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♦ Giorgio Lavino | |
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massimo turbi
Le 1162 poesie di massimo turbi
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raccontai un parco di parole
bagnate dalle liriche
odorose di struggimenti
che fece sussultare lo spirito
apice di bramosa magia d'incanti
fui un mezzo e non un fine
illuminando cio che ero già dentro
prima degli albori di
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nel silenzio della sera mescolai le carte
della tzigana zingara dell'est
trafugando fra i pensieri dipinti di tristezza
-simile al celeberrimo urlo di Munch -
cercando di carpire la matassa
dell'esser cosi infelice lontano
dalla vita che
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e nessuna notte sia nfinita
dentro la nostra storia
nata fra le pagine di Hikmet
avvolti dai sospiri di quando ti sentivi
femmina veramente
sul corpo mio arso di plurimo desiderio
e cosa sia rimasto fra le pieghe della mente
di quell
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i raggi del sole
scolpirono i sussurri
gettati alla luna calante
dentro la brezza del mattino
ti guardai assonnata
vestita di voglie peccaminose
mi parlò di te il cuore mio
travolto dai piaceri di mille baci
dissanguati sul
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la pelle liscia e morbida,
danza con la poesia
che cade in basso lenta,
che si fa fiacca, sembra sollevarti piano
con pacatezza, cullarti
fuori dalla vita reale
anestetizzando l'agonia dell'esistenza,
in un dolce abbandono
che
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ti colsi alla sprovvista nuda matrona
dalle burrose forme simile alle dee greche
pelle di luna umida di piaceri incofessabili
vulnerabile nelle mie braccia grandi
dal retro dell'anima ti presi con tenero candore
di sinuose
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guardai l'aurora arricciata
dall'increspato mare annoiato
il profumo di salsedine
ubriacava la malinconia
che mi teneva compagnia
sul bianco foglio che provai
a poetare con liriche preziose
come l'aria fresca sulla pelle
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s'affretta la notte insonne
a baciar le spighe di luce
oramai trebbiate dall'oscuro sortilegio
apice di quella calura
che ti prende alla gola arsa di baci
mi lascio cullare dalla quotidianità del vivere
lasciandomi baciare dalla
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costrinsi la notte a parlare di noi
di quando eravamo germogli
addormentati fra le quercie e la rugiada
ci dissetava quando amoreggiavamo
lungo le sponde della bramosia immensa
e quando il silenzio ombreggiava sugl'irti colli
respireravamo
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inarchi le spade della follia gemente
puledra selvaggia dal manto astrale
pungente odorosa di femmina in calore
fra le mani danzi come una rosa
fluttuante alla brezza del mattino autunnale
baciandoti i capezzoli turgidi avidamente
a briglie
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ti chiusi in un battito di lingua
gli orifizi umettati di piaceri ancestrali
inseguendo con le dita bagnate dalla saliva
gl'intrecciati appetiti peccaminosi
nel sentirti presa dalla virilità perversa
gridando poi parole sconce
-che gli
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e frondasti con la lingua impertinente
fin sotto all'intimo bagnato di voglie
sentendoti colare fino all'inguine
divorato dal perenne fuoco della lussuria
mugolavi come un treno a vapore
percependoti d'esser galleria
ed io locomotiva in
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La voce della luna
la voce delle sirene
mi traspare ora in lontananza
forse è stata anche un po colpa mia
-vibrando sul letto dell'oceano-
parlavi di noi come ad una entità nuova
mai vista fin d 'ora
e non capivo quando
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sei musa d'eccelsa allegoria
di quell'amor che turba l'anima ed il corpo
che freme in ogni sussulto
quando mi guardi con quel viso un po così
virgineo son le grida di piaceri
che sussultano fra le mani
e scivolano sui tuoi fianchi
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la roccia grattata dal vento millenario
dipingeva scenari di tenera melanconia
perdendo lo sguardo verso l'orizzonte incestuoso
ed abbracciavo la frondosa magia innanzi
ascoltando l'energia scaturita dal vecchio scorcio
grilli canterini
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qualcuno nei vicoli di Rimini
poco illuminata dalla luna
sta facendo a pezzi una poesia d'amore
scritta mill'anni or sono
quando lo struggimento e l'estasi
portavano il nome tuo,
a gran voce gridai tutta la rabbiosa rabbia
imprigionata
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Invia un messaggio privato a massimo turbi.
