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giovanni bagnariol
Le 118 poesie di giovanni bagnariol
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| Dov'era amore quando la luna indiscreta
mi accarezzava il desiderio che di te fanciulla
avevo in cuore?
Fosti tu a rischiarare con rossa veste e capelli
d'oro l'oscurità di quella prima notte venendomi
a cercare... Tu, amabile come
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| Chi può fermare questo lungo treno che da suolo
natio in terre remote solitario mi conduce?
Immobile nel lento lacrimante fluir del tempo mi
saettano incontro e come dardi fuggon le cose a
me vicine mentre più dolci, in contrario
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| Su questa lavica pietra assiso che suo grigior
conserva intatto, alito di vento odo salir gagliardo
da erbose valli come carezza sopra un mare di
colline.
Chinan la testa gli alti cipressi austeri al suo
passaggio a' più forzuti e bassi
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| Ricordi sparpagliati tra rovi e rose di una vita
con il cuore e con la mente ho rastrellato quali
gemme assai preziose in oro fino cesellato...
tua immagine sempre a me ritorna come alba
che di fresca luce il giorno a venir ristora.
Ancor mi
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| Esistenziali moti dell'anima, inappagati bisogni racchiusi
nel fiorito profondo di un'esperienza di vita che si fa
canto lieto e struggente, dal mio castello sotterraneo
declamati in versi ho liberato.
Mutevoli profusi sentimenti a svanire come
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| E ti rivedo ancora all'ombra di quel tiglio porgere
il seno tumido di latte al nostro primo figlio...
Dimenavasi la pargoletta furia, assai recalcitrando,
in disperato ininterrotto pianto entro la culla infagot-
tato, il visino paonazzo più
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| Ancor non muore la sera a Grisolera, anzi, viepiù
vi indugiano brandelli di porpora in un cielo come
rorido di sangue sopra i tetti delle case e tra i
bianchi muri ancor tiepidi di sole.
Dalle alte terrazze, ove le donne nei cesti han
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| Più affilato di una falce, sottile e sfavillante spicchio
di luna m'appari a mietere fasci di stelle.
Nella notte che olezza di sparto, placido mare
immenso tutte le accoglie mentre dal suo specchio
oscurato al ciel invidia, gravido di
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| E ancor m'ispira nel giorno che muore della musa
il canto a coglier di tua bellezza il fiore siccome
grazia offerta al compimento d'amore.
Oh quanta dolcezza dai tuoi occhi, luci di stelle, a me si
effonde da dietro il velo di un cielo fatto
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| Come argilla in questo cielo stellato il cuore,
che ancor invoca da tua mano, amore, esser
plasmato.
Intesse voli luminosi di speranza nella notte
l'anima a cercarti sino agli estremi confini della
terra.
E una nebbia di latta nell'alba che
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| Eri solo una rondine ferita bianca e nera
sull'asfalto di città.
Le ali dimenavi rattrappita. Non più il cielo sulla
verde prateria, solo fumo di pietre arroventate
a bruciarti come fuoco le ferite ove morte avea
già posto
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| Si desta la luna tra nuvole di giganti in fuga
a rischiarar la terra satura del pianto che
il ciel ha riversato... Immobile l'osserva e
silenziosa, l'ombra di un gufo su di un alto
ramo appollaiato.
Cessata è la tempesta, del turbinio
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| M'era dolce nei meriggi assolati accompagnarti
per via alla volta del piccolo lago presso casa mia.
Passo passo il cammin consumando, raccontar
di te stessa solevi. La mia mano lambiva il tuo
fianco, tu felice a me sorridevi.
M'era dolce
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| Grande come il mare,
bella più del sole.
Inafferrabile come nuvola
come gazzella leggiadra.
Più astuta che volpe.
Più mimetica di serpe.
Forte quale roccia;
delicata come un fiore.
Più mutevole del cielo.
