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Angela Fragiacomo
Le 655 poesie di Angela Fragiacomo
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ho chiuso il gas, sotto la pentola con le taccole e
le patate
versato l'acqua nel bicchiere
ho bevuto
a tavola, la tavola apparecchiata,
il
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l'aria è una falce
ferma
sospesa
luccicante nel buio
che buio non è
avanza nel marmo
dalle pareti
da terra - con lucine a terra
sugli stinchi uno sciacquio
prendi
volti
strusci
la falce è la tua bocca
- ora la
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disperdersi
quando difetto
stanze dal soffitto basso
tu dici io ammetto
del bicchiere il fondo, e
in prospettiva rimpicciolirsi
davvero esserci è un occhio attento
ricamare voci d'opera
pace e pece sui cartelloni
solo
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La trovarono così
nell'atto estremo d'una masturbazione
e questo
cambiò la storia
non più madre e compagna
né fedele sgualdrina
li offese
di una solitudine compiaciuta
la sua morte
li lasciò
scivolando
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partite partite!
-le mani gli occhi-
-la pelle gli odori-
divisi divisi!
cieli dai cieli
venti da un riposo di venti - inconsolabili eterni
alluci dagli alluci
muti muti!
urlate! muti ossia...
traditi dal verde dai fiordi a
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mondi pianeti
etti di pianeti spalmati su uno sfondo
lo sfondo sfocato
un monte il mare l'orizzonte mosso
pianeti quindi
uno: sotto l'ombrellone giallo
- ha in mente una nube - evidente da come
non si muove
un pianeta somiglia a nessun
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tra le scapole sentore di blu
sei tu, che t'allunghi a cercare?
-spingi e lasci-
intreccio spighe
meringhe
come meriggi sul finire
sfarinano chicchi
fantasticherie?
hai occhi
da fessure bianche
ho piedi
da gioielli aztechi
brillano
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Una Quiche Lorraine mi hanno detto
poi, li ho visti torcere il naso - i gatti le orecchie
se dicessi che i ragni mi custodiscono
si accapiglierebbero in motivazioni
in voli pindarici contro vento
lapidario il tempo
quel poco che resta dopo le
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mi riconosco in te
tanto da far male alle membra
carne della carne, colpo e frusta ambidestri
mi riconosco nella sillaba
ch’esce di spinta -non- ferire
tu bionda io mora
tu saggia io puerile
linee, che nessuna luce tralascia
-perdona
la luce
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a chi scrive questa mia penna
a chi è rivolta questa mia speranza
la vita assaggia di passaggio in passaggio
il tempo sopravvive ai corpi
piove quando gli garba e si ritira senza dir nulla
sono nembi e restano a guardare
nocche
a quei
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stanno
esemplari e verdi
da qui ne scorgo pezzi
un quarto di cielo
il pruno gli albicocchi
ho capito ieri
il tuo sguardo a filo dei miei capelli
una mano sporgeva
e le stelle sai
non ci hanno unito
l'ombrello dalla punta di Sirio
copriva il
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del vento che riempie le sottane
si mangia le imposte delle case più vecchie
giù al porto
del faro che di notte origlia
le navi a largo
della maniglia d'ottone bruno -boom boom-
alla porta un tappeto turkmeno
rosso
-non si
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dormi dormi
come se
come quando si dorme chieni
d'enfasi dormi
respiri lungo
respiro lungo
nascosti dai canneti
dormono cocci d'anfore e ulivi
il rosmarino odora di più oggi
l'umido percorre
il baco la seta la sera il tuo
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è lo strappo nella tela
un occhio sul pianeta
l'imperfetto di un verbo che non c'era
il cavo di un'antenna
è la migrazione dell'albero che non vuole
il crocifisso sul tavolo
il traliccio che attraversa un prato
- è altro
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ci sono fondi che oscurano di colpo
e mari e pesci argento
ci sono luci che rimbalzano quadranti
e foci e ragioni d'affluenti
e correnti
luci
pesci
come gatti con gomitoli grossi rossi fra i denti
sotto il corpo e le carni si abbeverano i
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Questioni
cani sciolti per il mondo
in cerca di un culo da mordere
la fetta di pane e marmellata di albicocche
al mattino burro fuso - la moka che diffonde
quel non farci a meno -
nella notte
il tuo respiro cheto l'alito appeso alle
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Angela Fragiacomo.