Indirizzo personale di massimo turbi: massimoturbi.scrivere.info
eppure così distante da te
eppure così vicini alle labbra tue
come fossi un filo di seta
e tu la cruna dell'ago
assaporando i tuoi confini
con impercettibili armonie
le nostre vite legati ad una emozione
indissolubilmente storia
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silenti siano gli occhi
che piansero stille di ricordi
legati ad un granello di emozioni
che mai spegnerà or non più l'acerbo cuore
il divenire tatuato sulle orme
dei passi lasciati sulle spiagge
nelle idi di marzo di mille anni
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abbiamo giocato con il fuoco
ritagliando due leoni ruggenti
impavide sembianze di folli
scritte nelle mani del fato misterioso
i tuoi occhi sono diamantati di stelle
delirio amoroso di mille virtù
rinata fra le braccia
odorose di
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sognai di esser un vento silenzioso
che danza soffiando sulle rive del fiume
per sentirmi poi cielo
librando in tutti gli angoli dell'essenza tua
magnificando l'avvenenza dello spirito
posato sull'aurea del cuore mio inquieto
Sognai di
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e si spense all'imbrunire
le mille follie vestite di malinconie
adagiate sulle piccole labbra
umide di turbamenti mai assopite
e sognai in divenire
gestendo con amorevolezza
l'andar dell tempo delle stagioni
da riempir panieri di tenere
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il silenzio piange al crepuscolo
innondato di melanconia
stretto fra le braccia da un grigio mattino
apice di rabbia che non so spiegare
solo i vagabondi piegati dalla solitudine bivaccano lungo i contorni della città
ancora dormiente
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bevvi le salate lacrime
che caddero
sui palmi ravvolti
sulle guance tue stropicciate
singhiozzavi all'unisono
con la pioggia che rigava
la struggente melanconia
stretta fra i ti amo tremanti
fra le tende plissettate d'organza
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l'amor mio sospinse il cuore
a parlar di lei all'orizzonte
che si perse in fondo
al bagliore di silenzi
ti rimembro vestita di fragile nudità
attorcigliati fra le voglie di saziarsi
con la voracità di un temporale
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perdutamente sbocciata
fra le pieghe, di struggenti odisee
apici di teneri lambisci di vento.
Color malva gli occhi tuoi
tuffati nello stagno accanto alle ninfee
avvolti dalle magie odorose di miglio
sdraiati noi, sopra una coperta di stelle
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stretti stretti in un batter
di cieli stellati
respiri il sapor della pelle
che preme sui tuoi seni gonfi
di bagnati immensi piaceri
le lingue si sciolgono come le onde
frastagliate sui bianchi scogli
mentre il vento
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e se vivessi di istanti
avendo sempre l 'oggi
mai un domani
come tutto potesse scorrere
restando immobili
senza mai il divenire
e possa essere sempre avanti
osservare lo stesso albeggio di sempre
attraverso l'abbraccio
nelle tue
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guardai l'aurora arricciata
dall'increspato mare annoiato
il profumo di salsedine
ubriacava la malinconia
che mi teneva compagnia
sul bianco foglio che provai
a poetare con liriche preziose
come l'aria fresca sulla pelle
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gemere sia la colonna sonora
sul disfatto letto, da mille battaglie
di carezze, non finendo mai di sorprenderci.
Inseguirsi come in una giostra tzigana,
mollarsi all'improvviso senza un lamento
contorcersi dal clamore dei baci tuoi
rigando la
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e diventasse respiro
nel sentirci amati
come rondini con i suoi piccoli
racchiusi nei nidi che fa tanto primavera
e straziarci di baci, di baci, di baci
di baci ancora fino a che l'aurora
pianga le sue lacrime risvegliando il cuore tuo
lontano
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1162 poesie trovate. In questa pagina dal n° 271 al n° 300.
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