Attraente
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| Più ti cerco e più mi sfuggi, bellezza antica
racchiusa nel sogno di sempre...
Non più come un tempo ti veggo: scarne le membra,
scomposti i radi capelli. Sulla tua pelle i graffi
del tempo che passa.
Dov'è la fanciulla
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| Fuggi anima mia le rughe del tempo, consunto
edificio di un corpo ormai stanco.
Libera il volo dove il messaggero d'amore ti porta
e vai da lei che occhio non vede e mano non tocca.
Non togliere l'albo velo dagli occhi... sfiora soltanto
con le
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Invia un messaggio privato a giovanni bagnariol.
| I piedi hai mondato nel profondo catino della
tua indifferenza ove, come pesce innamorato,
di mie rime acqua pura e cristallina ho riversato.
Or non ti sorprenda di quell'acqua l'intatta
trasparenza, la qual cosa bella mia è stra-
na solo
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| Come giovin sirena da un lontano passato m'appari.
Stavi dove l'onda impetuosa si frange e in
mille rivoli sfrigolando tra gli scogli ratta si perde.
Disciolti i biondi capelli, fisso lo sguardo ove il cielo col
mar si confonde, non ti curavi del
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| Sbirciare tra i rami di una sfiorita giovinezza
il tuo volto di luna rimanendo così, dolcemente,
a dondolare appeso al filo sottile d'un ricordo...
E librarsi come aquilone, in alto, lassù...dove
volano le rondini e il cielo specchio
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| Donna, tormento dolce dell'anima, grazia radiosa
e amabile, al tuo pozzo, zampillante sorgente
in valle assolata, fecondo, attingo stille di fresco
latte e di miele mentre con occhi asciutti luce
dei tuoi io muto contemplo, cristallina purezza
che
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| Dalla fitta nuvolaglia con guizzo di lampo tra
scaglie d'azzurro m'appari, nudo gigante di
pietra della valle custode silente e superbo.
Nel primo chiarore del giorno dal tuo trono
regale saluti il paese, pietrisco di case
addormentate.
Il
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| Nell'assopito piacere dei sensi più che l'api il
miele grazia femminil vo cercando come limpido
nettare che da pistillo trabocchi.
Nel tempo che i petali della vita consuma, giammai
desiderio di donna si placa e di beltade e d'amore.
Ma
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| Gondola ballerina, ti diletta esser cullata dalle onde del mare
ch'a ritmo ternario ti suonano di Venezia il Carnevale!
In questa magica notte argentata hai indossato della festa
il vestito più bello adornando di rosso velluto il tuo nero
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Non è così dolce Venezia quando il vento squassa le onde.
Prepotente il mare v'irrompe e il libeccio impietoso ne
sferza le mura.
Soffre Venezia le sue piaghe murate che il sale le ha inferto.
Il viso sconvolto, le vesti strappate,
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Geme l'anima mia assetata d'amore arse le labbra
porgendo all'amaro distillato del cuore.
Lei non c'è più.
A che giova ora il ricordo se vieppiù il fuoco m'accende
di questo infinito tormento che come neve al sole
lento
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| Nelle nebbie autunnali più non andrò raccogliendo
le gocce del mio pianto per posarle sulle tue mani.
Non vedrò nell'oscurità della notte, dei tuoi occhi ormai
spenti la luce né il mite sorriso mi sarà di
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| Si fuggono della chitarra le note di sotto
le agili dita vibrando e dentro al tuo
cuore danzando ti cantano il mio amore per te.
Le ho cercate nei lunghi silenzi di spiagge deserte
allorquando, nel dissolversi stanco dell'onde,
più tenue
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| Non ho più voglia di cantare la tua grazia, vergine bella. Non più visitato
da musa, muto rimango a contemplar nel ricordo il tuo velo.
I tuoi occhi lembo di cielo io fisso.
Tenere labbra socchiuse attendon le mie
mentre l'acerbo tuo
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118 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 118.
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