Mi accanisco a essere.
Benché io. benché altri. benché da qui
il mare.
Convinta di esistere, mai abbastanza (come punteggiare da lì a ora?)
quel tanto che
a distinguermi da un pesce.
Più
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Ci si stropicciano le ossa
- ho fretta, passerò la mano -
senza curarsi delle pieghe
secche da non bastare il vapore di un treno
- scorre questo tempo
restringe il passo -
ci si lancia addosso
chi a se stesso chi a margine delle rotaie
- il
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trovandomi qui dovrei saperne di più
ricordare di rammentare come
trovandomi qui dovrei enucleare
rischiando la contaminazione
a porte aperte
vorrei invitare uno scribacchino
trovandosi qui
si toccherebbe il naso
trattenendo un
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Fallirò la mira
mi mancano le lettere chiare
mi si raggrumano i contorni
un sasso rotola
nel caos distinguo la fondina di un’idea
volata dal finestrino – legatela stretta!
non sarà un volo facile
in Kazakistan
vi perderete con
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Partirò in ritardo farà caldo
correranno a nascondersi i gatti
qualche bambino dietro le tende, le prende
schiacceranno le prede con le ruote, forse quelli
del camion dei traslochi
uno scempio di piume e cristalli senza troppa
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Ci si guarda in viso, la fronte di marmo bianco
– noccioli di pesca, sul vassoio l'acqua ferma, fermo il blu;
passi porpora nei corridoi distraggono la fissità dei neon
la durezza dei guanciali, svelta, coglie nudi
rudi – tutti i letti
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Come avremmo sopportato la guerra,
noi rose di serra?
Come avremmo mitigato degli oceani l’indulgenza?
Pesci e aranci in bocche d’acqua
- addio per sempre -
e le separazioni?
Un sobbalzo
due per un insetto
per una morte piccola
per il figlio
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Sopra al confine e dove mi butta il vento
David Bowie dal fondo picchia e con lui mi prendo
batto il tempo: mi perdo
vorrei sinceramente non trovare la via del ritorno
barbagli pulsano
non hanno voce ma aleggiano sul collo
- come stonare in una sera
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La settimana - ricordi? Un due tre via
bambine contano sollevano le gonne (ignorando)
passano gli autocarri
ci confondono;
la terra, ferma tra quattro radici
- non temo la morte.
Sento l'ardore sconosciuto
- il papavero rosso
nomi che abbiamo
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Si spezza - crac crac -
vola su: non sente
precipita non sente;
nel mentre
il falco sterra – prepara la terra
è vento che rima il sentiero
è carta appesa a un chiodo.
Lo straccio sul marmo - forever -.
Una o due verità ad
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Pareti
hanno assunto un altro colore
- credimi -
una ginestra due ginestre
tutto è altro, non un gambo ha mantenuto il suo posto
è finito anche l’aglio, al contrario germinarono patate!
Non ha importanza dove finirono le bucce - e il
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È un miraggio miope questo insistere di occhi
al verde
o al turchino mare
che quando bianco si fa persino cieco.
Da naso a bocca passi corti, inevitabilmente
e fieri
taluni allungano sino ai gomiti
taluni cadono
ai posti vicini.
Ha un
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C'è ancora tanto da osservare
c'è ancora tanto da interrare
che già sotto la finestra lo smeraldo muta
coscienza al cielo
e trema la foglia giovane
- discernendo di rossi e viola;
considera il piccolo tronco che ramo
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Sento che mi viene da piangere
sento che non mi consolerai
ci sono vespe sul parquet
sul guanciale: camminano smarrendosi;
quel che di te ti manca in me sovviene
e ti manca nell'antro del mio volto, in prospettive
ti manca nella mappatura da nevo a
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655 poesie trovate. In questa pagina dal n° 151 al n° 180.
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