Flebile
ma anche no
questo filo
di vita,
questo grumo rappreso
di sangue giovane,
come un battito
d'ali spezzate,
e mamme offese,
e padri sperduti,
e grida
e lacrime
e la mia voce,
rancorosa,
schiumante rabbia
urla,
mentre il
leggi
|
|
|
|
Un manichino,
parrucca bionda e tette grosse,
su quella vetrina vuota,
è un po' triste,
l'esangue amico,
e con lo sguardo immoto
riempie di nulla il nulla.
Così mi compiaccio
così vedo manichini
ovunque,
diafani
leggi
|
|
|
|
Sembra luna
la laguna,
di ghiaccio vestita,
adorna di gemme,
algide e altere,
che pendenti
e immote,
da fontane
e gronde,
penzolano mute,
e mentre la bora,
altera amica,
fischia le calli,
vedo giapponesi,
in maschera,
unici soli
di questo
leggi
|
|
|
|
Parole dette
male,
urlate in faccia,
aguzze e taglienti,
sono rasoiate
esangui,
e allora parto
con tasche piene
di lacrime
e fingo
e dono sorrisi
a finti amici,
giorni e mesi
persi
inseguendo chimere
e oggi
vorrei
leggi
|
|
|
|
Sotto al portico,
uno sdentato uomo,
stasera,
gemeva,
sulla spalla
di una sdentata donna,
implorava
leggi
| |
|
|
Volevi essere
ma non sei,
e non sarai,
perché muori,
piano,
piaghe nel corpo,
angoscia dell'anima,
vomitando fiele
e bugie,
graffiando seni spenti
e coscie vuote,
ma ancora,
morendo,
nelle grandi orbite
vedo,
zaffiri bellissimi
e
leggi
|
|
|
|
Mi coglie ancora,
intenso,
irrefrenabile,
l'impulso
di eludere
il moralismo corrotto,
lacerando,
senza remore,
il nauseante
perbenismo ipocrita
e corro
veloce,
di notte,
gaudente notte
e vedo,
l'altra mia parte,
rincorsa
da fantasmi
leggi
|
|
|
|
Ci hai provato
a morire
disperato uomo,
sul muro
alla fine del viale,
ma non era la tua giornata.
Ci hai provato,
senza remore,
sventurato amante,
quando a 200 all'ora
schiantavi
sul quel muro
l'angoscia incredula
del tuo cuore
leggi
|
|
|
|
| Sotto un sole
smeriglio
l'urlo strozzato
della ragazza di Southgate,
muore.
Nessun sconto,
solo verità
nel cuore
Tuo
fiero e nudo,
grondante sangue
reclamante affetto,
lampi e saette
negli occhi
di malia
ma più
di
leggi
|
|
|
|
| Spiegatemi,
come fosse semplice,
l'essenza
l'anelito
la brama
questo desiderio
di infinito,
fatemi capire,
saccenti soloni,
la solitudine
di quest'uomo
tremula
fiammella
vagabonda
e cantate,
attori e menestrelli,
le anime
silenziose
e
leggi
|
|
|
|
| Finalmente
il mio arco
tende
rime semplici
senza insicurezze
e
traccio
arzigogoli notturni
tra i nei
della tua bianca schiena
e
incido
stelle
su volte
arcuate
e
il respiro
Tuo
inalo
e
la tua pelle
diafana
puro
leggi
|
|
|
|
|
Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Emilio Fabris.
| E infine
immoto
davanti
alla foresta
respiro
aria tersa
e incerto
esile
come giunco
col cuore gonfio
di ancestrale
ansia
che mi sovviene
ancora giovane
che nemmeno
mille rose canine
potrebbero alleviare
e nemmeno
mille spade
leggi
|
|
|
|
| Ho visto
nelle notti
di Jaipur
stelle cadenti
trafiggere
le angosciate
anime
di poeti
scarni
riversi
sui marciapiedi
e fremiti
sulla pelle
unta
e risa sommesse
e abbaglianti
occhi verdi
come lampioni
e risate
arabeschi echi
e queste
leggi
|
|
|
|
| Lieve soffio,
tenue petalo,
permeante l'aere
di odoroso sandalo,
in questa
immota
fissità
annego nel vacuo
delle tue pupille,
in questa
effimera
assenza
oblio
ancestrali
ansie
e nell'alabastro azzurro
cristallizzo
il mio amore
leggi
|
|
|
|
| Odo
echeggiar di passi
e cicaleccio
di avventori allegri
mentre la bruma,
novembrina ospite,
impallidendo
le ciondolanti gondole,
l'incedere attarda.
E siedo
sulla dura pietra,
bianca d'Istria,
e assaporo
l'autunnale vespro
tra
leggi
|
|
|
|
| Angelo,
di elfico aspetto,
che lacrimose note
canti,
che stringendo
tra le tue braccia,
come spire ardenti
di infinita grazia,
quel corpo morente
accompagni
verso altri lidi,
sussurra
dolci note
si che
spirando,
dolce anima,
salpi,
con
leggi
|
|
|
|
| Lento fluire
di maree erranti
umanità riflesse
da specchi distorti
come smarrite
povere
sventurate
obliate anime nere.
Sciagurati noi
sordi
ipocriti
maschere di perbenismo
vestali della moralità
che nei giardini di
leggi
|
|
|
|
| tre miliardi
di ore spezzate
di ore perdute
di ore angosciate,
dipinte,
su volti smunti,
riflesse su malinconici occhi,
e mani callose,
queste intrepide mani
bramose di fare,
tormentati orpelli e
inerti e
vuote
serrano in
leggi
|
|
|
|
| Occhi,
lucidi e pieni,
di cose non dette,
di notti insonni,
di tormenti nascosti.
Occhi,
lucidi e pieni,
di sabbia di mare,
di lacrime tristi,
vestite a festa.
Occhi,
lucidi e pieni,
vi guardo riflessi,
su telo d'organza
che profuma
leggi
|
|
|
|
|