome,
e le lacrime son l’inchiostro migliore
per
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Che sia! Che sia una sorte buona e calma!
E al mio ritorno, abbia una mano amorevole,
poiché ho intenzioni che il diavolo poco ama.
Mi sia amica tra le sue braccia benevole!
Sarà così gaio il tuo palpitar mio cuor
come il cuor di un giovanotto pien
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Quando vedo i tuoi riccioli, bella bionda,
follemente in disordine a baciar l’aria
la mia fantasia dolcemente sprofonda
nelle belle cose, nell’aria che ti bacia.
Talvolta, in un tuo gesto, son nudo e fiero
spoglio dell’abito giusto o meno
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E’ un alba d’ oro che piano indora
il fresco mattino grigio sul viale
e si eleva solenne e puntuale
senza nulla in se che si deteriora.
- Andiamo, cuor mio, nell’oro e in gloria!-
E’ il bel mezzogiorno d’ autunno,
che nei cespugli e nelle folte
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Invia un messaggio privato a Giuseppe Fulco.
Una luce soffusa giorno e notte
decora di un infelice velo opaco
le pareti nude, cadenti e smorte
sul letto principe d’ oro e smeraldo.
Aspra di deliranti fiori viola
la tenda scura oscilla senza vento
e tace sul bordo di un orlo rosa
con i
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Dimentichiamoci presto del resto:
della trionfante e dolente sventura,
del viso falso e della voce impura
che fanno triste il nostro cuore onesto.
Suvvia, è sublime quando la chiamo
la tua schiena sotto le folte fronde
del sentiero dove l’ortica
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Se udite cara, questa mia umile ode
col grazioso orecchio che vi s’ addice,
con l’amore che piange e nulla esige
vi canto fiori in versi s’ una lode:
con tono lieve e un accordo di rosa
adagio, con arpeggi poco rudi,
elevo dei pregi ai sinuosi
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In una giornata di sol radioso
una canzone divenne melodia
del ricordo mio amato e glorioso
e presto mi spinse in malinconia.
All’improvviso comparve il suo viso
emerso dall’oblio dove s’ arrese
e in deliquio, ferito e quasi eliso,
rivisse nel
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E’ migrata in altri cieli chiari
dove il sole con raggi obliqui,
irradia boccioli schiusi e vari
spargendo ovunque odor ambigui.
Perciò, in un silenzio penetrante,
nell’ombra che cade sulla rosa
e su un bianco giglio tremolante,
è assente or e s’
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Nel silenzio che sento sì vasto e plumbeo
vaneggiar sull’onda del mar che ci divide,
m’ arrendo e vago vacuo ed etereo
come piume d’ oca in un ciel sempre mite.
Malgrado la distanza cucita e scucita
sulla nostra dorata voce amorevole,
malgrado il
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In punta di piedi e con la bocca
che divide il ciel dall’azzurro
e dalla penombra la luce fioca,
mi fai fuggir come note di liuto
verso le ambite vette dei seni
o tra le gambe dove sei umida,
o tra i capelli folti e pieni
dove la mia mano cade
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Come l’autunno cado dal ramo
e l’ascesa è lieve nel cuore
del languore che non reca stupore
al mio planar smorto e insano.
Non bramo giardini d’ erba fresca,
neppure le stelle poco bandite
abbandonate da coppie lascive
nelle pause senza resa né
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Il sol tacere della smorfia
che lieve smorza il tuo desio
è vago come il brulichio
dei tuoi baci sotto la quercia.
Dunque, baciamoci ancora!
Senza indugio né perdono,
nella brezza che ci mormora
singhiozzi che ci dividono.
Abbracciamoci, che
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71 poesie trovate. In questa pagina dal n° 21 al n° 40.
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